Le Clofrenì
(Les Claufrenìes)
Tra
Polare
e
Tripolare
Ovvero dalle stelle polari alle correnti trifasiche.
Passando per il ricongiungimento di opposti bipolari.
Per creare la condizione di equilibrio del neutro.
Contenuto e numero
di pagine
Lavorare stanca - 2
Pollerie e merderie - 7
La rivoluzione meridionale - 2
Vibrazioni, impronte e spettri - 2
Animessaggi – disallineamenti spazio temporali - 2
Riesumazione di un lucido delirio - 12
Aprile 2014
Lavorare stanca
Scritto per Rari Eventi
Prologo in rima
Si dice che il lavoro stanca.
Di certo però non se manca.
Si dice che il lavoro nobilita.
La fatica è dunque infìnita.
Si dice che il lavoro è un diritto
La costituzione sancisce ‘sto fatto.
Tutto ciò antefatto,
essendosi che io sono matto,
preferisco l’autosfratto,
e mai non esser coatto.
Il primo approccio
con il lavoro
Io lo sapevo dal principio, che tutta questa storia del
lavoro era una “sola”, una fregatura in romanesco.
Quando ero ancora in università e avevo finito gli esami,
realizzai distintamente che mi stavano fregando. Che se fossi uscito
dall’università me la sarei presa in quel posto.
E così, ad una brillante carriera di esaminato feci seguire
un lentissimo iter, durato più di un anno, per redigere una tesi
micragnosamente scontata di poche pagine mal assemblate.
Come sia sia, alla fine fui costretto ad “uscire sul mercato
del lavoro”, nonostante la mia resistenza passiva.
Ricordo che i bocconiani erano per me quelli che “appena
usciamo, spacchiamo il culo ai passeri”.
Così mi adeguai .
Ma appena uscito ebbi la conferma alle mie intuizioni : di
passeri nemmeno l’ombra !
E quindi? Quindi iniziai a brancolare alla ricerca di
qualcuno a cui spaccare il culo. Anche solo metaforicamente. D’altronde ero
stato formato, socializzato e programmato per quello. Perciò avevo poche
alternative percorribili.
Una configurazione che cercai di adottare, fu quella di
paladino dei più deboli. Per un mio capo francese io ero quello “duro e puro”.
In realtà mi ispiravo a Virgilio. Parcere subjectis, debellare superbos.
Risparmiare (o proteggere) i sottoposti, annientare i superbi.
Diventai quindi un
“fanculatore” professionista. In ogni posto dove mi trovavo a lavorare
(da direttore finanziario o da controller) appena arrivato riorganizzavo
l’azienda cercando di rendere efficiente o fluido il lavoro di tutti, ma poi
dopo qualche tempo non resistevo più, mandavo affanculo i capi e cambiavo
lavoro.
Il mio motto privato era “aspettando la rivoluzione, cambio
lavoro”. In circa dieci anni da dipendente ne ho cambiati 7. E credo che tutti i miei subjectis mi
ricordino con affetto. Un po’ meno credo i capi.
Lavorare stanca, ma
soprattutto può far vomitare. Una storia di realisticamente inventata fanta
sia.
Il mio primo lavoro fu per un colosso italiano, all’epoca
parte di un progetto di leadership mondiale in molti settori. Allora esisteva
ancora, prima che la facessero a pezzi per ovvie ragioni. E con tanta gente che
si trovò senza più il lavoro.
Ebbene una volta avviato lo start-up, scritte la legge
italiana e la direttiva EEC, ottenuti dalla holding 20 milioni di euro per la
costruzione del primo impianto, costruito l’impianto e avviata la produzione
(quasi tutto non dico da solo, ma diciamo in 5 persone), arrivò il momento in
cui si doveva iniziare a vendere questo famigerato bio-diesel. Il gasolio fatto
con olio vegetale di semi e non con il petrolio.
L’unico che disse “ok lo faccio” fui io, e iniziai.
Un giorno scoprimmo che questo prodotto “grippava i motori”,
ma la grande Azienda Italiana non poteva ammettere di avere sbagliato.
E fu deciso che si doveva andare avanti, anche per avere più
informazioni e dati dal “mercato”.
Nessuno si preoccupò del fatto che “il mercato” non esiste.
O meglio, è solo una astrazione. Un po’ come gli abitanti di Hiroshima : visti
da abbastanza in alto dall’Enola Gay furono solo
una astrazione “sterminabile”.
Ma a guardarli in faccia sarebbe stata un’altra storia.
Che il mercato non esiste lo dico da economista.
Esistono invece tante persone che comprano ciecamente quello
che “un gioiello dell’Industria Italiana” vende loro.
Perché si fidano. Tutto qua. Molto semplice.
Orbene un giorno mi chiama un cliente dal centro Italia, disperato.
Ha un cantiere, mi pare a 1200 metri di altezza, per
costruire una grande galleria o simili.
Mi dice che i suoi 4 o 5 mezzi da movimento terra (per
scavare) sono fermi con il motore fuso.
Sono Caterpillar, gioielli americani indistruttibili. Costano
centinaia di migliaia di euro ciascuno.
E pesano tonnellate.
Il problema è che fa freddo, piove e c’è fango e in quelle
condizioni bisogna avere i cingoli che funzionano. Come i carri armati.
Io salto in macchina di corsa, un’auto privata “fighetta”
molto sportiva e per niente aziendale, e dopo 3 o 4 ore a 200 all’ora arrivo
sul posto.
Mentre guido immagino una scena che nemmeno il più grande
regista di disaster movie americano sarebbe risuscito a immaginare. Decine di
operai attorno a ogni Caterpillar, che cercano di frenarli mentre scivolano
verso valle nel fango, infilando sotto i cingoli ogni cosa che trovino :
tronchi, pietre o altro.
Disperati anche loro, perché quelle macchine per loro sono
gli strumenti di lavoro.
Un lavoro vero, duro, non come i nostri, fatti di scrivanie
e riunioni.
L’imprenditore mi dice: ma Dottore ! Come è possibile !
Tutti quanti insieme ! Io faccio manutenzioni regolari, cambio l’olio !
Io lo guardo. Non so da quale parte di me stesso mi spuntano
in bocca le parole e gli dico: “ma l’olio l’ultima volta quando lo ha cambiato
?
Eh beh, 200 ore fa più o meno (tanto per fare un numero).
Eh ! Vede ? le specifiche Caterpillar non prevedono ogni 150
ore ?
Si mah,..
E signor X, io non posso farci niente!
Tutto mentre alcune decine di disgraziati rischiavano la
vita per non fare precipitare a valle i loro macchinari.
Quello mi fa : Dottore, ma lei mi garantisce che il
bio-diesel non c’entra niente ?
Ma signor X, rispondo, assolutamente! Come può pensare!
Siamo la Grande Azienda Italiana!
Dottore ; se me lo assicura Lei, io Le credo……
E grazie di essere venuto fin qua.
Ripartii. Alla prima curva mi fermai a vomitare .
Arrivai in ufficio.
Mi presentai all’Amministratore Delegato e gli dissi : “non
permettetevi mai più mi mandarmi a vendere questa merda . Da oggi io faccio i
conti”.
E dovreste toglierlo dal mercato (E mi sarebbe piaciuto
aggiungere “altrimenti io vado ai giornali e racconto la verità”. Ma non ebbi
il coraggio sufficiente).
Qualche tempo dopo il bio-diesel iniziò ad essere venduto
solo per riscaldamento o come gasolio ma miscelato al 10% con il gasolio
minerale. In queste modalità non creava problemi.
E io divenni il più giovane controller del Gruppo.
(Mia figlia, Vittoria, alla quale sto cercando di impartire un'educazione da "Masaniella") :
Papà : ………ma che carriera di merda!
Papà : ………ma che carriera di merda!
Pollerie e merderie. Polli in
batteria e normalità relativa
E’ tardi. Maledizione.
“Come cazzo è possibile che ogni mattina ti svegli in stra-anticipo
e poi sei sempre in ritardo?” L’interlocutore virtuale dentro di te è senza
pietà.
“Sarà una di quelle questioni di inconscio” rispondi
“Rifiuto di accettare l’idea di una vita da polli in batteria” anche se ti
rendi conto che questo è ciò che sei. O forse proprio perché te ne rendi conto.
Un animale allevato, cresciuto ed educato per fare quello che stai facendo.
Correre in ufficio per svolgere la tua microparte, di per sè infinitesimale, di
un gigantesco processo dagli obiettivi oscuri.
Il problema è la coscienza. Chissà se è così anche per i
polli.
Dato per accertato che non hai la capacità di sentirti pollo,
la tua via d’uscita l’hai identificata.
Correre più veloce degli altri per vedere cosa troverai
dopo.
La carriera. Trent’anni e sei già in una posizione che
normalmente si raggiunge dopo una decina d’anni. Un superpollo. Ampiamente più
produttivo della media. Una manna per l’ideatore del gigantesco processo. In
realtà inizi a sospettare che non abbia nessun obiettivo e che non ci sia
nessuna via d’uscita. E’ così e basta.
Il tutto, tralasciando il fatto che l’unica funzione che
conosci della manna è quella da taglio, e l’unico effetto è quello lassativo.
In pratica sei un succedaneo di efficienza intestinale. Questo è il tuo ruolo.
Trent’anni e ti riscopri purga.
Ma capire ed accettare questo è dato solo a pochi. Gi
appartenenti alla sottospecie del pollo sapiens illuminatus.
Se almeno in TV non ti mostrassero certi documentari.
Questo inizia con la schiusa delle uova provocata
artificialmente, come la diffusione del parto cesareo tra il genere umano.
Poi una macchina che divide, chissà come, pulcini maschi non
produttivi da femmine capaci di generare uova.
Discriminazione sessuale o efficienza totale?
E poi come li riconoscono i maschi ? I maschi pulcini hanno
gli uccellini ?
La macchina sputa gli scartati su un nastro trasportatore.
Ignari procedono sul nastro convinti che quella sia la via buona. Per forza. E’
l’unica che vedono. O meglio, l’unica che fanno loro vedere.
Ma invece aveva ragione Pino Daniele: “yes i know my way, ma
nun è addo’ mi hai portato tu”.
The way brings to un imbuto alla fine del nastro
trasportatore. Dentro al quale vengono triturati. Vivi. Per diventare mangime
animale. Suprema dimostrazione di efficienza totale.
Qualcuno di loro riesce a percepire che qualcosa non va. Sarà
questione di vibrazioni plumarie. Non sono poi così stupidi, dopotutto.
In qualche modo salta, scappa, rotola, si affanna, cade per
terra. “Ce l’ho fatta, sono salvo” pensa. Ed in quel momento una mano tutta di
gomma guantata lo agguanta e lo lancia dentro al tritatutto. Vivo.
Questo non mi sembra così efficiente: forse si è appena
triturato un pollo di intelligenza superiore alla media, di sicuro superiore a
quella del proprietario della mano assassina. L’Albert
Einstein dei pulcini.
Ma chi ha detto che l’intelligenza sia produttiva ?
Beh, almeno per un attimo ci ha creduto. Di esserci
riuscito. E in quell’attimo ha raggiunto il massimo obiettivo possibile della
sua brevissima vita.
Chissà come ci si sente.
Salvo poi accorgersi che non c’era nessun obiettivo da
raggiungere, ma al massimo uno specchietto per allodole.
“Cazzo, non sono un pollo”
ti menti spudoratamente mentre accendi la macchina, pronto alla
quotidiana battaglia tra moderne bighe dai tiri a più di cento cavalli. Sotto
ogni cofano una mandria pronta a scalciare e travolgere ogni biga circostante.
E’ l’ora dello spettacolo circense. Un milione di Ben Hur
pronti a sfidarsi per il diritto ad essere puntuali.
E la libertà, gli ideali, la gloria?
“Stronzo, levati dal cazzo!”.
”A brutto fijo de ‘na mignotta, ma sona tra le cosce de tu’
sorella, che la si che c’è traffico.”
La società multirazziale: si riconosce dalla pluralità di
idiomi. Quest’ultimo era romanesco.
“Merda speriamo che non litighino, altrimenti si intasa
tutto” pensi mentre già ti immagini i duellanti morti, riversi sui binari del
tram pieni di una lunghissima sequenza di questi paradossi (i tram, intendo) di
ferro rotolante, in attesa che sopraggiungano le forze dell’ordine.
Dal cielo, perché tutto intorno per il raggio di qualche
chilometro non c’è spazio per far passare neppure un triciclo.
Fortunatamente prevale il buon senso, o più probabilmente la
fretta. Viviamo in un posto dove non c’è neppure il tempo di massacrarsi.
Geniale, l’ideatore del gigantesco processo.
Scapoli un’altra mezza dozzina di tenzoni in fieri, un paio di
incidenti, innumerevoli pedoni che passano con il rosso (Bastardi. Anche se lo
faccio sempre anch’io al loro posto; ma adesso io sono in macchina e loro sono
bastardi. Relativismo pedonale), un cantiere per il prolungamento di un paio di
metri di marciapiede che oltre a non servire a un cazzo deve essere
un’operazione imprevedibilmente complessa visto che dura da vari mesi, un
marocchino o uno zingaro questuante ad ogni semaforo (Povero disgraziato,
certo. Ma non potete rompermi tutti i coglioni), e come d’incanto sei arrivato.
Fresco come una rosa, bello come il sole, sereno come il
buddha.
58 minuti.
“Praticamente un’ora” ti dici. “Beh, non c’è male”.
“Non c’è male per un pollo, ma tu non sei un pollo” ti
risponde qualcuno, nella tua testa. Qualcuno che già sai che non porterà nulla
di buono.
“Io sono un pollo”
“D’accordo, se credi”. La pulce nell’orecchio.
58 minuti per 2 = 2 ore (approssimato, certo), 2 su 8 ore di
lavoro,…. 2 ottavi,……. quanto fa? ………Ah, si la calcolatrice = 25 % cioè un
quarto. Passo in macchina un quarto del tempo che lavoro, un quinto del totale
lavorativo (8+2). Su cinquanta, 1/5 =…….10.!!! Dieci anni di vita! Passati in
macchina in mezzo ad un manicomio per venire a chiudermi qui. In mezzo ad altri
polli. Dove passerò,……8 ore al giorno per …. quanti giorni?….. va be’ troppo
complicato……. e poi a che serve?
I polli non dubitano. L’hai anche visto nel documentario.
Forse solo qualcuno. Ma a che scopo?
“Buongiorno dottore”, “Buongiorno direttore” “Tutto bene
dottore?” “Traffico dottore?”. Subito i saluti mi riconducono alla dimensione
naturale e reale delle cose. Piacevole. Dottore non in medicina. Siamo in
ufficio, non in ospedale.
Trovo sempre affascinante l’etimologia delle parole, ma
ancor più quella delle professioni. Sempre appropriata: ingegnere, architetto,
dottore in medicina. Sempre corrispondente alle funzioni svolte. Tranne per la
mia.
Dottore in economia. Ed in cosa sarei dotto o ancora meglio
capace di diffondere tali conoscenze o capace di curare?
Ma in fondo chi se ne frega. Fintanto che ciò comporta tutta
questa sollecitudine nei miei confronti. Forse è un titolo compensatorio. Viene
elargito a chi deve affrontare la vita del pollo. Per non rendersene conto,
stordito da questa o da mille altre compensazioni.
Ti appropri del tuo ufficio, microspazio vitale conquistato
grazie a dieci anni di campagne militari fatte di stralavoro, promozioni e
cambi di società.
Dieci metri quadri di pura gratificazione, con le pareti di
vetro. Alla faccia di chi ti guarda dal di fuori di quelle pareti di vetro.
Strabiliante trovata per esibire al pollaio quello che può diventare, il
modello da raggiungere. Praticamente il peep show della meritocrazia. Gratuito.
Pochi gesti meccanici, una sorta di ginnastica per farti
riappropriare del tuo ruolo come la ripresa della circolazione farebbe con le
tue membra: appendi il cappotto, guardi la posta cartacea, ti siedi, accendi il
computer, speri nella posta elettronica. Inventata per dare speranza, non certo
per accelerare i processi di comunicazione.
Qualche istante a misurare con gli occhi e con la testa i
tuoi dieci metri quadri, per cercare di indossare lo spirito del tuo ruolo.
Manca ancora qualcosa,…..
Il caffè. Il primo di quella sporca dozzina senza la quale
lo spirito necessario non ti calzerebbe addosso.
Potresti chiederlo a qualcuno che te lo porterebbe con la
stessa facciata di suprema sollecitudine a mascherare la cruda realtà della sua
opinione verso di te (e tutti gli altri): “Stronzo”.
E invece vuoi, hai bisogno, devi, immergerti, quasi
affogarti nella realtà delle piccole
cose di tutti i giorni e te lo vuoi prendere da solo. Per immergerti,
si, ma anche per mettere a frutto le tue inconsce capacità manipolatorie. Per
impedire a quello “stronzo” di avere un motivo per essere pensato.
C’è un locale riservato, al caffè non allo “stronzo”.
Ovviamente pieno. Sono appena passate le nove. Sono tutti nelle tue condizioni.
Lo chiamano l’acquario, forse non solo per le pareti di vetro che impediscono a
chichessia di nascondersi. Forse perché è un posto pieno di una metafora di
liquido dentro cui immergersi per
uscirne madidi dello spirito del proprio ruolo.
All’ingresso un muro invisibile, fatto di mille occhi che ti
si puntano addosso incapaci di non tradirsi sopra alla generale profusione di
sorrisi. Una barriera di : “Stronzo”. Che ti investe invisibile come lo
spostamento d’aria di una bomba. O quello figlio dell’acqua di una diga che
cede. Come nel Vajont di Paolini.
Anche se paradossalmente ti rispettano e forse quasi ti
ammirano. Forse addirittura ti vogliono anche bene, almeno un po’. Ma sempre
“Stronzo” resti. Sei un capo. E’ giusto così. E’ l’ordine naturale delle cose.
Ma tu ci sei abituato. Sono anni che, ad ogni caffè, questa
sensazione ti coglie. 5 caffè al giorno per 250 giorni all’anno, fanno 1.250
che per 10 anni fanno 12.500. 12.500 “Stronzo” accumulati sulle tue spalle.
Difficile continuare a credere che non sia vero. E intanto
osservi il pollaio con quell’aria di superiore distacco genitrice dell’epiteto
che cerchi di scrollarti di dosso appesantendolo con l’analisi quantitativa.
Beh, almeno è una certezza. Puoi fare ciò che vuoi, ma
questo è il tuo ruolo. Quello che cercavi di rimetterti addosso.
Ci sei riuscito. E di certo avrai modo anche oggi di
esercitarlo. Già lo sai. Non si scappa a tanta evidenza. 12.500 unità di
evidenza. Un vagone di “Stronzo”.
“Dottore.” Efficienza comunicativa. A che serve usare il
“buongiorno”, il “potrebbe”, il “venire” e lo “un’attimo”? Il capo supremo. Il
pollo imperiale.
“Arrivo” rispondi con altrettanta efficienza.
“Abbiamo un problema”…”abbiamo pensato a Lei”….. “perché e
uno stronzo” non ha il coraggio di aggiungerlo, ma è la naturale conclusione
del discorso.
Breve spiegazione, rispondi affermativamente. Hai capito.
“La sta aspettando nella stanza verde” conclude.
Mentre ti ci incammini, ti sistemi addosso il tuo ruolo
meglio che puoi e pensi che è “quello che devo fare”. Il tuo famigerato senso
del dovere.
Ai tuoi lati, un recinto di sguardi ti accompagna, come il
boia viene accompagnato verso il patibolo. Sguardi pieni di ammirazione
incapaci però di non tradire il loro “Stronzo”.
La stanza verde. Una porta marrone. Aperta. Una seconda
porta trasparente. Deve essere qualche nuovo materiale, pare che si chiami “materiale
rivela Stronzo”.
A capotavola del tavolo da riunione trasformato in un
improbabile tavolo per una cena a due a lume di candela, siede l’obiettivo del
mio incarico. “Abbiamo pensato a Lei”.
Un bella ragazza.
Giovane, ben vestita. Abbigliamento sobrio ma sexy. Belle
scarpe. Gonna corta il giusto. Implicita. Maglietta lilla, non volgare,
aderente il giusto.
Belle tette. …..Una terza abbondante?…… No, piuttosto una
quarta…..Chissà il resto,….
Mentre le osservi non riesci a non farti balenare il
pensiero : “magari, se me la desse,…”. D’altronde sei stufo. E’ troppo tempo
che dello “Stronzo” devi ricevere solo il lato negativo.
Le porte si sono richiuse.
Ti siedi, la guardi diritto negli occhi, con tutta la
determinazione che riesci a scaraventarle in faccia. E’ un incontro di pugilato,
in principio alla pari nonostante le apparenze. Lei ha dalla sua parte il
diritto, tu un’arma straordinaria : sei Stronzo.
Sono le 9.30.
Il primo round dura pochi secondi, quelli necessari a farle
abbassare lo sguardo. Vinto.
“Signorina, dati i suoi risultati, che non possiamo ritenere
positivi, con la direzione abbiamo preso a malincuore l’unica decisione
possibile per il suo e per il nostro interesse. Lei deve andarsene.”
“Buffone, buffone” il grido del circo ti rimbomba nelle
orecchie. Lei è ancora muta. Un istante di panico ti assale: tu non conosci il
loro alfabeto, quello dei sordomuti. Cazzo, potevano almeno dirmelo che era una
categoria protetta! Senza nemmeno
un’ombra di dubbio sull’opportunità o giustezza di ciò che stai facendo. Almeno
in apparenza.
Passano i secondi, poi d’incanto il cinguettio di un
uccellino ferito ti riporta nella stanza.
“Ma voi non potete licenziarmi. E poi io ho bisogno di
lavorare”.
Mossa prevedibile. Sei preparato. Forse non è un grande
avversario. ”E grazie al cazzo che non è preparata”, ti dice una vocina, “è lei
ad essere licenziata.””Prova tu a metterti al suo posto.”………
E mentre già penso di averla scampata ecco che anche la
vocina mi fa : “…….Stronzo”.
“Si certo, la direzione è consapevole, ma lei deve capire che
nell’interesse di entrambi è l’unica alternativa possibile”.
Cazzo!.. Ma quale interesse di entrambi? E poi “la direzione
è consapevole” che cazzo vuol dire ? Di cosa? Del fatto che la sta licenziando?
Ovvio che è consapevole !
Che strazio, non ne posso già più! Ti prego accetta la tua
sorte, penso. Giuro che dimentico anche le tette, se accetti. Ma non farmi
continuare questo strazio. Sei già finita. Ti prego.
“Io non me ne vado. Se volete dovete licenziarmi e
corrispondermi le mie legittime spettanze oltre alla quantificazione dei danni
che mi state causando”,
Cazzo,cazzo, cazzo. Stronza tu. Non sai cosa hai appena
fatto. Non sai cosa mi costringi a fare. Io non voglio. Ti meriti che ti
continui a guardare le tette. Tu non sai dove posso arrivare.
Un’istante in cui ti passi la faccia tra le mani. Come a
cacciare la stanchezza che ti è piombata addosso. Un gesto di sconfitta. Deve
credere di avercela fatta. Deve sentirsi rilassata. Così è più facile
tramortirla. “Stronzo”.
………..
“Signorina. Forse non mi sono spiegato. C’è una sola
alternativa. Ed è che lei se ne vada. Altrimenti mi vedrò costretto a prendere
adeguati provvedimenti.” La solita frase del cazzo.
“Mi sta minacciando?”
“Non mi permetterei mai di minacciare qualcuno, ma lei se ne
deve andare.”
“Lei non può farmi questo. E io non me ne vado”. Baldanza.
La discussione va avanti così qualche ora. Sono le 13.00.
“Senta è ora di pranzo, io non me ne vado. Quindi vado a
fare la pausa”.
“Spiacente, ma lei non va da nessuna parte. Siamo in
riunione e da qui non si muove nessuno finché la riunione non è finita”.
“Ma veramente, io,….pensavo”
“Signorina, lei non è dotata per l’attività di pensiero.
Quindi si sieda” Mentre pensi che se il pensiero nascesse dalle tette, forse,..
“Ma,….”. Ottimo segno quando l’avversario non riesce ad
articolare più di un monosillabo.
Colgo lo spiraglio.
La rabbia inizia a montare, non verso di lei, ma verso
quello che mi tocca fare. Non ne posso più. Il tono diventa gelidamente
aggressivo. Agghiacciante per chi ne è il destinatario.
“Signorina. Adesso le spiego…..Se lei non se ne va io la
farò pentire talmente tanto di essere rimasta che lei ci pregherà di permetterle
di andarsene entro due mesi. Perché io le renderò la vita impossibile ogni
istante che sarà qui. Non farà una cosa giusta. Non avrà un attimo di respiro.
Sarà sempre sotto il mio sguardo. Ogni giorno farà un colloquio come questo di
oggi. E se non basta le leverò ogni incarico. Fino a farle trovare la scrivania
vuota. Senza niente da fare. Ha un’idea di cosa siano 8 ore senza niente da
fare? Fino a quando le leverò anche il computer. E se non basterà le leverò
anche la scrivania. Le resterà solo una sedia. E se non basta le farò
traslocare la sedia in un ufficio chiuso, dove non vedrà nessuno e non avrà
niente da fare. Neppure un giornale. In isolamento. E l’unico che vedrà sarò
io. Che non farò che ripeterle la stessa domanda. “Non era meglio che se ne
fosse andata?”. Fino al giorno in cui mi implorerà di mandarla via.”
“Forse hai visto troppi film. Forse hai esagerato” pensi
mentre cerchi di riprenderti dalla tua stessa ferocia, cercando di
regolarizzare il respiro.
Silenzio.
Apri il giornale. Non guardi. Deve sentire tutto il peso
della solitudine. Nemmeno un nemico a confortare la sua urgenza di umanità dopo
essere sopravvissuta al primo attacco della belva che l’assaliva.
Altro che “Stronzo”. Lo “Stronzo” è una roba da ragazzini al confronto.
Qui siamo professionisti della ferocia burocratica (intesa
letteralmente come “potere da ufficio”)
Ore 14.30
Sono passate cinque ore. In una stanza. In uno scontro
tutt’altro che alla pari. Il gatto con il topo. La stessa crudeltà del felino
che gioca prima di uccidere la preda.
Un rumore. Familiare. Ma cosa…….? Abbasso leggermente il
giornale. Sta piangendo. Rialzo il giornale. Nessuna pietà.
“Ma lei non può farlo….?”
“Ha ragione. E’ vero. Non posso. Ma lo farò.” Il colpo di
grazia. Da un nemico invisibile nascosto dietro al giornale. Neppure l’onore
delle armi.
Silenzio, ancora. Ma quanto ci mette? E’ finita, dai….Sbrigati
e facciamola finita..
Ore 16.00
“E quando dovrei,….”
“Stasera.” La interrompo prima che possa finire la frase. E’
una zampata per restituirla alla sua condizione di preda tramortita.
Scoppia in un pianto a dirotto.
Da dietro al giornale è insopportabile. Mi viene voglia di
abbracciarla, di consolarla. Almeno sentirei le sue tette contro di te mentre
le asciughi il salato sapore della disperazione.
Ma infine è’ finita.
“Naturalmente, le pagheremmo tutte le sue spettanze di
legge. Ho qui pronto il suo assegno. Sono l’equivalente di circa tre mesi di
stipendio. Più un mese a titolo di una tantum, una buonuscita. Una bella somma.
Se mi firma le sue dimissioni…”.
Spiccioli.
Mi guarda stravolta. E’ sudata. Sensuale. L’istinto del
predatore.
Fa un cenno con la testa.
Le porgo la lettera di dimissioni. Testimone del fatto che
non c’era nulla di equilibrato. Sapevi già come sarebbe finita. La lettera era
pronta dal principio.
“Posso prendere almeno le mie cose?”
Cazzo, sei andato oltre. Questa crede di essere in arresto!
Inutile negare la sensazione di potere che ti da la situazione.
“Naturalmente” elargisci con tutta la magnanimità del
vincitore.
“Ma per favore si trattenga il meno possibile. Sa, i
colleghi..” meno ci parla meglio è. Meglio per te, mica per lei o per i
colleghi: non sia mai che si sappia come è andata veramente.
“E consegni tutti i documenti aziendali alla reception.”
“Si”
“La saluto, mi dispiace. Ha fatto la cosa migliore.” Sei uno
che vuole sparire il più in fretta possibile
Lei mi guarda, poi mi allunga la mano affusolata, dalle
belle dita decorate da ancor più belle unghie, e mi rivolge la sua stoccata
migliore: “Grazie”.
Vacillo. Mi torna in mente la storia di quel tale che
raccontava orgoglioso che un suo collega gli ripeteva una qualche frase del
tipo : “Complimenti, Lei ha la capacità di metterlo in culo alla gente e farsi
dire grazie”. Complimenti e capacità erano le due parole chiave. Mi sa che si
trattava di mio padre. La genetica dello”Stronzo” non mente.
Mi giro e prendo la strada più opposta possibile alla sua.
Non reggerei un’altra stoccata così. Chissà perché non le ha usate prima.
I corridoi sono quelli di un carcere. I detenuti ti
osservano come si osserva un secondino. “Stronzo”.
Come faranno a sapere? Forse sanno solo che quando uno
Stronzo ed una colomba si trovano 6 ore chiusi in una stanza, per la colomba
non c’è nulla di buono da aspettarsi. Hanno ragione. E’ il noto principio della
correttezza del buon senso comune.
Con un sospiro cerchi di soffiare via la tensione. Che
lentamente si scioglie in una sensazione di….uno stato di…..un’emozione di…..
Che schifo, devo vomitare.
Di corsa in bagno, sperando che non ci sia nessuno. Gli
stronzi non vomitano. O almeno non lo fanno visibilmente. Fortunatamente sono
solo.
Vomito.
Libero.
Bile.
Per forza, è tutto il giorno che sei chiuso in quella
stanza. Mangiare, nulla.
L’amaro in bocca contrasta con la dolce idea, dolce per te,
del salato sapore delle sue lacrime. E’ una punizione?
Adesso si che la tensione è sparita. Con il tuo gusto amaro
ti rialzi nello stato di chi possa avere attraversato a piedi il deserto.
Vuoto come il tuo stomaco, esci sul corridoio con
l’aspettativa di incontrare un coro di “Buffone, buffone. Fai tanto il duro, e
poi…”.
Invece niente.
La reazione che susciti è di rabbiosa ignoranza. Ti ignorano
con rabbia.
“Dottore”
“Eccomi”
“Sta bene?”
“Certo.” Mentre ti sorprendi ad inquadrarlo per la prima
volta: “Stronzo” lui stavolta. Il tuo capo.
“Mmh”. Di chi non è convinto.
“Mmh”. Di chi conferma.
“Ma come ha fatto?” mentre entriamo nel suo ufficio. Molto
più dei tuoi dieci metri quadri di pura gratificazione.
“Dubitava?”
“No, no,..Anzi si. O comunque non così in fretta.
Complimenti. Per la sua capacita…”
Ti prego fermati. Non la storia della capacità di metterlo
in culo… Ma si ferma da solo. Uno sprazzo di buon gusto su di un cadavere
ancora fumante. Come fumerebbe d’inverno uno “Stronzo”.
“Non è la prima volta che risolvo problemi”
“Certo, certo,…” Percepisco che ha in mente qualcos’altro.
Ma cosa?
Beh, per oggi basta risolvere problemi a chi non ne ha
abbastanza.
“Andrei a casa, sono un po’ stanco” . Sono le 17.00
“Certo, certo”
Un passaggio nei tuoi dieci metri quadri. La posta si è
accumulata, cartacea ed elettronica.
Una cosa è certa: ti meriti un premio. Che è improbabile
possa arrivare da un rapporto sessuale con la neo disoccupata.
Ci vuole qualcosa. Che ti risollevi da questo stato. Che ti
rimetta di buon umore. Qualcosa che ti rimetta in uno stato di percezione,
magari positiva, di ciò che ti circonda.
Ma cosa?
E il direttore cosa voleva dire?
Domani, sarà un’altra giornata ordinaria. Corsa di bighe,
reindossamento del tuo ruolo, Stronzo, posta, et cetera.
Ma oggi, stasera,…
Ci vorrebbe qualcosa,…
Bah…
Mentre esci ti ricordi. Bisognerebbe sentirsi come dopo
quella festa…Quella del safarista… Ah, ecco.. Quello sarebbe un bel premio.
D’altronde te lo sei proprio meritato. Dopo una giornata da
Stronzo carnefice.
Risolverebbe proprio tutto.
Qualche tiro di coca.
E come potrei fare?
Ah,… Si,…Il travestito. Aveva detto qualcosa del tipo
“Chiamaa quaandoo vuooi”. No. Era un’altra cosa. Ah…ecco: “Chiaamaami aal
cellulare”. Il cellulare. Il numero era…Ma ce l’ho scritto, o no? Si, si. Il
retro del biglietto della pizzeria. Dove?…Nel portafogli. Si, si. Eccolo!!
Straordinario. Basta l’idea e già ti senti meglio!
“La coca è così. Sembra
che non ti faccia nulla!”
Che stronzata!
“Pronto, Edi?”
“Chi paarlaa?”
“Caronte” il buonumore, frutto della prospettiva, ti
imporrebbe di aggiungere “Caronte, quello della ditta Trasporti”, ma soprassiedi
per paura di irritare il tuo interlocutore. Che adesso è diventato il tuo
angelo salvatore e che non puoi perdere.
“Chii?”. Un onda di sconforto ti travolge. Non se ne fa
nulla. Non si ricorda di te. Come faccio? Ti si era creato in testa già tutto
il film. E che film!
“Caronte, quello del testacoda, quello che aveva pippato
troppo.”
“Maa sei mattoo? Certe paroole noon al telefonoo. Coosa
vuooi?” con un tono poco promettente.
“Ma pensavo…, sai…., mi avevi detto…,”
“Maa certoo caaroooo. Vieni daa mee.” Il tono di chi non
aspettava altro. Sono la sua oasi monetaria in mezzo al deserto metropolitano.
Un deserto fatto non di granelli di sabbia. Ma di due milioni di granelli di
umanità. Ma io non lo so. Ancora.
Stato generale di benessere. Prospettiva allettante. Per la
coca. Ma anche per Edi. Non che tu ci voglia fare nulla, è solo che è la
sintesi di tutto quanto di più diverso esista dal mondo della tua giornata
trascorsa.
In pratica un cocktail dall’effetto di un viaggio
avventuroso e lontano concentrato in pochi metri quadri del suo monolocale, una
persona che le incarna tutte ed un po’ di polvere. Bianca.
Una strana sensazione al basso ventre. Intestinale. Che di
solito viene dopo avere pippato. Così credevi.
E invece viene anche prima. Alla sola idea.
Che la coca non faccia nulla è una tale stronzata, che te ne
accorgi così. Da un banale dettaglio di stimolo da cesso.
Ti fa venire da cagare alla sola idea che te lo farà venire.
E non per una questione di taglio con la mannite. In sintesi è il meccanismo
della dipendenza: ti fa andare fuori alla sola idea che andrai fuori. E tu
capisci che devi farlo alla sola idea che lo potrai fare.
Ma stasera chi se ne frega. Scomparsa ogni remora, ogni
dubbio o barriera. E mentre vai da Edi, ti sei inchiodato in testa un solo
pensiero.
Anche se sai già tutto ciò che succederà e che sarebbe
meglio non succedesse, il tuo credo per stasera è: “Me lo sono meritato”.
Tu.
E quella appena licenziata cosa si dovrebbe meritare?
Chi se ne frega.
Tu è tutto ciò che conta.
Oltre la coca.
La rivoluzione
meridionale
Piove. Ancora un giorno. E dire che la stagione dovrebbe
essere quella buona. Per il sole, intendo.
Ma siamo al Nord e una cosa è certa: non è qui che è nata la
vita.
Se tutte le tracce portano in Africa, nel profondo Sud reale
e simbolico del mondo in cui viviamo, un motivo ci sarà.
E non venitemi a dire che non è vero, che si trovano tracce
di vita sepolte nei ghiacci, perenni o morituri, che questo e che quello.
Sono tutte ossa di poveri emigranti costretti a lasciare il
loro mondo meridionale dal sistema economico preistorico nordista fondato sullo
sfruttamento della mano d’opera per l’appropriazione del plusvalore.
Tutti al nord a produrre utensili ed armi di selce da
rivendere al sud per alimentare le loro guerre intestine.
Sempre la stessa storia.
Ma l’ora è giunta. Della tanto agognata rivoluzione.
Dopo millenni di surrettizia, capillare penetrazione del tessuto sociale ed economico del nord del
mondo, dei continenti e dei paesi, tutto è pronto.
Attendono solo il segnale.
Sono i Sudici.
E quale è questo segnale? Ma è ovvio: è segreto, non si può
divulgare, altrimenti che segnale segreto sarebbe?
In ogni caso allo scattare del segnale ecco ciò che
succederà.
Uno straordinario sciopero generale di tutti i Sudici del
mondo, che hanno accumulato risorse da riserva di capacità di sopravvivenza per
millenni, ridurrà i Nordici sul lastrico dovuto al blocco di qualsiasi
attività.
In sintesi il Sudicio sa cavarsela comunque, il Nordico
senza la borsètta luiuitton va in depressione e non riesce più a combinare
niente.
D’altronde si sa: i Sudici, oltre ad avere il brutto vizio
di fare di tutto per sopravvivere, sono geneticamente predisposti alla voglia
di non fare un cazzo. Per cui scioperare verrà loro naturale.
Ma il punto è che il blocco porterà i Nordici alla fame ed
all’impotenza generale, in primo luogo da malnutrizione.
Già me li vedo tanti lumbàrd tutti avvolti dalle mosche con
il pancino gonfio da malnutrizione.
Ma anche questo si sa: se ogni Nordico vive da parassita sul
plusvalore creato dal lavoro e infine dall’esistenza dei Sudici, ciò vuol dire
che lo stesso nordico ha messo in mano al Sudicio un’arma incredibile !
Eh si, perché per creare il plusvalore ci vuole in partenza
il valore.
E quest’ultimo è Sudicio.
Sarà dunque una rivoluzione non violenta, ma pur sempre “del
taglione”.
I Sudici si impadroniranno dei Nord del mondo senza fatica,
senza spargimento di sangue, senza incontrare resistenza, assumendo infine il
controllo di infrastrutture, beni primari e media.
E naturalmente assumendo il controllo delle banche.
Già immagino gli striscioni “banca occupata, sportello espropriato, moneta requisita”.
E solo quando tutto ciò che è indispensabile sarà nelle loro
mani, a questo punto ricominceranno a nutrirli; i Nordici ovviamente. Perché
senza nutrimento non lavorano.
Faranno quindi loro occupare le posizioni ed i ruoli
millenariamente sudici, con incommensurabile nordica fatica data dalla
desuetudine al lavoro o consuetudine al parassitesimo.
Ma a questo punto: colpo di genio!
Quello che solo un Sudicio con alle spalle millenni di
genetica dell’ingegno da sopravvivenza può escogitare.
Le ricchezze accumulate dai Nordici (i danè) sono ancora li
a disposizione ed i Sudici proporranno lo scambio: “noi controlliamo il vostro
territorio, ma considerato che fa schifo, siamo disposti a ricedervelo
indietro”.
“Ad un prezzo ragionevole: l’annullamento del nostro debito
più un bel fiftyfifty di quello che resta”.
“Perché siamo buoni.”
I Nordici non potranno rifiutare.
Già esausti per qualche settimana di lavoro, una volta
svolto dai Sudici, che hanno dovuto svolgere dalla fine dello sciopero e
soprattutto stravolti dalla spazzatura che nessuno porta più via e dal degrado
che vedono progredire a macchia d’olio sul loro territorio, accettano.
Ed ecco che i Sudici, affrancati dal debito e finalmente
dotati di quel minimo di capitale che varie distorsioni (di fondi e non di
caviglie) dei Nordici non avevano mai fatto pervenire fino a destinazione sono
pronti a tornare al Sud al fine di restituire l’antico splendore alla vera
madre di tutte le terre.
A questo punto si con il sudore, la fatica e l’onore. A
questo punto ne vale la pena.
Fino a che una volta sistemato tutto come se fosse un
giardino dell’Eden lo storico problema si ripresenta in tutta la sua
ineluttabilità.
“Eh, e che cascpit’ di sole. Maronna mia che calore ca fa
cà. E cumme facimm’ a faticà. “
“Nè guagliò. Ma tu t’o si scurdato?”
“Cosa?”
“Tutt’i danari c’amma avuto”
“Uè, Uè, Gesù ,Giuseppe, Sant’Anna e Maria, tieni raggione,
ma a nuie ca n’ce ne futte ‘e faticà.
Cà nce sta ‘o sole, ‘o mare, ‘a pizza e pure ‘a
sfogliatella.
Ma ‘o saje che nte dico: ‘nce jessero issi (i Nordici) a
faticà, nuje campamm’e rendita ‘na bellezza”.
E fu così che la rivoluzione meridionale finì a tarallucci e
vino.
Per i Sudici.
Ma non per i Nordici, che privati delle loro principali
fonti di reddito, del plusvalore, degli interessi sul debito dei paesi del Sud
e della manodopera dei sudici, si trovarono a dovere affrontare tutti i giorni
la fatica nelle loro fabbrichétte.
E senza neppure l’illusione di potere emigrare due settimane
all’anno verso qualche posto caldo e assolato del Sud del mondo.
Perché dal Sud sono stati ovviamente banditi.
Ma tanto che differenza fa: al nord piove sempre e sempre
una merda resta. E quindi meglio non andare via, altrimenti come facciamo a
ritornarci, in questo cesso di posto?
Così pensavano i Nordici mentre in torpedone, e non in
avione, invece di andare alla Maldive venivano costretti a dieci giorni di
vacanze forzate nelle colonie, ad esempio per la maggior parte di quelli
italiani a Porto Marghera.
Mentre per i più meritori: tutti in colonia ligure già Fiat.
Vibrazioni, impronte e spettri.
Premessa riproduttiva
Il
mondo non è realmente di merda. Se non altro perché quand’anche lo fosse resta
sempre perfettibile. E quindi al massimo è di merda in alcune parti e in certi
momenti, ma non dovunque e sempre.
Al
tempo stesso io ho pensato per lungo tempo che non ci fosse nessun bisogno di
mettere al mondo la propria discendenza.
Ce ne è
già abbastanza altrui.
Per cui
a procreare fui gentilmente costretto dall’orologio biologico della mia ex
moglie.
E
questa l’ho vissuta per tanto tempo come una forzatura. Una costrizione. La mia
presenza di padre, poi, è stata sempre denigrata, sminuita. Per cui io che mi
sentivo un gran buon padre mi sono trovato per anni a sentirmi una merda.
Poi un
giorno qualcuno ha cliccato qualche interruttore che mi ha attivato altri
circuiti sensoriali per cui di botto è cambiata la prospettiva.
Nel
senso che segue. Che spero piaccia e che è in qualche modo legato alla musica.
L’impronta vibrale e lo spettro
armonico
E’ vero
che tutti noi emettiamo vibrazioni, onde per così dire. Possono essere
meccaniche, sonore (o ultrasonore?), elettromagnetiche, molecolari, psichiche e
così via. Ma io dico di più. Per me sono univocamente legate a come siamo
fatti. Al nostro DNA, certo. Ma anche alla combinazione di DNA, composizione
chimica, dimensione, massa, anima, esperienze e altro.
Tutte
insieme sono una sorta di “impronta vibrale”. Ognuno ha la sua propria e unica.
Sono
rappresentabili da un continuum di spettro di frequenze di vibrazioni, che a me
piace chiamare spettro armonico (non so se esista davvero questa definizione,
ma rende bene. Anche se credo sia un po’ riduttiva riferendosi al solo campo
dei suoni).
Al
riguardo credo che seppur ognuno abbia il suo unico proprio, gli stessi siano
comunque infinitamente (o quasi) eterogenei per ampiezza di spettro, picchi di
frequenze e altro. Un po’ come le voci di tipo tenore e quelle di tipo soprano:
sono voci tutte e due, ma usano frequenze diverse dovute a “composizioni”
diverse degli emittenti.
Queste
vibrazioni vengono pervasivamente e continuativamente “pompate attorno a noi,
da noi e verso di noi”, proprio perché esistiamo e siamo vivi.
E’ il
solito battito d’ali della farfalla cinese.
Siamo
immersi in un “bagno di onde”.
Comunque
assumendo di prendere un riferimento più limitato supponiamo di pensare a due
soggetti che pompano onde.
Quando
incontrano un altro corpo per così dire “solido”, le onde rimbalzano e tornano
indietro. Determinando una percezione dell’emittente. Una nostra percezione.
Ma il
vero punto è un altro.
E lo
semplifico all’estremo.
Se io
sono fatto di oro, quando vengo “colpito” (il che non è la realtà, perché non
esiste un singolo evento “colpo”) emetto uno spettro di vibrazioni che potrei
riassumere in un suono (e anche in questo caso semplifico, perché le onde
sonore sono solo quelle a cui ci è più facile pensare) tipo “ping!”. Si, Ping,
come il ping informatico degli indirizzi IP (internet protocol) che guarda caso
equivale a un “Ci sei? Sei connesso?
Le mie
onde si propagano e quando incontrano un altro che è fatto d’oro, lo colpiscono
e lui le rimanda indietro con un suono molto simile (non uguale perché non
siamo identici) a “ping!” anche lui.
Così ci
riconosciamo e continuiamo a rimbalzarci energia al nostro comune spettro di
frequenze. Quasi all’infinito se non ci fossero limiti fisici, attrito etc.
Se
invece le onde incontrano un pezzo di legno, lo colpiscono e rimbalzano poco o
niente, al suono di “poff”, o “pocc”.
Se invece
ancora incontrano un pezzo di ferro, rimandano indietro un “peng”. Un suono
metallico, ma che non è un “ping”.
E
questo “peng” quando mi raggiunge mi fa vibrare “male”, per colpa di quella
singola vocale “dissonante”.
E così
io mi accorgo, percepisco, istintivamente che proviene da qualcuno di “diverso”
da me.
Potrei
azzardare che c’è entra anche la percezione di bene e male, la quale potrebbe
funzionare con lo stesso principio.
Comunque
ecco: questo secondo me è quello che succede quando ci si raffronta, tra simili
e no.
Ci si
misura e riconosce in termini di spettro di frequenze di vibrazioni.
E
spettri omologhi contribuiscono a rimbalzare energia. (In realtà lo fanno anche
spettri opposti o diversi)
In
qualche modo “facendola girare”. Non ricordo più se c’entra il concetto di
risonanza.
Ma
comunque si immaginino i due spettri di frequenze di vibrazioni come serie di
onde singole uguali ma contrapposte nell’origine. Frontali.
Le due
serie di onde analoghe, dopo i primi rimbalzi si assestano e iniziano a
frangersi ripetutamente in un punto centrale a metà strada dalle rispettive
origini. Ogni volta che si frangono generano spruzzi che ricadono in acqua
creando onde figlie concentriche che si diffondono ovunque.
In
questo modo l’energia la fanno girare, appunto. La “pompano” in giro.
O
qualcosa del genere.
Al
tempo stesso l’ampiezza di spettro non è ugualmente diffusa tra tutti e tutto,
per cui ci sono soggetti più predisposti di altri.
Ad
esempio in termini di potenza emittente o in termini di predisposizione verso
certe singole gamme di frequenze (ad esempio chi è molto bravo a cantare da
tenore) o in termini di predisposizione verso una maggior diffusione, ampiezza,
di gamme.
Così
per esempio, un direttore di orchestra ha “più gamme di ricettività vibrale” di
un eccelso strumentista. Il quale a sua volta avrà, in quella sua specifica
gamma, un enorme “superiorità” rispetto al direttore.
Addirittura
potrei azzardare che tutto questo c’entri anche quella mia particolare “dote”
che mi aveva spinto a dire ad alcuni miei interlocutori “chiamatemi il
confessore”.
Quella
dote per cui le persone con me si “svelano” o si confessano inspiegabilmente.
Potrebbe
darsi che io sia stato dotato di potenza e ampiezza di gamma molto alte o
diffuse, per cui emetta molte vibrazioni in molte gamme e con molte potenze,
così da stimolare il mio interlocutore “in ogni dove”, costringendolo
inconsapevolmente a restituire un rimbalzo di tutte le sue frequenze
semplicemente perché “stimolato” pervasivamente.
Un po’
come quando si da una “schicchera” ad un vaso di cristallo : quello risponde
anche se non vuole. E noi riconosciamo se è davvero cristallo o vetro.
Infine
ritorniamo ai figli, quelli della premessa. Mia figlia, in particolare.
Con i
figli il ragionamento precedente si estremizza. Il punto è che gli spettri sono
geneticamente, se non identici, praticamente molto molto simili. Per cui il
rimbalzo è molto più fedele allo spettro originale.
E ciò
comporta che loro ti restituiscano quasi tutta l’energia che tu dai loro, in
qualsiasi modo.
Insomma,
alla fine l’amore verso loro e da loro diventa inconsapevolmente reciprocamente
“utilitaristico”: io glielo pompo addosso e lei me lo ripompa addosso di nuovo.
Caricandomi,
dandomi la carica. Non in senso metaforico, ma realmente fisico.
E al
tempo stesso emanando ricadute energetiche concentriche.
E come
già detto ciò sarebbe all’infinito, se non ci fossero attriti e dispersioni.
Ma
comunque in misura molto maggiore rispetto a quanto succederebbe con un
estraneo,non avendo dispersioni derivanti da una diversa composizione di genoma,
di chimica o altro.
Insomma
siamo un po’ tutti come dei diapason, si. Forse anche meglio, come delle
campane tibetane. (eh si, i tibetani ci hanno “preso” su un sacco di cose). E
io sarei una specie di panvibrale Son Ar(oldi)
Animessaggi. Disallineamenti
spazio temporali
Un po’
anime, un po, messaggi. Una sorta di eterea sostanza codificata.
Sono in
macchina, fermo ad un semaforo rosso..
La
piccola macchina sembra una scatola di sardine, tutta stipata dei nostri 4
esseri e relativo carico di materia animistica e no: io, il mio cane, mia
figlia e la mia ragazza.
Con
tanto di coda d’anime a corredo, come un turbinio, un vortice, di metamateria
che ci resta attaccata sopra le teste e ci segue ovunque.
Sembriamo
una tromba, non d’aria ma di anime e/o pensieri.
Sembra
anche un gineceo ambulante: sono contornato di femmine. Volendo ci possiamo
includere anche la macchina. Femmina anche Lei.
Credo
che ciò sia importante per rappresentare una qualche forma di ricomposizione tra
opposti o di unitarietà del tutto. Insomma maschio fisico e femmine ovunque e altro.
Tra
materia corporea e materia volatile (o eterea), evidentemente siamo un
generatore di campi magnetici e/o gravitazionali, anche se siamo inconsapevoli.
Ma se
ciò fosse vero, allora saremmo potenziati anche in modo da attrarre verso di
noi altra materia circostante, corporea o no, proprio per forza di gravità.
La
nostra massa, molto più grande di quella delle anime da 21 grammi, farebbe da
polo elettromagnetico gravitazionale che determinerebbe il nostro portarsi
appresso la “coda” di metamateria. Tanto per semplificare, immaginiamo una
stella cometa con una coda di anime, pensieri e chissà cosa altro.
Ciò spiegherebbe
almeno in parte come succedano certi fenomeni. Ad esempio quelli per cui si
“vedono” le anime dei morti: ce le risucchiamo nel subconscio e a volte anche
nel conscio.
In ogni
caso ad un certo punto, come sta nell’ordine urbanistico naturale delle cose,
il semaforo si fa verde e noi partiamo. Fatto qualche metro a me appare
distintamente davanti agli occhi un ragazzino che ci attraversa la strada.
Io alzo
il braccio d’istinto a proteggere la mia faccia dal botto e al tempo stesso
quasi a cercare di allontanare il ragazzino.
Ma
evitarlo è impossibile. Lo investiamo.
Almeno
così ero sicuro che fosse davvero successo.
Tutta
la scena sarà durata 3 o 4 secondi. Che come spesso capita in frangenti
“critici” si dilatano all’inverosimile tanto da diventare momenti “eterni“.
Con un
battito di palpebre d’improvviso cancello dalla vista superficiale tutta la
scena: mi rendo conto cioè che non è successo davvero. Almeno non in quel
momento e non li.
Al
tempo stesso la visione era stata talmente nitida da garantirmi di non potere
essere falsa. Mi spuntano da sole in bocca le parole e dico alle mie donne : “ecco
: qui o è morto qualcuno o morirà qualcuno”.
Silenzio; ça va sans dire.
Qualche
giorno dopo racconto l’accaduto a una persona che reputo “informata sui fatti”.
Quella, serena, serena, come se niente fosse, mi dice : “eh, che vuoi che sia:
avrai visto un morto, oppure avrai visto il futuro. Si vede che sei un
sensitivo”.
Tutta
la vicenda ha, o deve avere, la solita spiegazione pseudo-tecnica, se non
pseudo-scientifica.
Diciamo
che se possiamo spedire il pensiero in giro per lo spazio e per il tempo, e se
assumiamo di essere in un pendolo spazio temporale, allora stando fermi in un
posto e oscillando “avanti e indietro” sarebbe possibile inviare o captare
pensiero (o anima), nel subconscio o no, e avere delle visioni relative
all’accaduto o all’accadendo in quel punto fisico.
E’
sempre la storia del film Deja Vu.
Sintetizzata
in quella scena in cui con in testa un supercasco dotato di un visore per un
occhio, il protagonista vede con l’occhio libero la realtà di quel momento, ma
contemporaneamente con l’altro occhio vede il passato accaduto in quel punto
fisico.
Ovviamente
se è vero “all’indietro” perché non dovrebbe esserlo in avanti, verso il
futuro?
Comunque,
io li chiamo disallineamenti spazio temporali.
La
definizione piacque molto anche alla mia psichiatra, che credo ne rimase in
qualche modo affascinata. Quando la vidi, le raccontai del flash del semafori e
appena finito pensai che dovevo darle una spiegazione tale da evitare che
pensasse a schizofreniche allucinazioni. Altrimenti mi avrebbe fatto
rinchiudere.
Così le
dissi “ma vede, sono sicuro. Non erano allucinazioni. Io le vedevo, ma sapevo
che non c’erano, almeno li in quel momento. Erano come dei …..”
Ma lei
mi sorprese, e mi fece capire che in qualche modo stavamo contribuendo a
rompere alcuni muri, quelli che bisogna abbattere in ogni processo
evoluzionistico. L’evoluzione come noto procede “a salti” e non in maniera
linearmente continua.
La
frase la concluse lei per me , chiedendomi “erano come dei messaggi ?”
Fantastico:
quando il dottore ha bisogno di cure, vuol dire che il mondo è tornato alla
rovescia. E allora vuol dire che viviamo nell’Elogio della follia” di Erasmo.
Come
sempre quando scrivo però, il punto però è un altro.
Che senso
aveva quel messaggio? A cosa serviva sapere che era morto o poteva morire un
ragazzino? A cosa serviva sapere che sarebbe successo se poi non lo si salvava?
E davvero non si poteva salvare?
Nel
qual caso, sarebbe stato giusto salvarlo? In fondo tutti dobbiamo morire,
perciò perché “disturbare le energie del mondo” per darmi un messaggio di un
evento ineluttabile?
E
perché non capitava sempre, ma solo in pochi casi?
Come
sempre solo domande, mai una risposta. L’essenza della conoscenza sta nel
dubbio, oramai è noto.
Si, ma
che palle!
Mi
risposi da solo con la seguente ipotesi.
Potrebbe
darsi che non succeda solo una volta ogni tanto.
Potrebbe
darsi che nel mio subconscio succeda costantemente.
E che
io “pompi” correttori di eventi, o quanto meno messaggi di avvertimento, in giro
nell’etere continuativamente.
Il
tutto senza saperlo, senza rendermene conto. Salvo qualche volta, non so
perché.
Mi
piace pensare, ad esempio, che quella mia
visione sia servita a pompare un impulso nel futuro a quel ragazzino, così che
quando si fosse trovato all’incrocio prima di attraversare avrebbe girato lo
sguardo e visto la macchina che lo avrebbe investito, evitandola.
Poteva
essere una specie di “allarme” seminato per lui da me e ancorato, inchiodato, a
quel semaforo in modo che restasse li a vibrare energia in attesa del
ragazzino.
Come un
cartello pubblicitario.
O
meglio ancora, come un Post-it volatile che dice: “Ricordati che puoi (e non che devi) morire”
Potrebbe
essere, o no ?
E se
fosse non sarebbe mica male.
Certo
un po’ inquietante lo sarebbe, ma se almeno lo sapessi mi potrei adeguare.
Mi resta
da capire perché a volte mi accorga di queste evenienze e a volte no.
E anche
se sapere di accorgersene serva a qualcosa,
Anche
se in fondo che io sia sicuro che serva a qualcosa non è importante.
Come
cantava Vasco Rossi: “Corri e fottitene dell’orgoglio. Ne ha rovinati più lui
che il petroglio. Ci fosse anche solo una probabilità…..GIOCALA!”
Riesumazione di un lucido delirio - Un
prodromico nano-romanzetto emailare
Premessa da: Oscar Doso, ovvero me mismo (CA).
Si e’ vero non si capiva
molto.
E quello che si riesce a capire
richiede parecchia concentrazione.
E anche parecchia folle
frattalità.
Ma stavolta mi chiedo io un atto
di fede nei confronti di me stesso. Oppure si salti direttamente la lettura.
In questo caso, infatti, scrivo
in primo luogo per me stesso.
Voglio cercare di dimostrare che
quanto ho scritto nel 2014 l’avevo già scritto nel 2010, nell’anno che mi costò
il secondo ricovero in psichiatria.
Alcuni mi dissero che sembravo
l’oracolo di Delfi, ma non per questo non dicevo cose sensate.
A me piace dire e pensare che “il sistema”
all’epoca mi ha rigettato, ma fortunatamente provando e riprovando forse adesso
credo mi stia assimilando.
La modalità di comunicazione era
veramente “insiemisticamente” frattale nel senso che si trattava di mail
spedite secondo lo schema esemplificativo seguente.
La prima mail a un primo insieme di interlocutori “x”, la
seconda mail a un secondo insieme “y”, la terza a un terzo insieme “z” e così
via. Ogni insieme conteneva uno o più soggetti appartenenti anche agli altri
insiemi, e questi soggetti dovevano fungere da “sinapsi mail” (o da aree di
interconnessione degli insiemi) stabilendo il contatto con l’insieme dei loro insiemisti. Questo doveva servire a diffondere il
pensiero anche stimolando la curiosità e
il desiderio di condividerlo (il pensiero) da parte dei destinatari
partecipanti, che diventavano veicolatori attivi.
Certamente, quindi, l’insieme
della “trama” non era contemporaneamente nota a tutti e ciò, insieme ad un
linguaggio oggettivamente “criptico”, determinò il giudizio diffuso che si
trattasse di un delirio.
Il che è probabilmente vero, ma
in misura molto minore di quello che appariva. Come dico io e come mi conferma
la mia psichiatra, in ogni delirio c’è una base reale.
Comunque, il mio gusto per il
mimetismo semantico mi ha fregato. Usando una sottile metafora potrei dire che
“mi sono inculato con il mio stesso uccello”.
Nelle spiegazioni seguenti ho scelto
di apporre note (in
corsivo rosso) all’interno del testo proprio per cercare di non fare perdere troppo il filo del ragionamento. Spero che almeno in
parte questo ragionamento sia seguibile
e possa risultare interessante o divertente.
Ci tengo comunque a garantire che i nessi logici esistono anche se sono
omnipervasivamente frattalmente frementemente
pulsanti, come il grande cuore del
big bang e le sue vibrazioni originarie di recente scoperte.
Nelle claufrenie del 2014 parlo
di cosmogonia in 15 + 3 pagine
includendo le claufrenie2.
Il che (la sintesi) ha del
miracolo proprio per la sua estrema sintesi.
Negli scritti che seguono le
pagine originali erano molte di meno.
Evidentemente era troppa la
sintesi.
Inviato:
martedì 31 agosto 2010 06:16
Da:
Oscar Doso (Ca) : (Oscar
Doso è mio pseudonimo. Che stacca in prima e mette la sesta (lettera) e
diventa “‘O Scardoso, il Cazzimmoso”.)
A:
Avvocato AM
Cc:
Il Ramarro Sig. C e altri
Oggetto:
Vs fax del 6 agosto 2010
Buongiorno
Avvocato,
come anticipatole al telefono ho poi incontrato il Sig
C (in cc sulla sua mail personale) ieri dopo che vi eravate visti.
Il
riferimento è al fatto vero che sto lavorando e
cercando di trovare l’accordo per fare vendere la società da parte dello
storico proprietario, il Sig. C per l’appunto.
Mi ha informato sul fatto che avete già predisposto la
lettera con cui richiedere, a tutti i soggetti aventi titolo, il permesso ad
avviare contatti miranti ad iniziare potenziali trattative con obiettivo finale
la possibile cessione della CSpa.
Mi ha anche confermato che l'iter di reperimento delle
firme dei soggetti rilevanti si presenta semplice e potrebbe concludersi già
entro questa settima. Al riguardo e a tutela di tutti gli interlocutori mi
permetto solo di raccomandarvi di verificare la validità formale e sostanziale
delle firme.
Per il futuro, traendo spunto dall'allegato fax da voi
speditomi, Le chiedo cortesemente di non inviarmi documenti che possano
contenere dati o informazioni riservate senza che prima ne abbiamo parlato di
persona.
Il
riferimento è a un documento riportante circa 500 tra nomi, cognomi e nomi di
società off-shore riservati, che mi fu inviato senza preavviso e che
sicuramente sarebbe stato opportuno non inviarmi.
Io sono sempre a Milano e a disposizione; in 30 minuti
arrivo da voi. Resto in attesa di vs riscontri. Cordiali saluti, Oscar Doso
-----Messaggio
originale-----
Da:
Oscar Doso (Ca)
Inviato:
martedì 31 agosto 2010 06:33
A:
Mio cuggino (Mio cuggino topo cane, come cantava Elio.
Non c’entra niente ma mi fa sempre ridere)
Oggetto:
I: Vs fax del 6 agosto 2010
Buona la prima, o no? ciao. Ci vediamo
alle 16 a casa mia che sta in via delle vie numero dei numeri piano dei piani.
scala a dx. 3° piano. Uscendo dall'ascensore, porta a sx.
PS: il nome della via non è sbagliato (Pellizza);
con 2 elle non è un errore: la targa stradale dice così! così posso dire che
non vivo nel quarto stato, quinto potere asseverando.
Alle 06
e 33 sta già iniziando a saltare il nervo. Invece di aspettare risposte alla
mia mail da chissachì, le riservatissime informazioni vengono da me inviate dirette
in Procura. Con la mail seguente delle 12 e 26.
-----Messaggio
originale-----
Da:
Oscar Doso (Ca)
Inviato:
martedì 7 settembre 2010 12:26
A:
Sostituto Procuratore
CC: molti soggetti
Oggetto:
I: Vs fax del 6 agosto 2010
Dalla
visura allegata appare che la CSpa è divenuta cipriota (in origine era
italiana) con non si sa quale alchimia di poteri
forti occulti o no.
Questo
era in effetti un gran problema, nell’ambito della trattativa per la vendita della società. Voleva dire
che la proprietà era diversa da quella
che cercava di farmi arrivare ad un accordo per la cessione.
Un po’
come se alcuni mi avessero dato da vendere una casa che in corso di trattativa
io scoprii non essere loro.
Si
deve poi considerare che si sta parlando di ambiente e soggetti (i 500 nomi)
anche noti e collegati a soggetti di potere nell’ambito della finanza,
industria e politica italiana.
E che
il potenziale compratore era un noto personaggio austro serbo (mi pare)
sicuramente poco propenso a farsi prendere in giro.
Per
cui io, sentendomi a mia volta preso in giro, decisi di mandare tutti a quel
paese, con la speranza che quell’elenco di nomi permettesse alla Procura di
stabilire collegamenti con altri personaggi, ottenendo di spazzare via tutti
come in una sorta di”web domino”.
In più
considerando che si trattava di azienda che operava anche in commesse militari,
eventuali appropriazioni indebite di denari avrebbero potuto comportare un
reato di “alto tradimento” che io presumevo implicasse la non applicabilità
dell’immunità parlamentare.
Insomma
: l’invio di quella mail per me equivaleva a fare un bel “tabula rasa” della
parte “ladrona” della classe dirigente esistente.
Il rame diventa oro ma non c'entra la pietra
filosofale, solo qualche disgraziato approdato a Cipro, e datosi che sempre è
un paese della black list tanto basta. Da Cipro poi si ritorna in Svizzera.
l'avvocato AM (quello della prima mail) ha già tutte le visure contenenti i vari referenti
esistenti in giro.
Il
riferimento è alla molte “scatole cinesi” dei citati documenti.
Di
seguito si evidenzia un primo passo dentro un effettivo delirio di onnipotenza
maniacale.
Invoco
l’arresto di massa e un contrappasso fatto di detenzione (prigione) in
Sardegna, all’Asinara, che così sarebbe tornata per tutti alla sua destinazione
originaria anziché essere stuprata in quanto meta di turismo ultraelitario.
Non
tutti sanno che è un autentico paradiso naturalistico dove è proibito andare, a
meno che non si sia imprenditori o politici famosi.
Io lo
so perché anni prima mi capitò con uno di questi imprenditori, accompagnato da
tanto di ministro, di esserci portato su di una barca di 30 metri pure scortata
da motovedette, che però nulla poterono contro la razzia di ostriche, spugne e
creature marine di ogni sorta da parte degli ignoranti quanto arroganti
proprietari e ospiti del panfilo.
Io credo che si debba dare un esempio forte e
cristallino. Quindi per me è ora di “gazzelle” e “pantere” (le auto della
Polizia e dei Carabinieri). Poi un
contrappasso sardonico che per gli asini è geneticamente predisposto in Sardegna,
come dice la parola (Asinara). Tutti
al mare !
Sarà pure stata un’uscita maniacale, ma
ancora oggi mi sembra cosa buona e giusta. Oltre che geniale.
Così Armani non compra più isole altrui. Che altrui
non vuol dire sui. (All’epoca Armani
aveva dato annuncio dell’acquisto di un’intera isola)
Da:
Amao (Ndr : Amao è un amico)
Inviato:
martedì 7 settembre 2010 01:17
A:
Oscar Doso
Cc:
BB (moglie), MS (amico)
Oggetto:
Stop alle cazzate
Claude,
cortesemente, la mia casella di posta non è la pattumiera delle tue ossessioni
da impizzato. E te lo dice uno che di pizza e ossessioni se ne intende.
Capisco che non stai bene, però:
(1) o ti fai ricoverare, ti curi e così, forse, torni
una persona normale, o quasi;
(2) oppure fai
il cazzo che ti pare, però, gentilmente, la smetti di scassarmi la minchia la
mattina presto e irrompere nella mia vita pisciandomi addosso il tuo mare di
cazzate incomprensibili, inutili e, soprattutto, non richieste.
Se hai bisogno di una mano, io ci sono, e arrivo
subito da te. Se non vuoi la mano, arrangiati, ma non rompermi più i coglioni,
grazie. Con affetto e fermezza.
Questo di seguito è il mio testo
originario inviato ad Amao, testo che stimolò la risposta qui sopra .
Va anche considerato che sulla base della
presunzione di certezza che si trattasse di deliri, che emerge
inequivocabilmente dallo scritto di Amao, lo stesso insieme alla mia ex moglie fu responsabile promotore
dell’organizzazione del mio ricovero coatto, nella forma di Trattamento
Sanitario Obbligatorio (TSO).
Senza preoccuparsi o cercare di capire
cosa dicessi e perché, approfittarono della situazione per “allungare le mani”
su me stesso. E naturalmente sui miei averi.
Obiettivamente il testo assume anche
connotati deliranti, ma il punto è che contiene molte informazioni vere riguardanti
temi e soggetti apparentemente scollegati, ma in realtà tutti “interconnessi”
in una sorta di rappresentazione letterario-teatrale dell’eterna guerra tra
bene e male, secondo le modalità di “connessione mail” descritte in premessa.
In effetti, molti di questi temi sono
stati oggetto di successiva trattazione negli anni a venire.
DA: Oscar Doso
Questo vale per tutte le categorie di poteri forti
occulti che si incontreranno in questo cammino. Incluso quelle che io credo di
avere trovato in casa mia in campagna dove in cima alla collina di mia
proprietà, quasi per intero, è approdato un losco personaggio avvezzo a vivere
di alimenti triti tutti mischiati come un cane nero cerbero, di apparente
costumanza mafiosa. Sembra Totò Rina, tanto per essere chiari .
Questo incipit si
riferisce ad un barbone da me collocato in una mia cascina come custode, ma in
realtà per non lasciarlo sotto un ponte.
Il collegamento
con i 500 nomi sta nel fatto che alcune forme di potere, tra cui quella
mafiosa, vengono a volte “dissimulati” in un’aura di “pauperismo”. Che spesso
diventa un vezzo. Si deve quindi ricorrere ad intuito ed osservazione per
poterli scoprire.
Oppure a volte il
pauperismo si configura in nomi di fiduciari e relative società, nomi che
normalmente si ottengono attraverso indagini o confessioni, tra cui ad esempio
quelle dei pentiti.
La lista da me
inviata corrispondeva, nella mia idea, ad un “salto in avanti” nella conoscenza
investigativa.
Poi di seguito si
ritorna alla vicenda dei “500 nomi”.
Contrappasso (ai 500) per me deve essere la confisca totale, il confino a vita tutti all' Asinara
per quelli italiani. Luoghi analoghi esteri o altri italiani possono essere
utilizzati per deportazioni verso segregazioni, cioè diaspore metaforiche (diaspora dei
disonesti verso il carcerario confino).
Perchè non parliamo di spore micenee (riferimento ad
una futura “contaminazione genetica” veicolata anche da spore e menzionata sia
alla fine del presente racconto che negli scritti riferiti a marzo 2014, in cui
ci si riferiva ad essa con l’uso di staminali autoinstallanti caricate via
virus. Per una Terra feconda come Pandora) ma di ultimi esemplari di ogni rappresentanza deviata e depravata (i malati di
disonestà); ovviamente maschi e femmine separati
anche con mari e montagne in modo che neanche dall'acqua possano riprodursi,
anche se questa (la geneticamente mutata riproduzione via spore) è una prerogativa in apparenza divina. (Si vuole dire :
estinzione dei “cattivi” per indotta impossibilità di riproduzione. Estinzione
per esaurimento di vita e di possibilità riproduttive. Anche di quelle
possibilità apparentemente “divine” come appunto la omnipervasiva fecondazione via staminali nei virus, o già
via spore).
Qui di seguito c’è
un salto logico, che è ancora una premonizione degli eventi 2014. La chiave è mescolanza di geni. Totale e senza
dominanza, nel rispetto e con amore. Dio non è mai morto ed è sempre esistito.
E si trasforma ed evolve da Micene in avanti
nei funghi e molluschi attraverso mari, e acque e aere di ogni tipo senza
bisogno di trucchi e alchimie di sorta ma solo perchè quello era il veicolo
disposizione in quel momento.
Anche in questo
caso nel 2014 si è espresso il concetto della “vita frattale” che si espande in
ogni forma e modo possibile. E si è anche evidenziata una mutazione genetica in
atto nel 2014 a partire dalle acque. Nello scritto attuale tale mutazione genetica
veniva immaginata “via spore”.
Oggi sono presente qui in casa mia piano 3
appartamento 8 a rappresentare un mito,
una idea, quella di ebreo narrante e non solo errante (cioè la mia versione
dell'errante).
Da questo punto si cambia “scena” e si inizia a
parlare della mia natura. In particolare di una mia distinta percezione di
potere essere ebreo “nascosto”. Non so se tale percezione fosse giusta, ma di
sicuro so che esisteva, ed ancora esiste, qualche gran segreto che mi concerne.
Delirio verbale o verbo del delirio ?
La preguntina non lascia sospettare che il verbo sia
l'attore, il soggetto? Cioè non il delirio, cioè non il de l'ir io, ma forse
sbaglio.
E se il verbo è l'attore (Io) allora
dopo che tanta sofferenza ha patito perchè di continuo traslocato e
usato (geograficamente,
lavorativamente e in sintesi esistenzialmente ) a partire dalla nascita fino al ritorno a una casa (a Milano), una comunità (ebraica ?) cui
non sapeva nemmeno di appartenere, eppur subito riconoscendovisi, come mi ha detto un anarchico o due (riferimento a
incontri reali) che hanno avuto come grande merito
quello di capire che chiedevo solo una parola, un verbo, con cui capire se
avevo finito di errare e di soffrire per potere sentire un soffio di aria, un
alito che mi facesse rizzare nessun organo genitale ma solo tutti i peli
insieme.
Questo riferimento
è al concetto espresso nel 2013 e 2014 delle “carezze di Dio e delle anime” che
rappresentano una sorta di capacità di “commozione” derivata da una certa
sensibilità omnipervasiva. Anche trico-pilifera. NB. Si nota che la frase
precedente è monca. Fa parte della maniacalità del momento.
Non più solo come un cane. O con un cane (il mio cane
beauceron Tina)
Anche se bisognava essere cane per percepire la
frequenza (Si pensi ai fischietti a ultrasuoni e alla “impronta vibrale” di cui ho
scritto altrove ) ma bisognava anche farlo al momento giusto, nello
spazio giusto, con gli amici giusti, con la compagna giusta, con il cane nero,
ma giusto (riferimento a una sorta di “frequenza di risonanza” dell’energia positiva del mondo tutto,
complesso e articolato, menzionata poi nel 2013 e 1014, a cui allinearsi anche determinando alcuni fenomeni fisici
straordinari).
Insomma vi servo o vi fidate? (Appello alla fiducia,
e a un ampio “riconoscetemi” mentre si cerca di spiegarne frammentariamente, o
frattalmente, alcuni presupposti)
Siamo in e un sistema adattivo complesso
evoluzionario. Dove siamo influenzati da uno zbattiz d'ali di farfallina o patatina
o....
Serve il confronto, il dubbio, il rimbalzo e anche il
balzo (se ragionevolmente impercettibile perché velocemente e complessamente
calcolato); lo specchio riflesso evoluto allo stato attuale delle cose, afflato
che permettesse di gioire, e non godere (non è questione di sesso), al suono di una frequenza, che poi è una vibrazione,
percettibile prima (Prima,
come in principio o in antefazione, e non come “prima luna”; non come “numero
primo”) ma riferimento ad un cosmico spazio tempo
(astrofisica mica cazzi), percettibile solo a pochi.
(Resta volutamente criptico. Non è linearizzabile. Si parla di
interconnessione nella civiltà dell’intelletto, ove il pensiero viene condiviso
all’inizio tra pochi appartenenti ad una sorta di primigenia CPU, e poi
pervasivamente tra tutti. Ma si parla anche di sensibilità “meta-sensoriale”.
Qualcosa di riconducibile al nostro “spettro” o “impronta” vibrale.
Pochi (Quelli dotati di ciò di cui si parla) non eletti ma completti-anti (cioè completanti, e non
completi) patetici e simpatici e velocipedissimi e ritraibilissimi (Si immagini una
micro particella “eccitata” e rimbalzante) qui e ora ma non altrove e non sempre o prima o dopo.
Che non per questo hanno (quei pochi) il diritto di giudicare o estromettere alcun essere o
cosa o alito o colore o tutto quello che viene in mente. Ma che anzi hanno il
dovere di dare un esempio, come cerco di fare io, e condividere (il loro dono) per tener in sintonia 7 miliardi di “lemmanza”.
Definizione tratta
da CNR OVI, non da un pirla qualunque di nome Oscar Doso. Chissà chi glielo ha
telepatizzato al CNR e sopratutto da dove e da quando.
In ogni caso i
lemmings sono quei piccoli roditori sub-artici che per oscuri motivi a volte si
lanciano in massa dalle scogliere. Secondo alcuni perché diventano troppi e si
autoregolano socialmente. Anche o più verosimile però mi pare un qualche
influsso “vibrale” che li fa impazzire.
Qui di seguito si
vogliono assimilare i lemmings all’umanità, che vibri anch’essa come loro, ma
essendo in più “amplificata” tecnologicamente, forse a sostituire i peli dei
roditorini come recettori.
Lemmanza senza mattanza tutta cellularata, gpssata,
radiofmmata e pure televisionata, peccato poco pelosi. In sintesi si invoca l’uguaglianza e
responsabilità di chi per primo ricevette i doni, che devono essere condivisi e
trasmessi con ogni tipo di “onda” possibile. Senza mattanza vuol dire una
Ri-evoluzione del pensiero senza spargimento di sangue. Sono concetti
riespressi nel 2014, tra cui quello che la “forza” non è merito. “Peccato poco
pelosi” è riferimento al fatto che la percezione di parte di queste vibrazioni
è veicolata anche da capelli e peli, che sono caricabili di energia statica.
Credo che per questo i cani, ad esempio, siano sensibili. E poi si pensi alle
vibrisse.
7 miliardi di telepatici simpatici (sym patos, eh? da Micene
(dagli
antichi greci) e
pure frenetici (manià di frenìa o frenosofia ma anche frenetici come
una micro particella “eccitata”).
Non c'è nulla da preferire o da capire o da percepire o da appropiarsi. Nessun primato
da “rubare”, solo un dono-forza, che mi permise o mi permetterà di trasmettere
a tutti forza e energia e non solo risate (è importante ridere : si produce energia
positiva, e si sdrammatizzano temi e considerazioni cosmiche e complesse che
altrimenti possono anche risultare inquietanti o angoscianti) . Il tutto sempre senza alcuna unione sessuale
(orgiastica o no), riconoscimento di stirpe o simboli di potestà o proprietà in
genere. (Riferimento a pratiche esoterico-iniziatiche e ad atteggiamenti “primatisti” in genere impermeati di ancestrale ignoranza).
Il dubbio è una questione di generatori pendolari
infiniti tra forcelle di diapason. A Milano adesso, ma a New York alcune ore
fa. (Riferimento
al “dubito ergo sum” del 2014, generatore di energia da oscillazione.
Proiettato o proiettabile nello spazio tempo.)
E se siamo tanti tanto meglio. Più energia da fare
girare. Ma che richiede un evolutissimo rispetto e delicatezza, rimbalzo e
carezza, velocissimi e precisissimi e delicatissimamente frementissimi (perché senza
rispetto non c’è rimbalzo, o perlomeno non c’è rimbalzo sulla stessa frequenza
- no respect, no rimbalz)
Così diventa una risorsa incredibile, ma deve girare,
altrimenti uccide. (Sempre l’essenza della civiltà dell’intelletto,
condivisione del pensiero nella sua essenza di dubbio e dell’energia di tutti).
E se la pace ognuno deve ritrovarla in se, essa oggi arriva
attraverso i suoni più alti di un umano organo fatto di Rossana Casale.
Ma abbiate tutti, in un futuro molto prossimo, rispetto
e tenerezza per quelli con doti occulte che in apparenza vengono scambiate per
quello che non sono.
DA
: Oscar Doso;
A:
Vari
Cc:
BB, MS
Oggetto: Quindi summa iologica
Non
la sentite la cavalleria dei rusticini? (il riferimento è
al me stesso del 2013 rappresentato da un feticetto rustico contrappassante
sputtanator-vendicatore) Generale Custer:
vuoi vedere che gli indiani te l'hanno misa in culo? Augh. (metafora di
riscossa dei più deboli. Metaforica per tutti tranne che per i Custer della
storia). Dal Regno delle due Sicilie (sono di origine
napoletana):
pezzenti, stracciati, marocchini, puttane, travestiti e gay di ogni specie
razza e culure.
O si. Io sono io. Con o senza la D. Ma pure voi tutti
no? Che sorpresina eh? Era solo un problemino di buchi neri e spazio tempo
disallineati. un giochino da ragazzi con qualche miliardo di aiuti di pollicini
(piccoli
come i lemmings) e una buona musica. ( L’interconnessione
dell’energia dei 7 miliardi di “lemmanza” che con altre energie tutte, tutte
insieme permisero la “fuga” da un buco nero che ci stava “risucchiando”. O da
altra fonte di energia negativa generatrice di maligna vibrazione poi neutralizzata.
Si veda il 2014).
In sintesi il problema sta in qualche cazzuta antica
tradizione nobiliare di eugenetica (corredata di rituali e pratiche deviate), ovviamente arrogante e stupida, altrimenti che
nobiltà sarebbe?
Pietre filosofali, alchimisti e cazzi vari non si
trovano mica scopandosi tra fratelli e violentando bambini, e neanche con
pozioni cremine e...... di Gaberiana Giorgio memoria (GG, le
doppie...sissignore. E’ tutto legato anche ad un problema di doppiette
cromosomiche, credo. Riferimento alle mutazioni genetiche riesplicitate nel
2014 e alla conclusione del presente scritto).
E’ vero che esiste una “razza” diciamo non superiore e
non dominante ma solo buona, bella e giusta e forte, che al suo passare lascia come
un profumino di biscotti e caffellatte e fiori di arancio e gelsomini e
mughetti tutto insieme. (Riferimento anche alla primigenia CPU fatta anche di
umani potenziati di cui nel 2014)
Ed è pure vero che (questa razza) deve
essere purissima (ma non nel senso che si immagina : l’essenza di
questa purezza è la mescolanza, la biodiversità, che porta maggior evolutività,
adattabilità, flessibilità e in fine resistenza. La razza dominante del futuro
è una razza bastarda potenziata)
cioè più mista possibile, nel rispetto e nell'amore e pure nell'onore e pure
nella fedeltà.
MESCOLANZA NON
TRACOTANZA.
Il segreto della continuità evolutiva di Roma (in quanto immagine
di potenziale neo-impero evolutivo della civiltà dell’intelletto) non è in un rinascente nascondersi dentro un bipolare
G20 (a
simboleggiare qualsiasi lobby o associazione o centro di detenzione del potere
contrapposto al resto “altro da esso stesso”) in qualsiasi modo “appropriativo”.
Vi mancava solo un passettino, ma avidità e
vigliaccheria sono il risultato dei vostri “Fiumi di Porpora” (riferimento
all’omonimo film)
DI EUGENETICA RIDICOLERIA (la tesi sottostante è che proprio la scarsa
mescolanza nobiliare o associativa o classista in genere è alla base della
relativa minor evolutività, intelligenza e forza.
E infine, fattore
endogeno di implosione di casta. Un po’ come gli abitanti di un paese, di
un’isola, chiuso. O come un allevamento di cani autarchico. Con il tempo i
soggetti si indeboliscono e imbruttiscono e instupidiscono.
Evoluzione è
complessità e biodiversità, proprio perché la vita è frattale : più porte ci
sono più possibili strade si hanno a disposizione.
Il mondo è di segretarie ragionieri artigiani e
muratori e commercianti. bianchi, gialli, neri, verdi (?) e così via. Sono loro
che lavorano, e in sintesi che vivono alimentando per via riproduttiva la vita
stessa, mentre voi state li a credere di comandare. (E mentre
alcuni restano li a crogiuolarsi nell’illusione di autoreferenziale
potere, quegli altri crescono, crescono, crescono. Sempre più forti, più
autonomi, più indipendenti dal modello imposto. Finchè andrà a
finire come al generale Custer di
cui in principio. Si legga anche “La
rivoluzione meridionale”). Adesso tra
poco dopo Cyrano e Paolo Fabbri 43 vi tocca un bel Curre Curre Guagliò (Riferimenti alle
cosiddette colonne sonore di quanto scritto. Nel caso Guccini e 99 Posse).
Di occasioni ve ne ho date tante ma siccome vi manca
un cromosoma, sostituito con se stesso, non capite. Si parla della già citata minor evoluzione
di ogni casta in genere : minor mescolanza, o geni sostituiti con se stessi,
determina minor patrimonio genetico. Ovvero minor capacità evolutiva, adattiva
e, in sintesi, vitale-intellettiva.
Vi ricordate che i numeri arabi furono una svolta? E
certo servivano a facilitare i conti nel commercio.
Ma vi siete fermati li.
BUTECAI DEVIATI E DEPRAVATI E NON ANIME BELLE E SANTE
DI OGNI COMPLESSITA’.
Si vuol dire che è
vero che i numeri arabi, e lo zero in primo luogo, furono un passaggio storico
e determinarono una facilitazione nel commercio, ma questo millenni fa.
Chi continua a
riferirsi a numeri in linea e non a sistemi extralfanumerici interconnessi e
complessi, è rimasto a quello stadio evolutivo.
Da qui il
riferimento ai “Butecai”, categoria o
casta in se e per se buona, ma non adeguata quando si passa a schemi e
categorie di realtà superiori.
In sintesi sapere
contare da -10 a + 10 è necessario, ma non è rappresentativo della reale
molteplice complessità.
CONDIVIDE ET IMPERA.
E NON DIVIDE.
Questo è concetto
a me molto caro.
E trovo che il
“detto modificato” sia di una sintesi
molto bella ed efficace.
Serve però una premessa
semantica. Si sarà notato che a me piace giocare con le parole. Si è vero, ma
aggiungo che sono convinto che le etimologie, ma anche soltanto la composizione,
di molte parole non sia casuale.
Così nel caso
specifico basta che le prime 3 (il solito numero primo “occultista”) lettere
(con) vengano occultate da una qualche configurazione maligna di energia (il
nostro Diavolo) e il significato viene stravolto determinando millenni di
arbitri e sopraffazioni.
Ma il bello è
quanto segue! Una volta che capisco che il CON mi è stato “rubato” ecco qui
sotto cosa viene fuori.
Come se il Diavolo
dicesse : “Coglioni vi ho fregato, vi ho tolto 3 sole lettere e così vi ho
rubato l’anima per secoli”.
Ma anche come se
io riuscissi a dirgli: “so cosa stai facendo. Sono io che ti ho fregato. Le 3
lettere ce le rimetto!”.
Ho scritto altrove
che alcune cose che scrivo sono improntate ad una sorta di “mimetismo
semantico”.
Anche il Diavolo
ragiona e opera così.
Per questo si deve
imparare a riconoscere l’essenza oltre che l’origine delle parole.
CON: LO SAPETE (Sempre riferendosi ad ogni appartenente di casta) COSA VUOL DIRE “CON” IN TERRA DI LINGUADOCA ALLE FOCI
DEL RODANO DA DOVE VIENE IL NOME BEUCE RHONE DI TINA ? Questo è un altro
gioco di parole. Il riferimento è ai cani di razza Beauceron, pastori della Beauce
che è una zona di Francia. Ma anche ad una possibile etimologia alternativa
nascosta che fosse derivata da Beuce=Bouche=Bocca. Rhone=Rodano. Foci del
Rodano, dove forse millenni fa approdò qualcuno di importante. Si ricordi “il codice da Vinci?”.
MA COME CAZZO POTETE SAPERLO.
MENTRE NOI STUDIAVAMO O LAVORAVAMO VOI STAVATE A
FOTTERE VOI STESSI (Gli appartenenti di casta) E MOGLI,
MARITI O FIDANZATI ALTRUI.
BRAVI !
In francese CON = COGLIONE.
Da: Oscar Doso
Inviato:
martedì 7 settembre 2010 19:30
A: 'PW
Cc: Tanti,
tanti, tanti, tanti, tanti.
Oggetto: R:
BeiBol, Oltragricola (italianizzato per metagricola), Summa iologica,
funghi non cozze (spugnole, porcini, ovoli) o altro. cercherei sul monte (A)Pollino
non Annapoli ? VS sempre pièveloce. Vieppiè. vieppiù. Vicino cretino
Oggi ho scoperto gabbia di Faraday
http://it.wikipedia.org/wiki/Gabbia_di_Faraday
tutto attorno al globo terrestre (il rame è dappertutto : cavi sottomarini in
primis a cui aggiungere aerei, treni, navi, case private, telefoni, cellulari,
televisioni, pc e altro) che con oscilloscopio (Non so se il riferimento tecnico è esatto. Mi
riferivo a misuratori e “gestori” di onde. Un punto centrale di aggregazione o
raccolta e modulazione di tanti tipi di onde) posizionato o progettato in Russia (riferimento geografico “esterno” o altro
rispetto al nostro mondo abituale per indicare un coinvolgimento “globale” di
ogni potenza terrestre) spara neutrino (o fotone o quantino
o altro) e chiude buco nero ante aperto
con esplosioni nucleari. Forse so anche dove sta il disegno ma non lo dico.
L’idea era che esistesse una gabbia di Faraday globale fatta
da cavi di rame, ma non solo. Magari anche di rame e altri conduttori esistenti
in natura e non ancora estratti.
Una volta che si accetta questo assunto, la macrogabbia,
tenendo in sospensione elettromagnetica dei corpi, può essere usata per molti
scopi. Uno di questi è ad esempio quello di fare viaggiare il pensiero, come
ipotizzato nel 2014.
Inoltre altra proprietà della macrogabbia è
quella di proteggere ciò o chi ne sta all’interno dalle scariche di energia esterne. In qualche modo si
anticipa l’idea di uno “scudo spaziale” comprensivo di anime e pensieri
interconnessi di cui nel 2014.
Ma prima di potere pensare alla nuova progettazione
neurale globale del 2014, era necessario risolvere una emergenza.
Quella della “chiusura del buco nero” o
qualcosa di simile.
Sembra delirante ma ricorrendo ad una immagine,
che come spesso capita vale più di cento parole, credo che si possa rendere
bene l’idea /www.google.it/search?q=pink+floyd+pulse
. Copertina dell’album Pulse dei Pink Floyd
Nano
tecnologie per macro nave spazio temporale terrena (micro particelle e scudo animistico per
proteggere la terra, vista come una “macro nave”).
Il
tutto cui prodest, a chi giova?
Quindi
summa iologica prima di svelare che tutta questa gabbia raddrizza l'asse.
Si intende l’asse terrestre. Immaginando vari
strati energetici in rotazione contrapposta, si può ipotizzare che la terra
venga guidata alterando orbite, facendola oscillare lungo di esse, modificando
l’ inclinazione rispetto al sole, alterando la circolazione atmosferica ad
esempio fino a risucchiare l’inquinamento verso lo spazio, e chissà cos’altro.
Ma
genera o rappresenta anche spostamenti di massa monetaria in primis su carte
con chip metallico ma passando per bei bol (riferimento a Pay Pal) e simili.
Una delle reti che generano campi come quelli di
una gabbia di Faraday potrebbe essere quella dei cavi sottomarini, e non,
utilizzati per le telecomunicazioni. Mi pare di ricordare che tra l’altro oggi
i cavi sottomarini sono “multifunzione e/o multistrato”. Lungo lo stesso cavo
passano segnali di telecomunicazioni, corrente elettrica e chissà cos’altro. In
tale ipotesi il campo sospensivo delle informazioni potrebbe essere accentuato
dalla corrente elettrica dello strato superiore o più esterno. Morale: forse si
potrebbe indirizzare la massa monetaria. Un po’ come si potrebbe fare con altre
sostanze, ad esempio con il gas nelle reti gas.
Di
sicuro una cosa è certa : sulle reti passano informazioni e dati relativi anche
alla massa monetaria.
Telecom Italia ha addirittura steso cavi
sottomarini in tutto il mondo fino ad una gran parte dei paradisi fiscali
esistenti. Progetto Nautilus.
Tracciando i percorsi della massa monetaria e
le informazioni relative a chi vi è collegato, è possibile controllare non solo
singoli soggetti, ma soprattutto aggregazioni di potere multipersonali.
Un po’ come se, ricorrendo ad una immagine di
un “cervello mondo”, ogni soggetto fosse una sinapsi. E le sinapsi fossero
collegate da linee di telecomunicazione.
In tale modo, in un mondo di intelligence e
servizi di spionaggio vari preposti a controllare le informazioni, si sarebbe
in grado di sapere chi gioca per chi e quanto potenti sono le varie squadre.
E infine forse si potrebbe anche captare o
influenzare il pensiero collettivo, di interi gruppi di soggetti.
O qualcosa del genere.
Mail
vs procura della struttura off shore del primo step dei flussi e nomi societari
è già andata. Primo stop a Cipro, vicino all'ombelico del mondo.
Questo è il riferimento alla prima lista di 500
nomi inviata in Procura e di cui in precedenza, che conteneva società e persone
di Cipro, vicina all’ombelico del mondo perché vicina al continente africano.
Vuoi
vedere che salta fuori qualche collusione tra nazisti e ebrei per fare girare
l'economia di navi e trasporti sopratutto militari? Tutto a spese della Palestina.
In questo caso è un’ipotesi, per altro secondo
me davvero plausibile se non probabile. E’ menzionata perché, secondo il detto
che al peggio non c’è mai fine, ce la si può aspettare. D’altronde si dice che
anche il Vaticano abbia aiutato dei
nazisti a scappare e a nascondersi. Perché mai non dovrebbe averlo potuto fare anche
qualche ebreo ?
Il riferimento alla Palestina invece premette
qualche possibile ruolo di quel territorio diverso da quelli comunemente
conosciuti. Io mi chiedo spesso perché
sia così determinante e perché mai al popolo ebreo non sia stata data una terra
meno problematica e più disabitata, lasciando in pace i palestinesi. E’ un
paradosso, mi rendo conto. C’è la questione religiosa, ma magari non è il solo
motivo. Di sicuro ci sono anche quelli
geopolitici. E poi ?
Per alimentare
ripartizioni monetarie che sono equamente distribuite tra i signori della terra.
Il G20 che nascosto tra i banchi di radio popolare perpetua l'impero romano .
E questo è il riferimento agli altri possibili
ruoli anche del territorio Palestinese.
Sinceramente ancora oggi non so bene a cosa mi
riferisco. Ma il concetto potrebbe in qualche modo essere legato a quel
controllo della massa monetaria di cui prima.
Confido in future “visioni” o “illuminazioni”.
Intanto azzardo un ipotesi. Il riferimento al
G20 in Radio Popolare è il riferimento a una riunione in cui partecipai
realmente.
La sensazione che ne ebbi era di essere in una
specie di “riproduzione” di quel concetto di CPU primigenia espresso nel 2014.
In pratica, semplificando molto, ognuno dei
partecipanti rappresentava uno dei 20 del G20 ed era “collegato neuralemente”
alla sua nazione, alle sue infrastrutture e infine alla sua moneta.
Ipotizzo che avessero provato a riunirsi
fisicamente senza di me, o con un mio “clone placebo”, ma la CPU non funzionava
perché mi avevano clonato o riprodotto male.
Ero quindi necessario. L’idea che mi sono fatto
di rapporto tra CPU primigenia e massa monetaria la semplifico molto anche
essa, ed è la seguente.
Se inverto la polarità di flusso dei flussi di
soldi veicolati nei cavi, posso ridistribuirli tra un teorico G100 (100 sta per
tutti), quindi riequilibrando il rapporto di proprietà tra il G20 e il G80, il
resto del mondo.
Oppure posso farli rientrare nei paesi di
origine.
Peccato
però un buco di procedura. Gli mancava il G1 o il G0 vero. Io, penso. O quello
kazako è stato usato al posto di quello palestinese o ancora più plausibile di
quello iraniano. O ancora più plausibile, quello palestino + kazako + iraniano
al posto di quello napoletano.
Qui il riferimento è al rame, ma non quello
contenuto nei cavi bensì quello ancora nel sottosuolo. In pratica la megagabbia
di Faraday funzionerebbe anche con la conduttività del rame nel suolo. In
qualche modo il rame è associato a dei soggetti-persone, tra cui io, per cui nel
mio caso io trasmetto onde al rame “napoletano” perché abbiamo qualche
comunanza geografico-genetico-molecolare. Inoltre io vado bene per trasmettere
anche al sottosuolo di rame palestino + kazako + iraniano. Mentre non vale il
viceversa. In qualche modo sono più adattabile, forse quasi universale.
Quindi
il triumvirato (riferimento all’impero di Roma) esisteva ma partiva da un numero maggiore di uno e non
da uno, penso. E sono stati costretto a mettermi di fianco a loro ma nessuno
parlava di Cincinnato (io, credo) che torna dalla campagna perchè loro non
sanno risolvere una questioncina monetaria oscilloscopica (l’inversione di
flusso monetario) credo. E si vergognano
di qualcosa altro (questa era una limpida percezione. Oggi che sono consapevole
di alcune mie facoltà ne ho una ragionevole certezza).
Epperforza.
Mentre io cercavo di risolvere quella questioncina astrofisica (quella
dell’immagine dei Pink Floyd) per gene
naturale doppio, loro hanno ricostruito catena dna ma in un cromosoma hanno
barato usando due punti evolutivi diversi.
Questa è un’anticipazione a quanto di seguito, ci
si riferisce ad un qualche tentativo di fare qualcosa che io non conosco, ma
che è correlato al mio DNA. O forse meglio: a un processo di mappatura di mie mutazioni
o codifiche genetiche. Un po’ come se fossi una sorta di Bio-Lab o di archivio
genetico.
Possibile?
Si, ma così il gioco è truccato. Chi lo sa. Però ho visto e sentito il trucco e
sono dovuto uscire.
Qui di seguito è di nuovo il riferimento alla
tentata ricostruzione, o mappatura del mio DNA, errata per scelta di alcuni
cromosomi errati. E’ rilevante anche per quanto scritto nel 2014, quando si
parla delle superstaminale omnicomprensiva per una Terra come Pandora.
Spore
micenee versus cane bastardo vero, la jena non il lupo o lupa che dirsi voglia?
SPQR o ......? Forse sono arrivati in due insieme in almeno un punto. Hanno
barato il risultato? La spora micenee era sbagliata? Molluschi, cretini, non
spore micenee. Funghi/licheni non cozze. O viceversa. Mia discendanza li ha
sulla pelle da qualche giorno.
Quindi
dopo che la ho buttata li mi dite chi è morto, come e quando tra me myself and
i o dove sta mia sorella o fratello gemello o chi è l'ermafrodita Oscar.
Partendo dall’assunto che io sia stato oggetto
di manipolazione genetica, sono convinto di essere o avere parte di cellule o
cromosomi maschili, parte femminili e parte neutre. Forse di origine ancestrale
e poi modificate. Magari “multispecie”, intendendo con ciò non esclusivamente
umane. Una volta parlai di auto clonazione in bagno di umori come futuro
riproduttivo della specie umana. Ma forse non era il futuro, bensì il
principio.
Al riguardo segnalo http://it.wikipedia.org/wiki/Genoma_umano
e in
particolare Genoma mitocondriale.
Il genoma mitocondriale umano, che generalmente
non viene incluso quando si cita il genoma umano, è di grande interesse per i
genetisti, dal momento che esso gioca indubbiamente un ruolo importante nelle malattie
genetiche mitocondriali. Inoltre, esso è in grado di chiarificare alcuni punti
“oscuri” dell’evoluzione umana; per esempio, l’analisi della variabilità del
genoma mitocondriale umano ha portato a ipotizzare un recente comune antenato
per tutti gli uomini lungo la linea di discendenza materna. Si segnala http://it.wikipedia.org/wiki/Eva_mitocondriale
e http://it.wikipedia.org/wiki/Adamo_cromosomiale-Y.
In ogni caso il punto è anche un altro. Pare
che mio padre (seppur non possa più dire con certezza che fosse il mio padre
naturale per me è ancora mio papà) dicesse di me che non avevo “spina dorsale”.
Penso si riferisse a qualche artefazione collegabile a http://it.wikipedia.org/wiki/Midollo_spinale
Alla
fine così facendo ci si tiene stretta la base monetaria ben ripartita e si
danno sempre briciole ai poveretti. (E questa è l’essenza del tutto : se la CPU
non funziona, non si può ne si deve (si ha la scusa) invertire il flusso di
massa monetaria e quindi ce la si tiene stretta)
Visto
Obama che passa da centinaia di miliardi a 50 miliardini?
Quindi
adesso il treno è passato.
Con ciò intendevo : avendomi riprodotto male,
volutamente o no, è passata l’onda psichica della Grande Ridistribuzione, tanto
è vero che Obama ha tagliato un programma di risparmi governativi, non ricordo
quale, di 450 miliardi di dollari .
Tale onda era legata a non so quali
congiunzioni astrali o no, per cui adesso si dovrà aspettare che si
ripresentino. Credo nel 2014, appunto.
Suggerivo
grande scudo fiscale e rientro nazionale. Ma ora direi piuttosto confisca
immediata di quello che si trova ora e sempre e saluti a tutti.
Rientro
da off shore agli stati di tutta la massa monetaria possibile tanto è comunque
ripartita tra 20 GG senza CC. (vuol dire senza il G80, senza altri destinatari in cc)
E
tanti saluti alle economie sottomarine (quelle del sommerso, ma anche dei soldi
che viaggiano lungo i cavi). Così si libera spazio per mandare tutti al mare.
Forever. (In
galera all’Asinara, per fare un esempio)
CONCLUDENDO
A: 'Oscar
Doso'; 'PW'
Inviato:
martedì 7 settembre 2010
Cc: Tanti,
tanti, tanti, tanti, tanti.
Oggetto: R:
BeiBol, Oltragricola, Summa iologica, funghi non cozze (spugnole, porcini,
ovoli) o altro. cercherei sul monte Apollino non Annapoli ? VS sempre
pièveloce. vieppiè. vieppiù. vicino cretino
In sintesi dio è UNO , POI TRI
NO.
In
guerra si va disposti a scudo in testa il cane all'andata. al ritorno segue.
Ma
peccato che le coppie (dei cromosomi) sono a tre (?)
Sempre
:
- maschio, femmina e/o neutro.
- xyz
- eis mia en.
Quindi
il DNA perfetto (o quello metaumano, direi oggi) è a triplette non a coppiette ?
Al riguardo si riporta di seguito un estratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Genoma_umano
Altro DNA : Le sequenze
codificanti proteine (specificamente, codificanti esoni) comprendono meno
dell'1,5% del genoma umano.[2]. A parte i geni e le sequenze regolatrici
conosciute, il genoma umano contiene ampie regioni di DNA la cui funzione,
se esiste, rimane ignota. Queste regioni comprendono di fatto la maggior parte,
da alcuni stimata intorno al 97%, del genoma umano.
La ricerca sull’informazione portata dalle
vaste sequenze del genoma umano le cui funzioni rimangono sconosciute è tuttora
una delle strade più importanti dell’indagine scientifica.
Infine alcuni concetti a cui riferirsi sia
per quanto scritto nel 2010 che nel 2014
Nella configurazione a stella esiste un punto
centrale su cui converge un terminale di ciascuna impedenza. Questo punto è
chiamato neutro. Il potenziale elettrico presente sul punto neutro è la somma
vettoriale delle tensioni di fase, che in un sistema equilibrato e simmetrico
ha valore nullo. Se il sistema viene squilibrato o le tensioni diventano asimmetriche,
il punto neutro si sposta dal centro della stella. In tale caso le tensioni
fase-neutro non saranno uguali tra loro.
Generalmente nelle cabine di distribuzione
elettrica il secondario del trasformatore di riduzione è configurato a stella,
e il punto neutro viene collegato a terra per mezzo di un dispersore infisso
nel terreno. Inoltre è consegnato all'utente (oltre alle fasi) per mezzo della
linea del neutro.
Lo scopo è quello di permettere il ritorno
della differenza di corrente tra le linee di fase nel caso, peraltro
frequentissimo nella distribuzione elettrica pubblica, in cui i carichi
presenti non siano equilibrati. In tale situazione infatti il potenziale del
neutro del trasformatore ed il potenziale del neutro del carico non
corrispondono. Il collegamento di neutro rappresenta un cortocircuito che tende
a uguagliare il potenziale del neutro del carico a quello del trasformatore,
ripristinando così parzialmente la simmetria delle tensioni di linea.
Il neutro nei sistemi trifase (con neutro
distribuito) è il conduttore di ritorno delle tre fasi attive. In teoria nei
sistemi simmetrici ed equilibrati il neutro dovrebbe essere a potenziale nullo
(V=0) poiché per la prima legge di Kirchhoff la somma algebrica delle correnti
entranti e delle correnti uscenti, in un nodo, è uguale a zero
Negli ultimi venti anni il tipo di consumo di
energia elettrica è cambiato, diventando sempre più elettronico e meno
elettromeccanico, questo ha comportato l'introduzione in rete di onde di
disturbo generate dalla componentistica elettronica. Queste onde sono
conosciute come armoniche e circolano in rete ma sono solo un disturbo in quanto si
tratta di potenza reattiva che va dalla rete all'utenza e ritorna alla rete.
Vengono generate correnti che non si annullano e circolano sul neutro
sottoponendolo a surriscaldamento. Per questo motivo, le alimentazioni a valle
degli UPS con carichi elettronici ed informatici, devono essere dimensionate
con la consapevolezza della presenza del contenuto armonico in rete.
Nello studio dei fenomeni oscillatori, le
frequenze armoniche sono le frequenze il cui valore è multiplo intero della
frequenza base (frequenza fondamentale) di un'onda.
Per esempio, un'onda che non sia perfettamente
sinusoidale che abbia la frequenza di 100 Hz sarà composta, di fatto, da una
frequenza fondamentale, cioè una sinusoide da 100 Hz, e da numerosissime
frequenze armoniche, da 200, 300, 400, 500 Hz, e così via, con ampiezze variabili.
Un caso particolare di frequenze armoniche è
quello dell'onda quadra. Infatti un'onda quadra avente duty cycle del 50% è
composta da una fondamentale, sinusoidale, della stessa frequenza, e delle sole
armoniche dispari, con ampiezza pari alla frazione del loro numero: quindi, la
terza armonica con ampiezza di un terzo, la quinta armonica con ampiezza di un
quinto, e così via.
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