domenica 13 aprile 2014

Aprile 2014 - Le Clofrenì (Les Claufrenies). Tra Polare e Tripolare



Le Clofrenì

(Les Claufrenìes)


Tra
Polare
e
Tripolare

Ovvero dalle stelle polari alle correnti trifasiche.
Passando per il ricongiungimento di opposti bipolari.
Per creare la condizione di equilibrio del neutro.


Contenuto e numero di pagine
Lavorare stanca - 2
Pollerie e merderie - 7
La rivoluzione meridionale - 2
Vibrazioni, impronte e spettri - 2
Animessaggi – disallineamenti spazio temporali - 2
Riesumazione di un lucido delirio - 12


Aprile 2014


Lavorare stanca
Scritto per Rari Eventi

Prologo in rima
Si dice che il lavoro stanca.
Di certo però non se manca.
Si dice che il lavoro nobilita.
La fatica è dunque infìnita.
Si dice che il lavoro è un diritto
La costituzione sancisce ‘sto fatto.
Tutto ciò antefatto,
essendosi che io sono matto,
preferisco l’autosfratto,
e mai non esser coatto.

Il primo approccio con il lavoro
Io lo sapevo dal principio, che tutta questa storia del lavoro era una “sola”, una fregatura in romanesco.
Quando ero ancora in università e avevo finito gli esami, realizzai distintamente che mi stavano fregando. Che se fossi uscito dall’università me la sarei presa in quel posto.
E così, ad una brillante carriera di esaminato feci seguire un lentissimo iter, durato più di un anno, per redigere una tesi micragnosamente scontata di poche pagine mal assemblate.
Come sia sia, alla fine fui costretto ad “uscire sul mercato del lavoro”, nonostante la mia resistenza passiva.
Ricordo che i bocconiani erano per me quelli che “appena usciamo, spacchiamo il culo ai passeri”.
Così mi adeguai .
Ma appena uscito ebbi la conferma alle mie intuizioni : di passeri nemmeno l’ombra !
E quindi? Quindi iniziai a brancolare alla ricerca di qualcuno a cui spaccare il culo. Anche solo metaforicamente. D’altronde ero stato formato, socializzato e programmato per quello. Perciò avevo poche alternative percorribili.
Una configurazione che cercai di adottare, fu quella di paladino dei più deboli. Per un mio capo francese io ero quello “duro e puro”. In realtà mi ispiravo a Virgilio. Parcere subjectis, debellare superbos. Risparmiare (o proteggere) i sottoposti, annientare i superbi.
Diventai quindi un  “fanculatore” professionista. In ogni posto dove mi trovavo a lavorare (da direttore finanziario o da controller) appena arrivato riorganizzavo l’azienda cercando di rendere efficiente o fluido il lavoro di tutti, ma poi dopo qualche tempo non resistevo più, mandavo affanculo i capi e cambiavo lavoro.
Il mio motto privato era “aspettando la rivoluzione, cambio lavoro”. In circa dieci anni da dipendente ne ho cambiati 7.  E credo che tutti i miei subjectis mi ricordino con affetto. Un po’ meno credo i capi.

Lavorare stanca, ma soprattutto può far vomitare. Una storia di realisticamente inventata fanta sia.
Il mio primo lavoro fu per un colosso italiano, all’epoca parte di un progetto di leadership mondiale in molti settori. Allora esisteva ancora, prima che la facessero a pezzi per ovvie ragioni. E con tanta gente che si trovò senza più il lavoro.
Ebbene una volta avviato lo start-up, scritte la legge italiana e la direttiva EEC, ottenuti dalla holding 20 milioni di euro per la costruzione del primo impianto, costruito l’impianto e avviata la produzione (quasi tutto non dico da solo, ma diciamo in 5 persone), arrivò il momento in cui si doveva iniziare a vendere questo famigerato bio-diesel. Il gasolio fatto con olio vegetale di semi e non con il petrolio.
L’unico che disse “ok lo faccio” fui io, e iniziai.
Un giorno scoprimmo che questo prodotto “grippava i motori”, ma la grande Azienda Italiana non poteva ammettere di avere sbagliato.
E fu deciso che si doveva andare avanti, anche per avere più informazioni e dati dal “mercato”.
Nessuno si preoccupò del fatto che “il mercato” non esiste. O meglio, è solo una astrazione. Un po’ come gli abitanti di Hiroshima : visti da abbastanza in alto dall’Enola Gay furono solo una astrazione “sterminabile”.
Ma a guardarli in faccia sarebbe stata un’altra storia.
Che il mercato non esiste lo dico da economista.
Esistono invece tante persone che comprano ciecamente quello che “un gioiello dell’Industria Italiana” vende loro.
Perché si fidano. Tutto qua. Molto semplice.

Orbene un giorno mi chiama un cliente dal centro Italia, disperato.
Ha un cantiere, mi pare a 1200 metri di altezza, per costruire una grande galleria o simili.
Mi dice che i suoi 4 o 5 mezzi da movimento terra (per scavare) sono fermi con il motore fuso.
Sono Caterpillar, gioielli americani indistruttibili. Costano centinaia di migliaia di euro ciascuno.
E pesano tonnellate.
Il problema è che fa freddo, piove e c’è fango e in quelle condizioni bisogna avere i cingoli che funzionano. Come i carri armati.

Io salto in macchina di corsa, un’auto privata “fighetta” molto sportiva e per niente aziendale, e dopo 3 o 4 ore a 200 all’ora arrivo sul posto.
Mentre guido immagino una scena che nemmeno il più grande regista di disaster movie americano sarebbe risuscito a immaginare. Decine di operai attorno a ogni Caterpillar, che cercano di frenarli mentre scivolano verso valle nel fango, infilando sotto i cingoli ogni cosa che trovino : tronchi,  pietre o altro.
Disperati anche loro, perché quelle macchine per loro sono gli strumenti di lavoro.
Un lavoro vero, duro, non come i nostri, fatti di scrivanie e riunioni.

L’imprenditore mi dice: ma Dottore ! Come è possibile ! Tutti quanti insieme ! Io faccio manutenzioni regolari, cambio l’olio !
Io lo guardo. Non so da quale parte di me stesso mi spuntano in bocca le parole e gli dico: “ma l’olio l’ultima volta quando lo ha cambiato ?
Eh beh, 200 ore fa più o meno  (tanto per fare un numero).
Eh ! Vede ? le specifiche Caterpillar non prevedono ogni 150 ore ?
Si mah,..
E signor X, io non posso farci niente!
Tutto mentre alcune decine di disgraziati rischiavano la vita per non fare precipitare a valle i loro macchinari.
Quello mi fa : Dottore, ma lei mi garantisce che il bio-diesel non c’entra niente ?
Ma signor X, rispondo, assolutamente! Come può pensare! Siamo la Grande Azienda Italiana!
Dottore ; se me lo assicura Lei, io Le credo……
E grazie di essere venuto fin qua.

Ripartii. Alla prima curva mi fermai a vomitare .
Arrivai in ufficio.
Mi presentai all’Amministratore Delegato e gli dissi : “non permettetevi mai più mi mandarmi a vendere questa merda . Da oggi io faccio i conti”.
E dovreste toglierlo dal mercato (E mi sarebbe piaciuto aggiungere “altrimenti io vado ai giornali e racconto la verità”. Ma non ebbi il coraggio sufficiente).
Qualche tempo dopo il bio-diesel iniziò ad essere venduto solo per riscaldamento o come gasolio ma miscelato al 10% con il gasolio minerale. In queste modalità non creava problemi.
E io divenni il più giovane controller del Gruppo.
(Mia figlia, Vittoria, alla quale sto cercando di impartire un'educazione da "Masaniella") :
Papà : ………ma che carriera di merda!



Pollerie e merderie. Polli in batteria e normalità relativa

E’ tardi. Maledizione.
“Come cazzo è possibile che ogni mattina ti svegli in stra-anticipo e poi sei sempre in ritardo?” L’interlocutore virtuale dentro di te è senza pietà.
“Sarà una di quelle questioni di inconscio” rispondi “Rifiuto di accettare l’idea di una vita da polli in batteria” anche se ti rendi conto che questo è ciò che sei. O forse proprio perché te ne rendi conto. Un animale allevato, cresciuto ed educato per fare quello che stai facendo. Correre in ufficio per svolgere la tua microparte, di per sè infinitesimale, di un gigantesco processo dagli obiettivi oscuri.
Il problema è la coscienza. Chissà se è così anche per i polli.
Dato per accertato che non hai la capacità di sentirti pollo, la tua via d’uscita l’hai identificata.
Correre più veloce degli altri per vedere cosa troverai dopo.
La carriera. Trent’anni e sei già in una posizione che normalmente si raggiunge dopo una decina d’anni. Un superpollo. Ampiamente più produttivo della media. Una manna per l’ideatore del gigantesco processo. In realtà inizi a sospettare che non abbia nessun obiettivo e che non ci sia nessuna via d’uscita. E’ così e basta.
Il tutto, tralasciando il fatto che l’unica funzione che conosci della manna è quella da taglio, e l’unico effetto è quello lassativo. In pratica sei un succedaneo di efficienza intestinale. Questo è il tuo ruolo.
Trent’anni e ti riscopri purga.
Ma capire ed accettare questo è dato solo a pochi. Gi appartenenti alla sottospecie del pollo sapiens illuminatus.
Se almeno in TV non ti mostrassero certi documentari.
Questo inizia con la schiusa delle uova provocata artificialmente, come la diffusione del parto cesareo tra il genere umano.
Poi una macchina che divide, chissà come, pulcini maschi non produttivi da femmine capaci di generare uova.
Discriminazione sessuale o efficienza totale?
E poi come li riconoscono i maschi ? I maschi pulcini hanno gli uccellini ?
La macchina sputa gli scartati su un nastro trasportatore. Ignari procedono sul nastro convinti che quella sia la via buona. Per forza. E’ l’unica che vedono. O meglio, l’unica che fanno loro vedere.
Ma invece aveva ragione Pino Daniele: “yes i know my way, ma nun è addo’ mi hai portato tu”.
The way brings to un imbuto alla fine del nastro trasportatore. Dentro al quale vengono triturati. Vivi. Per diventare mangime animale. Suprema dimostrazione di efficienza totale.
Qualcuno di loro riesce a percepire che qualcosa non va. Sarà questione di vibrazioni plumarie. Non sono poi così stupidi, dopotutto.
In qualche modo salta, scappa, rotola, si affanna, cade per terra. “Ce l’ho fatta, sono salvo” pensa. Ed in quel momento una mano tutta di gomma guantata lo agguanta e lo lancia dentro al tritatutto. Vivo.
Questo non mi sembra così efficiente: forse si è appena triturato un pollo di intelligenza superiore alla media, di sicuro superiore a quella del proprietario della mano assassina. L’Albert Einstein dei pulcini.
Ma chi ha detto che l’intelligenza sia produttiva ?
Beh, almeno per un attimo ci ha creduto. Di esserci riuscito. E in quell’attimo ha raggiunto il massimo obiettivo possibile della sua brevissima vita.
Chissà come ci si sente.
Salvo poi accorgersi che non c’era nessun obiettivo da raggiungere, ma al massimo uno specchietto per allodole.
“Cazzo, non sono un pollo”  ti menti spudoratamente mentre accendi la macchina, pronto alla quotidiana battaglia tra moderne bighe dai tiri a più di cento cavalli. Sotto ogni cofano una mandria pronta a scalciare e travolgere ogni biga circostante.
E’ l’ora dello spettacolo circense. Un milione di Ben Hur pronti a sfidarsi per il diritto ad essere puntuali.
E la libertà, gli ideali, la gloria?
“Stronzo, levati dal cazzo!”.
”A brutto fijo de ‘na mignotta, ma sona tra le cosce de tu’ sorella, che la si che c’è traffico.”
La società multirazziale: si riconosce dalla pluralità di idiomi. Quest’ultimo era romanesco.
“Merda speriamo che non litighino, altrimenti si intasa tutto” pensi mentre già ti immagini i duellanti morti, riversi sui binari del tram pieni di una lunghissima sequenza di questi paradossi (i tram, intendo) di ferro rotolante, in attesa che sopraggiungano le forze dell’ordine.
Dal cielo, perché tutto intorno per il raggio di qualche chilometro non c’è spazio per far passare neppure un triciclo.
Fortunatamente prevale il buon senso, o più probabilmente la fretta. Viviamo in un posto dove non c’è neppure il tempo di massacrarsi. Geniale, l’ideatore del gigantesco processo.
Scapoli un’altra mezza dozzina di tenzoni in fieri, un paio di incidenti, innumerevoli pedoni che passano con il rosso (Bastardi. Anche se lo faccio sempre anch’io al loro posto; ma adesso io sono in macchina e loro sono bastardi. Relativismo pedonale), un cantiere per il prolungamento di un paio di metri di marciapiede che oltre a non servire a un cazzo deve essere un’operazione imprevedibilmente complessa visto che dura da vari mesi, un marocchino o uno zingaro questuante ad ogni semaforo (Povero disgraziato, certo. Ma non potete rompermi tutti i coglioni), e come d’incanto sei arrivato.
Fresco come una rosa, bello come il sole, sereno come il buddha.
58 minuti.
“Praticamente un’ora” ti dici. “Beh, non c’è male”.
“Non c’è male per un pollo, ma tu non sei un pollo” ti risponde qualcuno, nella tua testa. Qualcuno che già sai che non porterà nulla di buono.
“Io sono un pollo”
“D’accordo, se credi”. La pulce nell’orecchio.
58 minuti per 2 = 2 ore (approssimato, certo), 2 su 8 ore di lavoro,…. 2 ottavi,……. quanto fa? ………Ah, si la calcolatrice = 25 % cioè un quarto. Passo in macchina un quarto del tempo che lavoro, un quinto del totale lavorativo (8+2). Su cinquanta, 1/5 =…….10.!!! Dieci anni di vita! Passati in macchina in mezzo ad un manicomio per venire a chiudermi qui. In mezzo ad altri polli. Dove passerò,……8 ore al giorno per …. quanti giorni?….. va be’ troppo complicato……. e poi a che serve?
I polli non dubitano. L’hai anche visto nel documentario. Forse solo qualcuno. Ma a che scopo?
“Buongiorno dottore”, “Buongiorno direttore” “Tutto bene dottore?” “Traffico dottore?”. Subito i saluti mi riconducono alla dimensione naturale e reale delle cose. Piacevole. Dottore non in medicina. Siamo in ufficio, non in ospedale.
Trovo sempre affascinante l’etimologia delle parole, ma ancor più quella delle professioni. Sempre appropriata: ingegnere, architetto, dottore in medicina. Sempre corrispondente alle funzioni svolte. Tranne per la mia.
Dottore in economia. Ed in cosa sarei dotto o ancora meglio capace di diffondere tali conoscenze o capace di curare?
Ma in fondo chi se ne frega. Fintanto che ciò comporta tutta questa sollecitudine nei miei confronti. Forse è un titolo compensatorio. Viene elargito a chi deve affrontare la vita del pollo. Per non rendersene conto, stordito da questa o da mille altre compensazioni.
Ti appropri del tuo ufficio, microspazio vitale conquistato grazie a dieci anni di campagne militari fatte di stralavoro, promozioni e cambi di società.
Dieci metri quadri di pura gratificazione, con le pareti di vetro. Alla faccia di chi ti guarda dal di fuori di quelle pareti di vetro. Strabiliante trovata per esibire al pollaio quello che può diventare, il modello da raggiungere. Praticamente il peep show della meritocrazia. Gratuito.
Pochi gesti meccanici, una sorta di ginnastica per farti riappropriare del tuo ruolo come la ripresa della circolazione farebbe con le tue membra: appendi il cappotto, guardi la posta cartacea, ti siedi, accendi il computer, speri nella posta elettronica. Inventata per dare speranza, non certo per accelerare i processi di comunicazione.
Qualche istante a misurare con gli occhi e con la testa i tuoi dieci metri quadri, per cercare di indossare lo spirito del tuo ruolo. Manca ancora qualcosa,…..
Il caffè. Il primo di quella sporca dozzina senza la quale lo spirito necessario non ti calzerebbe addosso.
Potresti chiederlo a qualcuno che te lo porterebbe con la stessa facciata di suprema sollecitudine a mascherare la cruda realtà della sua opinione verso di te (e tutti gli altri): “Stronzo”.
E invece vuoi, hai bisogno, devi, immergerti, quasi affogarti nella realtà delle piccole cose di tutti i giorni e te lo vuoi prendere da solo. Per immergerti, si, ma anche per mettere a frutto le tue inconsce capacità manipolatorie. Per impedire a quello “stronzo” di avere un motivo per essere pensato.
C’è un locale riservato, al caffè non allo “stronzo”. Ovviamente pieno. Sono appena passate le nove. Sono tutti nelle tue condizioni. Lo chiamano l’acquario, forse non solo per le pareti di vetro che impediscono a chichessia di nascondersi. Forse perché è un posto pieno di una metafora di liquido dentro cui immergersi per  uscirne madidi dello spirito del proprio ruolo.
All’ingresso un muro invisibile, fatto di mille occhi che ti si puntano addosso incapaci di non tradirsi sopra alla generale profusione di sorrisi. Una barriera di : “Stronzo”. Che ti investe invisibile come lo spostamento d’aria di una bomba. O quello figlio dell’acqua di una diga che cede. Come nel  Vajont di Paolini.
Anche se paradossalmente ti rispettano e forse quasi ti ammirano. Forse addirittura ti vogliono anche bene, almeno un po’. Ma sempre “Stronzo” resti. Sei un capo. E’ giusto così. E’ l’ordine naturale delle cose.
Ma tu ci sei abituato. Sono anni che, ad ogni caffè, questa sensazione ti coglie. 5 caffè al giorno per 250 giorni all’anno, fanno 1.250 che per 10 anni fanno 12.500. 12.500 “Stronzo” accumulati sulle tue spalle.
Difficile continuare a credere che non sia vero. E intanto osservi il pollaio con quell’aria di superiore distacco genitrice dell’epiteto che cerchi di scrollarti di dosso appesantendolo con l’analisi quantitativa.
Beh, almeno è una certezza. Puoi fare ciò che vuoi, ma questo è il tuo ruolo. Quello che cercavi di rimetterti addosso.
Ci sei riuscito. E di certo avrai modo anche oggi di esercitarlo. Già lo sai. Non si scappa a tanta evidenza. 12.500 unità di evidenza. Un vagone di “Stronzo”.
“Dottore.” Efficienza comunicativa. A che serve usare il “buongiorno”, il “potrebbe”, il “venire” e lo “un’attimo”? Il capo supremo. Il pollo imperiale.
“Arrivo” rispondi con altrettanta efficienza.
“Abbiamo un problema”…”abbiamo pensato a Lei”….. “perché e uno stronzo” non ha il coraggio di aggiungerlo, ma è la naturale conclusione del discorso.
Breve spiegazione, rispondi affermativamente. Hai capito.
“La sta aspettando nella stanza verde” conclude.
Mentre ti ci incammini, ti sistemi addosso il tuo ruolo meglio che puoi e pensi che è “quello che devo fare”. Il tuo famigerato senso del dovere.
Ai tuoi lati, un recinto di sguardi ti accompagna, come il boia viene accompagnato verso il patibolo. Sguardi pieni di ammirazione incapaci però di non tradire il loro “Stronzo”.
La stanza verde. Una porta marrone. Aperta. Una seconda porta trasparente. Deve essere qualche nuovo materiale, pare che si chiami “materiale rivela Stronzo”.
A capotavola del tavolo da riunione trasformato in un improbabile tavolo per una cena a due a lume di candela, siede l’obiettivo del mio incarico. “Abbiamo pensato a Lei”.
Un bella ragazza.
Giovane, ben vestita. Abbigliamento sobrio ma sexy. Belle scarpe. Gonna corta il giusto. Implicita. Maglietta lilla, non volgare, aderente il giusto.
Belle tette. …..Una terza abbondante?…… No, piuttosto una quarta…..Chissà il resto,….
Mentre le osservi non riesci a non farti balenare il pensiero : “magari, se me la desse,…”. D’altronde sei stufo. E’ troppo tempo che dello “Stronzo” devi ricevere solo il lato negativo.
Le porte si sono richiuse.
Ti siedi, la guardi diritto negli occhi, con tutta la determinazione che riesci a scaraventarle in faccia. E’ un incontro di pugilato, in principio alla pari nonostante le apparenze. Lei ha dalla sua parte il diritto, tu un’arma straordinaria : sei Stronzo.
Sono le 9.30.
Il primo round dura pochi secondi, quelli necessari a farle abbassare lo sguardo. Vinto.
“Signorina, dati i suoi risultati, che non possiamo ritenere positivi, con la direzione abbiamo preso a malincuore l’unica decisione possibile per il suo e per il nostro interesse. Lei deve andarsene.”
“Buffone, buffone” il grido del circo ti rimbomba nelle orecchie. Lei è ancora muta. Un istante di panico ti assale: tu non conosci il loro alfabeto, quello dei sordomuti. Cazzo, potevano almeno dirmelo che era una categoria protetta!  Senza nemmeno un’ombra di dubbio sull’opportunità o giustezza di ciò che stai facendo. Almeno in apparenza.
Passano i secondi, poi d’incanto il cinguettio di un uccellino ferito ti riporta nella stanza.
“Ma voi non potete licenziarmi. E poi io ho bisogno di lavorare”.
Mossa prevedibile. Sei preparato. Forse non è un grande avversario. ”E grazie al cazzo che non è preparata”, ti dice una vocina, “è lei ad essere licenziata.””Prova tu a metterti al suo posto.”………
E mentre già penso di averla scampata ecco che anche la vocina mi fa : “…….Stronzo”.
“Si certo, la direzione è consapevole, ma lei deve capire che nell’interesse di entrambi è l’unica alternativa possibile”.
Cazzo!.. Ma quale interesse di entrambi? E poi “la direzione è consapevole” che cazzo vuol dire ? Di cosa? Del fatto che la sta licenziando? Ovvio che è consapevole !
Che strazio, non ne posso già più! Ti prego accetta la tua sorte, penso. Giuro che dimentico anche le tette, se accetti. Ma non farmi continuare questo strazio. Sei già finita. Ti prego.
“Io non me ne vado. Se volete dovete licenziarmi e corrispondermi le mie legittime spettanze oltre alla quantificazione dei danni che mi state causando”,
Cazzo,cazzo, cazzo. Stronza tu. Non sai cosa hai appena fatto. Non sai cosa mi costringi a fare. Io non voglio. Ti meriti che ti continui a guardare le tette. Tu non sai dove posso arrivare.
Un’istante in cui ti passi la faccia tra le mani. Come a cacciare la stanchezza che ti è piombata addosso. Un gesto di sconfitta. Deve credere di avercela fatta. Deve sentirsi rilassata. Così è più facile tramortirla. “Stronzo”.
………..
“Signorina. Forse non mi sono spiegato. C’è una sola alternativa. Ed è che lei se ne vada. Altrimenti mi vedrò costretto a prendere adeguati provvedimenti.” La solita frase del cazzo.
“Mi sta minacciando?”
“Non mi permetterei mai di minacciare qualcuno, ma lei se ne deve andare.”
“Lei non può farmi questo. E io non me ne vado”. Baldanza.
La discussione va avanti così qualche ora. Sono le 13.00.
“Senta è ora di pranzo, io non me ne vado. Quindi vado a fare la pausa”.
“Spiacente, ma lei non va da nessuna parte. Siamo in riunione e da qui non si muove nessuno finché la riunione non è finita”.
“Ma veramente, io,….pensavo”
“Signorina, lei non è dotata per l’attività di pensiero. Quindi si sieda” Mentre pensi che se il pensiero nascesse dalle tette, forse,..
“Ma,….”. Ottimo segno quando l’avversario non riesce ad articolare più di un monosillabo.
Colgo lo spiraglio.
La rabbia inizia a montare, non verso di lei, ma verso quello che mi tocca fare. Non ne posso più. Il tono diventa gelidamente aggressivo. Agghiacciante per chi ne è il destinatario.
“Signorina. Adesso le spiego…..Se lei non se ne va io la farò pentire talmente tanto di essere rimasta che lei ci pregherà di permetterle di andarsene entro due mesi. Perché io le renderò la vita impossibile ogni istante che sarà qui. Non farà una cosa giusta. Non avrà un attimo di respiro. Sarà sempre sotto il mio sguardo. Ogni giorno farà un colloquio come questo di oggi. E se non basta le leverò ogni incarico. Fino a farle trovare la scrivania vuota. Senza niente da fare. Ha un’idea di cosa siano 8 ore senza niente da fare? Fino a quando le leverò anche il computer. E se non basterà le leverò anche la scrivania. Le resterà solo una sedia. E se non basta le farò traslocare la sedia in un ufficio chiuso, dove non vedrà nessuno e non avrà niente da fare. Neppure un giornale. In isolamento. E l’unico che vedrà sarò io. Che non farò che ripeterle la stessa domanda. “Non era meglio che se ne fosse andata?”. Fino al giorno in cui mi implorerà di mandarla via.”
“Forse hai visto troppi film. Forse hai esagerato” pensi mentre cerchi di riprenderti dalla tua stessa ferocia, cercando di regolarizzare il respiro.
Silenzio.
Apri il giornale. Non guardi. Deve sentire tutto il peso della solitudine. Nemmeno un nemico a confortare la sua urgenza di umanità dopo essere sopravvissuta al primo attacco della belva che l’assaliva.
Altro che “Stronzo”. Lo “Stronzo” è una roba  da ragazzini al confronto.
Qui siamo professionisti della ferocia burocratica (intesa letteralmente come “potere da ufficio”)
Ore 14.30
Sono passate cinque ore. In una stanza. In uno scontro tutt’altro che alla pari. Il gatto con il topo. La stessa crudeltà del felino che gioca prima di uccidere la preda.
Un rumore. Familiare. Ma cosa…….? Abbasso leggermente il giornale. Sta piangendo. Rialzo il giornale. Nessuna pietà.
“Ma lei non può farlo….?”
“Ha ragione. E’ vero. Non posso. Ma lo farò.” Il colpo di grazia. Da un nemico invisibile nascosto dietro al giornale. Neppure l’onore delle armi.
Silenzio, ancora. Ma quanto ci mette? E’ finita, dai….Sbrigati e facciamola finita..
Ore 16.00
“E quando dovrei,….”
“Stasera.” La interrompo prima che possa finire la frase. E’ una zampata per restituirla alla sua condizione di preda tramortita.
Scoppia in un pianto a dirotto.
Da dietro al giornale è insopportabile. Mi viene voglia di abbracciarla, di consolarla. Almeno sentirei le sue tette contro di te mentre le asciughi il salato sapore della disperazione.
Ma infine è’ finita.
“Naturalmente, le pagheremmo tutte le sue spettanze di legge. Ho qui pronto il suo assegno. Sono l’equivalente di circa tre mesi di stipendio. Più un mese a titolo di una tantum, una buonuscita. Una bella somma. Se mi firma le sue dimissioni…”.
Spiccioli.
Mi guarda stravolta. E’ sudata. Sensuale. L’istinto del predatore.
Fa un cenno con la testa.
Le porgo la lettera di dimissioni. Testimone del fatto che non c’era nulla di equilibrato. Sapevi già come sarebbe finita. La lettera era pronta dal principio.
“Posso prendere almeno le mie cose?”
Cazzo, sei andato oltre. Questa crede di essere in arresto! Inutile negare la sensazione di potere che ti da la situazione.
“Naturalmente” elargisci con tutta la magnanimità del vincitore.
“Ma per favore si trattenga il meno possibile. Sa, i colleghi..” meno ci parla meglio è. Meglio per te, mica per lei o per i colleghi: non sia mai che si sappia come è andata veramente.
“E consegni tutti i documenti aziendali alla reception.”
“Si”
“La saluto, mi dispiace. Ha fatto la cosa migliore.” Sei uno che vuole sparire il più in fretta possibile
Lei mi guarda, poi mi allunga la mano affusolata, dalle belle dita decorate da ancor più belle unghie, e mi rivolge la sua stoccata migliore: “Grazie”.
Vacillo. Mi torna in mente la storia di quel tale che raccontava orgoglioso che un suo collega gli ripeteva una qualche frase del tipo : “Complimenti, Lei ha la capacità di metterlo in culo alla gente e farsi dire grazie”. Complimenti e capacità erano le due parole chiave. Mi sa che si trattava di mio padre. La genetica dello”Stronzo” non mente.
Mi giro e prendo la strada più opposta possibile alla sua. Non reggerei un’altra stoccata così. Chissà perché non le ha usate prima.
I corridoi sono quelli di un carcere. I detenuti ti osservano come si osserva un secondino. “Stronzo”.
Come faranno a sapere? Forse sanno solo che quando uno Stronzo ed una colomba si trovano 6 ore chiusi in una stanza, per la colomba non c’è nulla di buono da aspettarsi. Hanno ragione. E’ il noto principio della correttezza del buon senso comune.
Con un sospiro cerchi di soffiare via la tensione. Che lentamente si scioglie in una sensazione di….uno stato di…..un’emozione di…..
Che schifo, devo vomitare.
Di corsa in bagno, sperando che non ci sia nessuno. Gli stronzi non vomitano. O almeno non lo fanno visibilmente. Fortunatamente sono solo.
Vomito.
Libero.
Bile.
Per forza, è tutto il giorno che sei chiuso in quella stanza. Mangiare, nulla.
L’amaro in bocca contrasta con la dolce idea, dolce per te, del salato sapore delle sue lacrime. E’ una punizione?
Adesso si che la tensione è sparita. Con il tuo gusto amaro ti rialzi nello stato di chi possa avere attraversato a piedi il deserto.
Vuoto come il tuo stomaco, esci sul corridoio con l’aspettativa di incontrare un coro di “Buffone, buffone. Fai tanto il duro, e poi…”.
Invece niente.
La reazione che susciti è di rabbiosa ignoranza. Ti ignorano con rabbia.
“Dottore”
“Eccomi”
“Sta bene?”
“Certo.” Mentre ti sorprendi ad inquadrarlo per la prima volta: “Stronzo” lui stavolta. Il tuo capo.
“Mmh”. Di chi non è convinto.
“Mmh”. Di chi conferma.
“Ma come ha fatto?” mentre entriamo nel suo ufficio. Molto più dei tuoi dieci metri quadri di pura gratificazione.
“Dubitava?”
“No, no,..Anzi si. O comunque non così in fretta. Complimenti. Per la sua capacita…”
Ti prego fermati. Non la storia della capacità di metterlo in culo… Ma si ferma da solo. Uno sprazzo di buon gusto su di un cadavere ancora fumante. Come fumerebbe d’inverno uno “Stronzo”.
“Non è la prima volta che risolvo problemi”
“Certo, certo,…” Percepisco che ha in mente qualcos’altro. Ma cosa?
Beh, per oggi basta risolvere problemi a chi non ne ha abbastanza.
“Andrei a casa, sono un po’ stanco” . Sono le 17.00
“Certo, certo”
Un passaggio nei tuoi dieci metri quadri. La posta si è accumulata, cartacea ed elettronica.
Una cosa è certa: ti meriti un premio. Che è improbabile possa arrivare da un rapporto sessuale con la neo disoccupata.
Ci vuole qualcosa. Che ti risollevi da questo stato. Che ti rimetta di buon umore. Qualcosa che ti rimetta in uno stato di percezione, magari positiva, di ciò che ti circonda.
Ma cosa?
E il direttore cosa voleva dire?
Domani, sarà un’altra giornata ordinaria. Corsa di bighe, reindossamento del tuo ruolo, Stronzo, posta, et cetera.
Ma oggi, stasera,…
Ci vorrebbe qualcosa,…
Bah…
Mentre esci ti ricordi. Bisognerebbe sentirsi come dopo quella festa…Quella del safarista… Ah, ecco.. Quello sarebbe un bel premio.
D’altronde te lo sei proprio meritato. Dopo una giornata da Stronzo carnefice.
Risolverebbe proprio tutto.
Qualche tiro di coca.
E come potrei fare?
Ah,… Si,…Il travestito. Aveva detto qualcosa del tipo “Chiamaa quaandoo vuooi”. No. Era un’altra cosa. Ah…ecco: “Chiaamaami aal cellulare”. Il cellulare. Il numero era…Ma ce l’ho scritto, o no? Si, si. Il retro del biglietto della pizzeria. Dove?…Nel portafogli. Si, si. Eccolo!!
Straordinario. Basta l’idea e già ti senti meglio!
“La coca è così. Sembra che non ti faccia nulla!”
Che stronzata!
“Pronto, Edi?”
“Chi paarlaa?”
“Caronte” il buonumore, frutto della prospettiva, ti imporrebbe di aggiungere “Caronte, quello della ditta Trasporti”, ma soprassiedi per paura di irritare il tuo interlocutore. Che adesso è diventato il tuo angelo salvatore e che non puoi perdere.
“Chii?”. Un onda di sconforto ti travolge. Non se ne fa nulla. Non si ricorda di te. Come faccio? Ti si era creato in testa già tutto il film. E che film!
“Caronte, quello del testacoda, quello che aveva pippato troppo.”
“Maa sei mattoo? Certe paroole noon al telefonoo. Coosa vuooi?” con un tono poco promettente.
“Ma pensavo…, sai…., mi avevi detto…,”
“Maa certoo caaroooo. Vieni daa mee.” Il tono di chi non aspettava altro. Sono la sua oasi monetaria in mezzo al deserto metropolitano. Un deserto fatto non di granelli di sabbia. Ma di due milioni di granelli di umanità. Ma io non lo so. Ancora.
Stato generale di benessere. Prospettiva allettante. Per la coca. Ma anche per Edi. Non che tu ci voglia fare nulla, è solo che è la sintesi di tutto quanto di più diverso esista dal mondo della tua giornata trascorsa.
In pratica un cocktail dall’effetto di un viaggio avventuroso e lontano concentrato in pochi metri quadri del suo monolocale, una persona che le incarna tutte ed un po’ di polvere. Bianca.
Una strana sensazione al basso ventre. Intestinale. Che di solito viene dopo avere pippato. Così credevi.
E invece viene anche prima. Alla sola idea.
Che la coca non faccia nulla è una tale stronzata, che te ne accorgi così. Da un banale dettaglio di stimolo da cesso.
Ti fa venire da cagare alla sola idea che te lo farà venire. E non per una questione di taglio con la mannite. In sintesi è il meccanismo della dipendenza: ti fa andare fuori alla sola idea che andrai fuori. E tu capisci che devi farlo alla sola idea che lo potrai fare.
Ma stasera chi se ne frega. Scomparsa ogni remora, ogni dubbio o barriera. E mentre vai da Edi, ti sei inchiodato in testa un solo pensiero.
Anche se sai già tutto ciò che succederà e che sarebbe meglio non succedesse, il tuo credo per stasera è: “Me lo sono meritato”.
Tu.
E quella appena licenziata cosa si dovrebbe meritare?
Chi se ne frega.
Tu è tutto ciò che conta.
Oltre la coca.


La rivoluzione meridionale

Piove. Ancora un giorno. E dire che la stagione dovrebbe essere quella buona. Per il sole, intendo.
Ma siamo al Nord e una cosa è certa: non è qui che è nata la vita.
Se tutte le tracce portano in Africa, nel profondo Sud reale e simbolico del mondo in cui viviamo, un motivo ci sarà.
E non venitemi a dire che non è vero, che si trovano tracce di vita sepolte nei ghiacci, perenni o morituri, che questo e che quello.
Sono tutte ossa di poveri emigranti costretti a lasciare il loro mondo meridionale dal sistema economico preistorico nordista fondato sullo sfruttamento della mano d’opera per l’appropriazione del plusvalore.
Tutti al nord a produrre utensili ed armi di selce da rivendere al sud per alimentare le loro guerre intestine.
Sempre la stessa storia.
Ma l’ora è giunta. Della tanto agognata rivoluzione.
Dopo millenni di surrettizia, capillare penetrazione  del tessuto sociale ed economico del nord del mondo, dei continenti e dei paesi, tutto è pronto.
Attendono solo il segnale.
Sono i Sudici.
E quale è questo segnale? Ma è ovvio: è segreto, non si può divulgare, altrimenti che segnale segreto sarebbe?
In ogni caso allo scattare del segnale ecco ciò che succederà.
Uno straordinario sciopero generale di tutti i Sudici del mondo, che hanno accumulato risorse da riserva di capacità di sopravvivenza per millenni, ridurrà i Nordici sul lastrico dovuto al blocco di qualsiasi attività.
In sintesi il Sudicio sa cavarsela comunque, il Nordico senza la borsètta luiuitton va in depressione e non riesce più a combinare niente.
D’altronde si sa: i Sudici, oltre ad avere il brutto vizio di fare di tutto per sopravvivere, sono geneticamente predisposti alla voglia di non fare un cazzo. Per cui scioperare verrà loro naturale.
Ma il punto è che il blocco porterà i Nordici alla fame ed all’impotenza generale, in primo luogo da malnutrizione.
Già me li vedo tanti lumbàrd tutti avvolti dalle mosche con il pancino gonfio da malnutrizione.
Ma anche questo si sa: se ogni Nordico vive da parassita sul plusvalore creato dal lavoro e infine dall’esistenza dei Sudici, ciò vuol dire che lo stesso nordico ha messo in mano al Sudicio un’arma incredibile !
Eh si, perché per creare il plusvalore ci vuole in partenza il valore.
E quest’ultimo è Sudicio.
Sarà dunque una rivoluzione non violenta, ma pur sempre “del taglione”.
I Sudici si impadroniranno dei Nord del mondo senza fatica, senza spargimento di sangue, senza incontrare resistenza, assumendo infine il controllo di infrastrutture, beni primari e media.
E naturalmente assumendo il controllo delle banche.
Già immagino gli striscioni “banca occupata, sportello espropriato, moneta requisita”.
E solo quando tutto ciò che è indispensabile sarà nelle loro mani, a questo punto ricominceranno a nutrirli; i Nordici ovviamente. Perché senza nutrimento non lavorano.
Faranno quindi loro occupare le posizioni ed i ruoli millenariamente sudici, con incommensurabile nordica fatica data dalla desuetudine al lavoro o consuetudine al parassitesimo.
Ma a questo punto: colpo di genio!
Quello che solo un Sudicio con alle spalle millenni di genetica dell’ingegno da sopravvivenza può escogitare.
Le ricchezze accumulate dai Nordici (i danè) sono ancora li a disposizione ed i Sudici proporranno lo scambio: “noi controlliamo il vostro territorio, ma considerato che fa schifo, siamo disposti a ricedervelo indietro”.
“Ad un prezzo ragionevole: l’annullamento del nostro debito più un bel fiftyfifty di quello che resta”.
“Perché siamo buoni.”
I Nordici non potranno rifiutare.
Già esausti per qualche settimana di lavoro, una volta svolto dai Sudici, che hanno dovuto svolgere dalla fine dello sciopero e soprattutto stravolti dalla spazzatura che nessuno porta più via e dal degrado che vedono progredire a macchia d’olio sul loro territorio, accettano.
Ed ecco che i Sudici, affrancati dal debito e finalmente dotati di quel minimo di capitale che varie distorsioni (di fondi e non di caviglie) dei Nordici non avevano mai fatto pervenire fino a destinazione sono pronti a tornare al Sud al fine di restituire l’antico splendore alla vera madre di tutte le terre.
A questo punto si con il sudore, la fatica e l’onore. A questo punto ne vale la pena.
Fino a che una volta sistemato tutto come se fosse un giardino dell’Eden lo storico problema si ripresenta in tutta la sua ineluttabilità.
“Eh, e che cascpit’ di sole. Maronna mia che calore ca fa cà. E cumme facimm’ a faticà. “
“Nè guagliò. Ma tu t’o si scurdato?”
“Cosa?”
“Tutt’i danari c’amma avuto”
“Uè, Uè, Gesù ,Giuseppe, Sant’Anna e Maria, tieni raggione, ma a nuie ca n’ce ne futte ‘e faticà.
Cà nce sta ‘o sole, ‘o mare, ‘a pizza e pure ‘a sfogliatella.
Ma ‘o saje che nte dico: ‘nce jessero issi (i Nordici) a faticà, nuje campamm’e rendita ‘na bellezza”.

E fu così che la rivoluzione meridionale finì a tarallucci e vino.
Per i Sudici.
Ma non per i Nordici, che privati delle loro principali fonti di reddito, del plusvalore, degli interessi sul debito dei paesi del Sud e della manodopera dei sudici, si trovarono a dovere affrontare tutti i giorni la fatica nelle loro fabbrichétte.
E senza neppure l’illusione di potere emigrare due settimane all’anno verso qualche posto caldo e assolato del Sud del mondo.
Perché dal Sud sono stati ovviamente banditi.
Ma tanto che differenza fa: al nord piove sempre e sempre una merda resta. E quindi meglio non andare via, altrimenti come facciamo a ritornarci, in questo cesso di posto?
Così pensavano i Nordici mentre in torpedone, e non in avione, invece di andare alla Maldive venivano costretti a dieci giorni di vacanze forzate nelle colonie, ad esempio per la maggior parte di quelli italiani a Porto Marghera.
Mentre per i più meritori: tutti in colonia ligure già Fiat.



Vibrazioni, impronte e spettri.

Premessa riproduttiva
Il mondo non è realmente di merda. Se non altro perché quand’anche lo fosse resta sempre perfettibile. E quindi al massimo è di merda in alcune parti e in certi momenti, ma non dovunque e sempre.
Al tempo stesso io ho pensato per lungo tempo che non ci fosse nessun bisogno di mettere al mondo la propria discendenza.
Ce ne è già abbastanza altrui.
Per cui a procreare fui gentilmente costretto dall’orologio biologico della mia ex moglie.
E questa l’ho vissuta per tanto tempo come una forzatura. Una costrizione. La mia presenza di padre, poi, è stata sempre denigrata, sminuita. Per cui io che mi sentivo un gran buon padre mi sono trovato per anni a sentirmi una merda.
Poi un giorno qualcuno ha cliccato qualche interruttore che mi ha attivato altri circuiti sensoriali per cui di botto è cambiata la prospettiva.
Nel senso che segue. Che spero piaccia e che è in qualche modo legato alla musica.

L’impronta vibrale e lo spettro armonico
E’ vero che tutti noi emettiamo vibrazioni, onde per così dire. Possono essere meccaniche, sonore (o ultrasonore?), elettromagnetiche, molecolari, psichiche e così via. Ma io dico di più. Per me sono univocamente legate a come siamo fatti. Al nostro DNA, certo. Ma anche alla combinazione di DNA, composizione chimica, dimensione, massa, anima, esperienze e altro.
Tutte insieme sono una sorta di “impronta vibrale”. Ognuno ha la sua propria e unica.
Sono rappresentabili da un continuum di spettro di frequenze di vibrazioni, che a me piace chiamare spettro armonico (non so se esista davvero questa definizione, ma rende bene. Anche se credo sia un po’ riduttiva riferendosi al solo campo dei suoni).
Al riguardo credo che seppur ognuno abbia il suo unico proprio, gli stessi siano comunque infinitamente (o quasi) eterogenei per ampiezza di spettro, picchi di frequenze e altro. Un po’ come le voci di tipo tenore e quelle di tipo soprano: sono voci tutte e due, ma usano frequenze diverse dovute a “composizioni” diverse degli emittenti.
Queste vibrazioni vengono pervasivamente e continuativamente “pompate attorno a noi, da noi e verso di noi”, proprio perché esistiamo e siamo vivi.
E’ il solito battito d’ali della farfalla cinese.
Siamo immersi in un “bagno di onde”.
Comunque assumendo di prendere un riferimento più limitato supponiamo di pensare a due soggetti che pompano onde.
Quando incontrano un altro corpo per così dire “solido”, le onde rimbalzano e tornano indietro. Determinando una percezione dell’emittente. Una nostra percezione.
Ma il vero punto è un altro.
E lo semplifico all’estremo.
Se io sono fatto di oro, quando vengo “colpito” (il che non è la realtà, perché non esiste un singolo evento “colpo”) emetto uno spettro di vibrazioni che potrei riassumere in un suono (e anche in questo caso semplifico, perché le onde sonore sono solo quelle a cui ci è più facile pensare) tipo “ping!”. Si, Ping, come il ping informatico degli indirizzi IP (internet protocol) che guarda caso equivale a un “Ci sei? Sei connesso?
Le mie onde si propagano e quando incontrano un altro che è fatto d’oro, lo colpiscono e lui le rimanda indietro con un suono molto simile (non uguale perché non siamo identici) a “ping!” anche lui.
Così ci riconosciamo e continuiamo a rimbalzarci energia al nostro comune spettro di frequenze. Quasi all’infinito se non ci fossero limiti fisici, attrito etc.
Se invece le onde incontrano un pezzo di legno, lo colpiscono e rimbalzano poco o niente, al suono di “poff”, o “pocc”.
Se invece ancora incontrano un pezzo di ferro, rimandano indietro un “peng”. Un suono metallico, ma che non è un “ping”.
E questo “peng” quando mi raggiunge mi fa vibrare “male”, per colpa di quella singola vocale “dissonante”.
E così io mi accorgo, percepisco, istintivamente che proviene da qualcuno di “diverso” da me.
Potrei azzardare che c’è entra anche la percezione di bene e male, la quale potrebbe funzionare con lo stesso principio.

Comunque ecco: questo secondo me è quello che succede quando ci si raffronta, tra simili e no.
Ci si misura e riconosce in termini di spettro di frequenze di vibrazioni.
E spettri omologhi contribuiscono a rimbalzare energia. (In realtà lo fanno anche spettri opposti o diversi)
In qualche modo “facendola girare”. Non ricordo più se c’entra il concetto di risonanza.
Ma comunque si immaginino i due spettri di frequenze di vibrazioni come serie di onde singole uguali ma contrapposte nell’origine. Frontali.
Le due serie di onde analoghe, dopo i primi rimbalzi si assestano e iniziano a frangersi ripetutamente in un punto centrale a metà strada dalle rispettive origini. Ogni volta che si frangono generano spruzzi che ricadono in acqua creando onde figlie concentriche che si diffondono ovunque.
In questo modo l’energia la fanno girare, appunto. La “pompano” in giro.
O qualcosa del genere.

Al tempo stesso l’ampiezza di spettro non è ugualmente diffusa tra tutti e tutto, per cui ci sono soggetti più predisposti di altri.
Ad esempio in termini di potenza emittente o in termini di predisposizione verso certe singole gamme di frequenze (ad esempio chi è molto bravo a cantare da tenore) o in termini di predisposizione verso una maggior diffusione, ampiezza, di gamme.
Così per esempio, un direttore di orchestra ha “più gamme di ricettività vibrale” di un eccelso strumentista. Il quale a sua volta avrà, in quella sua specifica gamma, un enorme “superiorità” rispetto al direttore.
Addirittura potrei azzardare che tutto questo c’entri anche quella mia particolare “dote” che mi aveva spinto a dire ad alcuni miei interlocutori “chiamatemi il confessore”.
Quella dote per cui le persone con me si “svelano” o si confessano inspiegabilmente.
Potrebbe darsi che io sia stato dotato di potenza e ampiezza di gamma molto alte o diffuse, per cui emetta molte vibrazioni in molte gamme e con molte potenze, così da stimolare il mio interlocutore “in ogni dove”, costringendolo inconsapevolmente a restituire un rimbalzo di tutte le sue frequenze semplicemente perché “stimolato” pervasivamente.
Un po’ come quando si da una “schicchera” ad un vaso di cristallo : quello risponde anche se non vuole. E noi riconosciamo se è davvero cristallo o vetro.

Infine ritorniamo ai figli, quelli della premessa. Mia figlia, in particolare.
Con i figli il ragionamento precedente si estremizza. Il punto è che gli spettri sono geneticamente, se non identici, praticamente molto molto simili. Per cui il rimbalzo è molto più fedele allo spettro originale.
E ciò comporta che loro ti restituiscano quasi tutta l’energia che tu dai loro, in qualsiasi modo.
Insomma, alla fine l’amore verso loro e da loro diventa inconsapevolmente reciprocamente “utilitaristico”: io glielo pompo addosso e lei me lo ripompa addosso di nuovo.
Caricandomi, dandomi la carica. Non in senso metaforico, ma realmente fisico.
E al tempo stesso emanando ricadute energetiche concentriche.
E come già detto ciò sarebbe all’infinito, se non ci fossero attriti e dispersioni.
Ma comunque in misura molto maggiore rispetto a quanto succederebbe con un estraneo,non avendo dispersioni derivanti da una diversa composizione di genoma, di chimica o altro.
Insomma siamo un po’ tutti come dei diapason, si. Forse anche meglio, come delle campane tibetane. (eh si, i tibetani ci hanno “preso” su un sacco di cose). E io sarei una specie di panvibrale Son Ar(oldi)


Animessaggi. Disallineamenti spazio temporali

Un po’ anime, un po, messaggi. Una sorta di eterea sostanza codificata.

Sono in macchina, fermo ad un semaforo rosso..
La piccola macchina sembra una scatola di sardine, tutta stipata dei nostri 4 esseri e relativo carico di materia animistica e no: io, il mio cane, mia figlia e la mia ragazza.
Con tanto di coda d’anime a corredo, come un turbinio, un vortice, di metamateria che ci resta attaccata sopra le teste e ci segue ovunque.
Sembriamo una tromba, non d’aria ma di anime e/o pensieri.
Sembra anche un gineceo ambulante: sono contornato di femmine. Volendo ci possiamo includere anche la macchina. Femmina anche Lei.
Credo che ciò sia importante per rappresentare una qualche forma di ricomposizione tra opposti o di unitarietà del tutto. Insomma maschio fisico e femmine ovunque e altro.
Tra materia corporea e materia volatile (o eterea), evidentemente siamo un generatore di campi magnetici e/o gravitazionali, anche se siamo inconsapevoli.
Ma se ciò fosse vero, allora saremmo potenziati anche in modo da attrarre verso di noi altra materia circostante, corporea o no, proprio per forza di gravità.
La nostra massa, molto più grande di quella delle anime da 21 grammi, farebbe da polo elettromagnetico gravitazionale che determinerebbe il nostro portarsi appresso la “coda” di metamateria. Tanto per semplificare, immaginiamo una stella cometa con una coda di anime, pensieri e chissà cosa altro.
Ciò spiegherebbe almeno in parte come succedano certi fenomeni. Ad esempio quelli per cui si “vedono” le anime dei morti: ce le risucchiamo nel subconscio e a volte anche nel conscio.
In ogni caso ad un certo punto, come sta nell’ordine urbanistico naturale delle cose, il semaforo si fa verde e noi partiamo. Fatto qualche metro a me appare distintamente davanti agli occhi un ragazzino che ci attraversa la strada.
Io alzo il braccio d’istinto a proteggere la mia faccia dal botto e al tempo stesso quasi a cercare di allontanare il ragazzino.
Ma evitarlo è impossibile. Lo investiamo.
Almeno così ero sicuro che fosse davvero successo.
Tutta la scena sarà durata 3 o 4 secondi. Che come spesso capita in frangenti “critici” si dilatano all’inverosimile tanto da diventare momenti “eterni“.
Con un battito di palpebre d’improvviso cancello dalla vista superficiale tutta la scena: mi rendo conto cioè che non è successo davvero. Almeno non in quel momento e non li.
Al tempo stesso la visione era stata talmente nitida da garantirmi di non potere essere falsa. Mi spuntano da sole in bocca le parole e dico alle mie donne : “ecco : qui o è morto qualcuno o morirà qualcuno”.
Silenzio; ça va sans dire.
Qualche giorno dopo racconto l’accaduto a una persona che reputo “informata sui fatti”. Quella, serena, serena, come se niente fosse, mi dice : “eh, che vuoi che sia: avrai visto un morto, oppure avrai visto il futuro. Si vede che sei un sensitivo”.
Tutta la vicenda ha, o deve avere, la solita spiegazione pseudo-tecnica, se non pseudo-scientifica.
Diciamo che se possiamo spedire il pensiero in giro per lo spazio e per il tempo, e se assumiamo di essere in un pendolo spazio temporale, allora stando fermi in un posto e oscillando “avanti e indietro” sarebbe possibile inviare o captare pensiero (o anima), nel subconscio o no, e avere delle visioni relative all’accaduto o all’accadendo in quel punto fisico.
E’ sempre la storia del film Deja Vu.
Sintetizzata in quella scena in cui con in testa un supercasco dotato di un visore per un occhio, il protagonista vede con l’occhio libero la realtà di quel momento, ma contemporaneamente con l’altro occhio vede il passato accaduto in quel punto fisico.
Ovviamente se è vero “all’indietro” perché non dovrebbe esserlo in avanti, verso il futuro?
Comunque, io li chiamo disallineamenti spazio temporali.
La definizione piacque molto anche alla mia psichiatra, che credo ne rimase in qualche modo affascinata. Quando la vidi, le raccontai del flash del semafori e appena finito pensai che dovevo darle una spiegazione tale da evitare che pensasse a schizofreniche allucinazioni. Altrimenti mi avrebbe fatto rinchiudere.
Così le dissi “ma vede, sono sicuro. Non erano allucinazioni. Io le vedevo, ma sapevo che non c’erano, almeno li in quel momento. Erano come dei …..”
Ma lei mi sorprese, e mi fece capire che in qualche modo stavamo contribuendo a rompere alcuni muri, quelli che bisogna abbattere in ogni processo evoluzionistico. L’evoluzione come noto procede “a salti” e non in maniera linearmente continua.
La frase la concluse lei per me , chiedendomi “erano come dei messaggi ?”
Fantastico: quando il dottore ha bisogno di cure, vuol dire che il mondo è tornato alla rovescia. E allora vuol dire che viviamo nell’Elogio della follia” di Erasmo.
Come sempre quando scrivo però, il punto però è un altro.
Che senso aveva quel messaggio? A cosa serviva sapere che era morto o poteva morire un ragazzino? A cosa serviva sapere che sarebbe successo se poi non lo si salvava? E davvero non si poteva salvare?
Nel qual caso, sarebbe stato giusto salvarlo? In fondo tutti dobbiamo morire, perciò perché “disturbare le energie del mondo” per darmi un messaggio di un evento ineluttabile?
E perché non capitava sempre, ma solo in pochi casi?
Come sempre solo domande, mai una risposta. L’essenza della conoscenza sta nel dubbio, oramai è noto.
Si, ma che palle!
Mi risposi da solo con la seguente ipotesi.
Potrebbe darsi che non succeda solo una volta ogni tanto.
Potrebbe darsi che nel mio subconscio succeda costantemente.
E che io “pompi” correttori di eventi, o quanto meno messaggi di avvertimento, in giro nell’etere continuativamente.
Il tutto senza saperlo, senza rendermene conto. Salvo qualche volta, non so perché.
Mi piace pensare, ad esempio,  che quella mia visione sia servita a pompare un impulso nel futuro a quel ragazzino, così che quando si fosse trovato all’incrocio prima di attraversare avrebbe girato lo sguardo e visto la macchina che lo avrebbe investito, evitandola.
Poteva essere una specie di “allarme” seminato per lui da me e ancorato, inchiodato, a quel semaforo in modo che restasse li a vibrare energia in attesa del ragazzino.
Come un cartello pubblicitario.
O meglio ancora, come un Post-it volatile che dice: “Ricordati che puoi (e non che devi) morire”

Potrebbe essere, o no ?
E se fosse non sarebbe mica male.
Certo un po’ inquietante lo sarebbe, ma se almeno lo sapessi mi potrei adeguare.
Mi resta da capire perché a volte mi accorga di queste evenienze e a volte no.
E anche se sapere di accorgersene serva a qualcosa,
Anche se in fondo che io sia sicuro che serva a qualcosa non è importante.
Come cantava Vasco Rossi: “Corri e fottitene dell’orgoglio. Ne ha rovinati più lui che il petroglio. Ci fosse anche solo una probabilità…..GIOCALA!”



Riesumazione di un lucido delirio - Un prodromico nano-romanzetto emailare

Premessa da: Oscar Doso, ovvero me mismo (CA).
Si e’ vero non si capiva molto. 
E quello che si riesce a capire richiede parecchia concentrazione.
E anche parecchia folle frattalità.
Ma stavolta mi chiedo io un atto di fede nei confronti di me stesso. Oppure si salti direttamente la lettura.
In questo caso, infatti, scrivo in primo luogo per me stesso.
Voglio cercare di dimostrare che quanto ho scritto nel 2014 l’avevo già scritto nel 2010, nell’anno che mi costò il secondo ricovero in psichiatria.
Alcuni mi dissero che sembravo l’oracolo di Delfi, ma non per questo non dicevo cose sensate.
A me  piace dire e pensare che “il sistema” all’epoca mi ha rigettato, ma fortunatamente provando e riprovando forse adesso credo mi stia assimilando.
La modalità di comunicazione era veramente “insiemisticamente” frattale nel senso che si trattava di mail spedite secondo lo schema esemplificativo seguente.
La prima mail a  un primo insieme di interlocutori “x”, la seconda mail a un secondo insieme “y”, la terza a un terzo insieme “z” e così via. Ogni insieme conteneva uno o più soggetti appartenenti anche agli altri insiemi, e questi soggetti dovevano fungere da “sinapsi mail” (o da aree di interconnessione degli insiemi) stabilendo il contatto con  l’insieme dei loro insiemisti.  Questo doveva servire a diffondere il pensiero anche stimolando  la curiosità e il desiderio di condividerlo (il pensiero) da parte dei destinatari partecipanti, che diventavano veicolatori attivi.
Certamente, quindi, l’insieme della “trama” non era contemporaneamente nota a tutti e ciò, insieme ad un linguaggio oggettivamente “criptico”, determinò il giudizio diffuso che si trattasse di un delirio.
Il che è probabilmente vero, ma in misura molto minore di quello che appariva. Come dico io e come mi conferma la mia psichiatra, in ogni delirio c’è una base reale.
Comunque, il mio gusto per il mimetismo semantico mi ha fregato. Usando una sottile metafora potrei dire che “mi sono inculato con il mio stesso uccello”.
Nelle spiegazioni seguenti ho scelto di apporre note (in corsivo rosso) all’interno del testo proprio per  cercare di non fare perdere troppo  il filo del ragionamento. Spero che almeno in parte questo  ragionamento sia seguibile e possa risultare interessante o divertente.
Ci tengo comunque a garantire che  i nessi logici esistono anche se sono omnipervasivamente frattalmente frementemente  pulsanti,  come il grande cuore del big bang e le sue vibrazioni originarie di recente scoperte.
Nelle claufrenie del 2014 parlo di cosmogonia in 15 + 3 pagine  includendo le claufrenie2.
Il che (la sintesi) ha del miracolo proprio per la sua estrema sintesi.
Negli scritti che seguono le pagine originali erano molte di meno.
Evidentemente era troppa la sintesi.

Inviato: martedì 31 agosto 2010 06:16
Da: Oscar Doso (Ca) : (Oscar Doso è mio pseudonimo. Che stacca in prima e mette la sesta (lettera) e diventa  “‘O Scardoso, il Cazzimmoso”.)
A: Avvocato AM
Cc: Il Ramarro Sig. C e altri
Oggetto: Vs fax del 6 agosto 2010
Buongiorno Avvocato,
come anticipatole al telefono ho poi incontrato il Sig C (in cc sulla sua mail personale) ieri dopo che vi eravate visti.
Il riferimento è al fatto vero che sto lavorando e  cercando di trovare l’accordo per fare vendere la società da parte dello storico proprietario, il Sig. C per l’appunto.

Mi ha informato sul fatto che avete già predisposto la lettera con cui richiedere, a tutti i soggetti aventi titolo, il permesso ad avviare contatti miranti ad iniziare potenziali trattative con obiettivo finale la possibile cessione della CSpa.
Mi ha anche confermato che l'iter di reperimento delle firme dei soggetti rilevanti si presenta semplice e potrebbe concludersi già entro questa settima. Al riguardo e a tutela di tutti gli interlocutori mi permetto solo di raccomandarvi di verificare la validità formale e sostanziale delle firme.
Per il futuro, traendo spunto dall'allegato fax da voi speditomi, Le chiedo cortesemente di non inviarmi documenti che possano contenere dati o informazioni riservate senza che prima ne abbiamo parlato di persona.
Il riferimento è a un documento riportante circa 500 tra nomi, cognomi e nomi di società off-shore riservati, che mi fu inviato senza preavviso e che sicuramente sarebbe stato opportuno non inviarmi.
Io sono sempre a Milano e a disposizione; in 30 minuti arrivo da voi. Resto in attesa di vs riscontri. Cordiali saluti, Oscar Doso

-----Messaggio originale-----
Da: Oscar Doso (Ca)
Inviato: martedì 31 agosto 2010 06:33
A: Mio cuggino (Mio cuggino topo cane, come cantava Elio. Non c’entra niente ma mi fa sempre ridere)
Oggetto: I: Vs fax del 6 agosto 2010
Buona la prima, o no? ciao. Ci vediamo alle 16 a casa mia che sta in via delle vie numero dei numeri piano dei piani. scala a dx. 3° piano. Uscendo dall'ascensore, porta a sx.
PS:  il nome della via non è sbagliato (Pellizza); con 2 elle non è un errore: la targa stradale dice così! così posso dire che non vivo nel quarto stato, quinto potere asseverando.
Alle 06 e 33 sta già iniziando a saltare il nervo. Invece di aspettare risposte alla mia mail da chissachì, le riservatissime informazioni vengono da me inviate dirette in Procura. Con la mail seguente delle 12 e 26.

-----Messaggio originale-----
Da: Oscar Doso (Ca)
Inviato: martedì 7 settembre 2010 12:26
A: Sostituto Procuratore
CC:  molti soggetti
Oggetto: I: Vs fax del 6 agosto 2010
Dalla visura allegata appare che la CSpa è divenuta cipriota (in origine era italiana) con non si sa quale alchimia di poteri forti occulti o no.
Questo era in effetti un gran problema, nell’ambito della trattativa  per la vendita della società. Voleva dire che  la proprietà era diversa da quella che cercava di farmi arrivare ad un accordo per la cessione.
Un po’ come se alcuni mi avessero dato da vendere una casa che in corso di trattativa io scoprii non essere loro.
Si deve poi considerare che si sta parlando di ambiente e soggetti (i 500 nomi) anche noti e collegati a soggetti di potere nell’ambito della finanza, industria  e politica italiana.
E che il potenziale compratore era un noto personaggio austro serbo (mi pare) sicuramente poco propenso a farsi prendere in giro.
Per cui io, sentendomi a mia volta preso in giro, decisi di mandare tutti a quel paese, con la speranza che quell’elenco di nomi permettesse alla Procura di stabilire collegamenti con altri personaggi, ottenendo di spazzare via tutti come in una sorta di”web domino”.
In più considerando che si trattava di azienda che operava anche in commesse militari, eventuali appropriazioni indebite di denari avrebbero potuto comportare un reato di “alto tradimento” che io presumevo implicasse la non applicabilità dell’immunità parlamentare.
Insomma : l’invio di quella mail per me equivaleva a fare un bel “tabula rasa” della parte “ladrona” della classe dirigente esistente.

Il rame diventa oro ma non c'entra la pietra filosofale, solo qualche disgraziato approdato a Cipro, e datosi che sempre è un paese della black list tanto basta. Da Cipro poi si ritorna in Svizzera.
l'avvocato AM (quello della prima mail) ha già tutte le visure contenenti i vari referenti esistenti  in giro.
Il riferimento è alla molte “scatole cinesi” dei citati documenti.
Di seguito si evidenzia un primo passo dentro un effettivo delirio di onnipotenza maniacale.
Invoco l’arresto di massa e un contrappasso fatto di detenzione (prigione) in Sardegna, all’Asinara, che così sarebbe tornata per tutti alla sua destinazione originaria anziché essere stuprata in quanto meta di turismo ultraelitario.
Non tutti sanno che è un autentico paradiso naturalistico dove è proibito andare, a meno che non si sia imprenditori o politici famosi.
Io lo so perché anni prima mi capitò con uno di questi imprenditori, accompagnato da tanto di ministro, di esserci portato su di una barca di 30 metri pure scortata da motovedette, che però nulla poterono contro la razzia di ostriche, spugne e creature marine di ogni sorta da parte degli ignoranti quanto arroganti proprietari e ospiti del panfilo.

Io credo che si debba dare un esempio forte e cristallino. Quindi per me è ora di “gazzelle” e “pantere” (le auto della Polizia e dei Carabinieri). Poi un contrappasso sardonico che per gli asini è geneticamente predisposto in Sardegna, come dice la parola (Asinara). Tutti al mare !
Sarà pure stata un’uscita maniacale, ma ancora oggi mi sembra cosa buona e giusta. Oltre che geniale.

Così Armani non compra più isole altrui. Che altrui non vuol dire sui.  (All’epoca Armani aveva dato annuncio dell’acquisto di un’intera isola)

Da: Amao (Ndr : Amao è un amico)
Inviato: martedì 7 settembre 2010 01:17
A: Oscar Doso
Cc: BB (moglie), MS (amico)
Oggetto: Stop alle cazzate
Claude, cortesemente, la mia casella di posta non è la pattumiera delle tue ossessioni da impizzato. E te lo dice uno che di pizza e ossessioni se ne intende.
Capisco che non stai bene, però:
(1) o ti fai ricoverare, ti curi e così, forse, torni una persona normale, o quasi;
 (2) oppure fai il cazzo che ti pare, però, gentilmente, la smetti di scassarmi la minchia la mattina presto e irrompere nella mia vita pisciandomi addosso il tuo mare di cazzate incomprensibili, inutili e, soprattutto, non richieste.
Se hai bisogno di una mano, io ci sono, e arrivo subito da te. Se non vuoi la mano, arrangiati, ma non rompermi più i coglioni, grazie. Con affetto e fermezza.
Questo di seguito è il mio testo originario inviato ad Amao, testo che stimolò la risposta qui  sopra .
Va anche considerato che sulla base della presunzione di certezza che si trattasse di deliri, che emerge inequivocabilmente dallo scritto di Amao, lo stesso insieme  alla mia ex moglie fu responsabile promotore dell’organizzazione del mio ricovero coatto, nella forma di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).
Senza preoccuparsi o cercare di capire cosa dicessi e perché, approfittarono della situazione per “allungare le mani” su me stesso. E naturalmente sui miei averi.
Obiettivamente il testo assume anche connotati deliranti, ma il punto è che contiene molte informazioni vere riguardanti temi e soggetti apparentemente scollegati, ma in realtà tutti “interconnessi” in una sorta di rappresentazione letterario-teatrale dell’eterna guerra tra bene e male, secondo le modalità di “connessione mail” descritte in premessa.
In effetti, molti di questi temi sono stati oggetto di successiva trattazione negli anni a venire.

DA: Oscar Doso
Questo vale per tutte le categorie di poteri forti occulti che si incontreranno in questo cammino. Incluso quelle che io credo di avere trovato in casa mia in campagna dove in cima alla collina di mia proprietà, quasi per intero, è approdato un losco personaggio avvezzo a vivere di alimenti triti tutti mischiati come un cane nero cerbero, di apparente costumanza mafiosa. Sembra Totò Rina, tanto per essere chiari .
Questo incipit si riferisce ad un barbone da me collocato in una mia cascina come custode, ma in realtà per non lasciarlo sotto un ponte.
Il collegamento con i 500 nomi sta nel fatto che alcune forme di potere, tra cui quella mafiosa, vengono a volte “dissimulati” in un’aura di “pauperismo”. Che spesso diventa un vezzo. Si deve quindi ricorrere ad intuito ed osservazione per poterli scoprire.
Oppure a volte il pauperismo si configura in nomi di fiduciari e relative società, nomi che normalmente si ottengono attraverso indagini o confessioni, tra cui ad esempio quelle dei pentiti.
La lista da me inviata corrispondeva, nella mia idea, ad un “salto in avanti” nella conoscenza investigativa.
Poi di seguito si ritorna alla vicenda dei “500 nomi”.

Contrappasso (ai 500) per me deve essere la confisca totale, il confino a vita tutti all' Asinara per quelli italiani. Luoghi analoghi esteri o altri italiani possono essere utilizzati per deportazioni verso segregazioni, cioè diaspore metaforiche (diaspora dei disonesti verso il carcerario confino).

Perchè non parliamo di spore micenee (riferimento ad una futura “contaminazione genetica” veicolata anche da spore e menzionata sia alla fine del presente racconto che negli scritti riferiti a marzo 2014, in cui ci si riferiva ad essa con l’uso di staminali autoinstallanti caricate via virus. Per una Terra feconda come Pandora) ma di ultimi esemplari di ogni rappresentanza deviata e depravata (i malati di disonestà); ovviamente maschi e femmine separati anche con mari e montagne in modo che neanche dall'acqua possano riprodursi, anche se questa (la geneticamente mutata riproduzione via spore) è una prerogativa in apparenza divina. (Si vuole dire : estinzione dei “cattivi” per indotta impossibilità di riproduzione. Estinzione per esaurimento di vita e di possibilità riproduttive. Anche di quelle possibilità apparentemente “divine” come appunto la omnipervasiva  fecondazione via staminali nei virus, o già via spore).

Qui di seguito c’è un salto logico, che è ancora una premonizione degli eventi 2014. La chiave è mescolanza di geni. Totale e senza dominanza, nel rispetto e con amore. Dio non è mai morto ed è sempre esistito. E si trasforma ed evolve da Micene  in avanti nei funghi e molluschi attraverso mari, e acque e aere di ogni tipo senza bisogno di trucchi e alchimie di sorta ma solo perchè quello era il veicolo disposizione in quel momento.
Anche in questo caso nel 2014 si è espresso il concetto della “vita frattale” che si espande in ogni forma e modo possibile. E si è anche evidenziata una mutazione genetica in atto nel 2014 a partire dalle acque. Nello scritto attuale tale mutazione genetica veniva immaginata “via spore”.

Oggi sono presente qui in casa mia piano 3 appartamento 8 a  rappresentare un mito, una idea, quella di ebreo narrante e non solo errante (cioè la mia versione dell'errante).
Da questo punto si cambia “scena” e si inizia a parlare della mia natura. In particolare di una mia distinta percezione di potere essere ebreo “nascosto”. Non so se tale percezione fosse giusta, ma di sicuro so che esisteva, ed ancora esiste, qualche gran segreto che mi concerne.

Delirio verbale o verbo del delirio ?
La preguntina non lascia sospettare che il verbo sia l'attore, il soggetto? Cioè non il delirio, cioè non il de l'ir io, ma forse sbaglio.
E se il verbo è l'attore (Io) allora dopo che tanta sofferenza ha patito perchè di continuo traslocato  e usato (geograficamente, lavorativamente e in sintesi esistenzialmente ) a partire dalla nascita fino al ritorno a una casa (a Milano), una comunità (ebraica ?) cui non sapeva nemmeno di appartenere, eppur subito riconoscendovisi,  come mi ha detto un anarchico o due (riferimento a incontri reali) che hanno avuto come grande merito quello di capire che chiedevo solo una parola, un verbo, con cui capire se avevo finito di errare e di soffrire per potere sentire un soffio di aria, un alito che mi facesse rizzare nessun organo genitale ma solo tutti i peli insieme.
Questo riferimento è al concetto espresso nel 2013 e 2014 delle “carezze di Dio e delle anime” che rappresentano una sorta di capacità di “commozione” derivata da una certa sensibilità omnipervasiva. Anche trico-pilifera. NB. Si nota che la frase precedente è monca. Fa parte della maniacalità del momento.
Non più solo come un cane. O con un cane (il mio cane beauceron Tina)

Anche se bisognava essere cane per percepire la frequenza (Si pensi ai fischietti a ultrasuoni e alla “impronta vibrale” di cui ho scritto altrove ) ma  bisognava anche farlo al momento giusto, nello spazio giusto, con gli amici giusti, con la compagna giusta, con il cane nero, ma giusto (riferimento a una sorta di “frequenza di risonanza”  dell’energia positiva del mondo tutto, complesso e articolato, menzionata poi nel 2013 e 1014, a cui allinearsi anche  determinando alcuni fenomeni fisici straordinari).
Insomma vi servo o vi fidate? (Appello alla fiducia, e a un ampio “riconoscetemi” mentre si cerca di spiegarne frammentariamente, o frattalmente, alcuni presupposti)
Siamo in e un sistema adattivo complesso evoluzionario. Dove siamo influenzati da  uno zbattiz d'ali di farfallina o patatina o....

Serve il confronto, il dubbio, il rimbalzo e anche il balzo (se ragionevolmente impercettibile perché velocemente e complessamente calcolato); lo specchio riflesso evoluto allo stato attuale delle cose, afflato che permettesse di gioire, e non godere (non è questione di sesso), al suono di una frequenza, che poi è una vibrazione, percettibile prima (Prima, come in principio o in antefazione, e non come “prima luna”; non come “numero primo”)  ma riferimento ad un cosmico spazio tempo (astrofisica mica cazzi), percettibile solo a pochi.  (Resta volutamente criptico. Non è linearizzabile. Si parla di interconnessione nella civiltà dell’intelletto, ove il pensiero viene condiviso all’inizio tra pochi appartenenti ad una sorta di primigenia CPU, e poi pervasivamente tra tutti. Ma si parla anche di sensibilità “meta-sensoriale”. Qualcosa di riconducibile al nostro “spettro” o “impronta” vibrale.

Pochi (Quelli dotati di ciò di cui si parla) non eletti ma completti-anti (cioè completanti, e non completi) patetici e simpatici e velocipedissimi e ritraibilissimi (Si immagini una micro particella “eccitata” e rimbalzante) qui e ora ma non altrove e non sempre o prima o dopo.
Che non per questo hanno (quei pochi) il diritto di giudicare o estromettere alcun essere o cosa o alito o colore o tutto quello che viene in mente. Ma che anzi hanno il dovere di dare un esempio, come cerco di fare  io, e condividere (il loro dono) per tener in sintonia 7 miliardi di “lemmanza”.
Definizione tratta da CNR OVI, non da un pirla qualunque di nome Oscar Doso. Chissà chi glielo ha telepatizzato al CNR e sopratutto da dove e da quando.
In ogni caso i lemmings sono quei piccoli roditori sub-artici che per oscuri motivi a volte si lanciano in massa dalle scogliere. Secondo alcuni perché diventano troppi e si autoregolano socialmente. Anche o più verosimile però mi pare un qualche influsso “vibrale” che li fa impazzire.
Qui di seguito si vogliono assimilare i lemmings all’umanità, che vibri anch’essa come loro, ma essendo in più “amplificata” tecnologicamente, forse a sostituire i peli dei roditorini come recettori.

Lemmanza senza mattanza tutta cellularata, gpssata, radiofmmata e pure televisionata, peccato poco  pelosi. In sintesi si invoca l’uguaglianza e responsabilità di chi per primo ricevette i doni, che devono essere condivisi e trasmessi con ogni tipo di “onda” possibile. Senza mattanza vuol dire una Ri-evoluzione del pensiero senza spargimento di sangue. Sono concetti riespressi nel 2014, tra cui quello che la “forza” non è merito. “Peccato poco pelosi” è riferimento al fatto che la percezione di parte di queste vibrazioni è veicolata anche da capelli e peli, che sono caricabili di energia statica. Credo che per questo i cani, ad esempio, siano sensibili. E poi si pensi alle vibrisse.

7 miliardi di telepatici simpatici (sym patos, eh? da Micene (dagli antichi greci) e pure frenetici (manià di frenìa o frenosofia ma anche frenetici come una micro particella “eccitata”). Non c'è nulla da preferire o da capire o da percepire o da appropiarsi. Nessun primato da “rubare”, solo un dono-forza, che mi permise o mi permetterà di trasmettere a tutti forza e energia e non solo risate (è importante ridere : si produce energia positiva, e si sdrammatizzano temi e considerazioni cosmiche e complesse che altrimenti possono anche risultare inquietanti o angoscianti) . Il tutto sempre senza alcuna unione sessuale (orgiastica o no), riconoscimento di stirpe o simboli di potestà o proprietà in genere. (Riferimento a pratiche esoterico-iniziatiche e ad atteggiamenti “primatisti”  in genere impermeati di ancestrale ignoranza).

Il dubbio è una questione di generatori pendolari infiniti tra forcelle di diapason. A Milano adesso, ma a New York alcune ore fa. (Riferimento al “dubito ergo sum” del 2014, generatore di energia da oscillazione. Proiettato o proiettabile nello spazio tempo.)

E se siamo tanti tanto meglio. Più energia da fare girare. Ma che richiede un evolutissimo rispetto e delicatezza, rimbalzo e carezza, velocissimi e precisissimi e delicatissimamente frementissimi (perché senza rispetto non c’è rimbalzo, o perlomeno non c’è rimbalzo sulla stessa frequenza - no respect, no rimbalz)

Così diventa una risorsa incredibile, ma deve girare, altrimenti uccide. (Sempre l’essenza della civiltà dell’intelletto, condivisione del pensiero nella sua essenza di dubbio e dell’energia di tutti).

E se la pace ognuno deve ritrovarla in se, essa oggi arriva attraverso i suoni più alti di un umano organo fatto di Rossana Casale.
Ma abbiate tutti, in un futuro molto prossimo, rispetto e tenerezza per quelli con doti occulte che in apparenza vengono scambiate per quello che non sono.

DA : Oscar Doso;
A: Vari
Cc: BB, MS
Oggetto: Quindi summa iologica
Non la sentite  la cavalleria dei rusticini? (il riferimento è al me stesso del 2013 rappresentato da un feticetto rustico contrappassante sputtanator-vendicatore) Generale Custer: vuoi vedere che gli indiani te l'hanno misa in culo? Augh. (metafora di riscossa dei più deboli. Metaforica per tutti tranne che per i Custer della storia). Dal Regno delle due Sicilie (sono di origine napoletana): pezzenti, stracciati, marocchini, puttane, travestiti e gay di ogni specie razza e culure.

O si. Io sono io. Con o senza la D. Ma pure voi tutti no? Che sorpresina eh? Era solo un problemino di buchi neri e spazio tempo disallineati. un giochino da ragazzi con qualche miliardo di aiuti di pollicini (piccoli come i lemmings) e una buona musica. ( L’interconnessione dell’energia dei 7 miliardi di “lemmanza” che con altre energie tutte, tutte insieme permisero la “fuga” da un buco nero che ci stava “risucchiando”. O da altra fonte di energia negativa generatrice di maligna vibrazione poi neutralizzata. Si veda il 2014).

In sintesi il problema sta in qualche cazzuta antica tradizione nobiliare di eugenetica (corredata di rituali e pratiche deviate), ovviamente arrogante e stupida, altrimenti che nobiltà sarebbe?

Pietre filosofali, alchimisti e cazzi vari non si trovano mica scopandosi tra fratelli e violentando bambini, e neanche con pozioni cremine e...... di Gaberiana Giorgio memoria (GG, le doppie...sissignore. E’ tutto legato anche ad un problema di doppiette cromosomiche, credo. Riferimento alle mutazioni genetiche riesplicitate nel 2014 e alla conclusione del presente scritto).

E’ vero che esiste una “razza” diciamo non superiore e non dominante ma solo buona, bella e giusta e forte, che al suo passare lascia come un profumino di biscotti e caffellatte e fiori di arancio e gelsomini e mughetti tutto insieme. (Riferimento anche alla primigenia CPU fatta anche di umani potenziati di cui nel 2014)

Ed è pure vero che (questa razza)  deve essere purissima (ma non nel senso che si immagina : l’essenza di questa purezza è la mescolanza, la biodiversità, che porta maggior evolutività, adattabilità, flessibilità e in fine resistenza. La razza dominante del futuro è una razza bastarda potenziata) cioè più mista possibile, nel rispetto e nell'amore e pure nell'onore e pure nella fedeltà.

MESCOLANZA NON  TRACOTANZA.
Il segreto della continuità evolutiva di Roma (in quanto immagine di potenziale neo-impero evolutivo della civiltà dell’intelletto) non è in un rinascente nascondersi dentro un bipolare G20 (a simboleggiare qualsiasi lobby o associazione o centro di detenzione del potere contrapposto al resto “altro da esso stesso”)  in qualsiasi  modo “appropriativo”.

Vi mancava solo un passettino, ma avidità e vigliaccheria sono il risultato dei vostri “Fiumi di Porpora” (riferimento all’omonimo film)  DI EUGENETICA RIDICOLERIA (la tesi sottostante è che proprio la scarsa mescolanza nobiliare o associativa o classista in genere è alla base della relativa minor evolutività, intelligenza e forza.
E infine, fattore endogeno di implosione di casta. Un po’ come gli abitanti di un paese, di un’isola, chiuso. O come un allevamento di cani autarchico. Con il tempo i soggetti si indeboliscono e imbruttiscono e instupidiscono.
Evoluzione è complessità e biodiversità, proprio perché la vita è frattale : più porte ci sono più possibili strade si hanno a disposizione.

Il mondo è di segretarie ragionieri artigiani e muratori e commercianti. bianchi, gialli, neri, verdi (?) e così via. Sono loro che lavorano, e in sintesi che vivono alimentando per via riproduttiva la vita stessa, mentre voi state li a credere di comandare. (E mentre  alcuni restano li a crogiuolarsi nell’illusione di autoreferenziale potere, quegli altri crescono, crescono, crescono. Sempre più forti, più autonomi, più indipendenti dal modello imposto. Finchè andrà  a  finire  come al generale Custer di cui in  principio. Si legga anche “La rivoluzione meridionale”). Adesso tra poco dopo Cyrano e Paolo Fabbri 43 vi tocca un bel Curre Curre Guagliò (Riferimenti alle cosiddette colonne sonore di quanto scritto. Nel caso Guccini e 99 Posse).
Di occasioni ve ne ho date tante ma siccome vi manca un cromosoma, sostituito con se stesso, non capite. Si parla della già citata minor evoluzione di ogni casta in genere : minor mescolanza, o geni sostituiti con se stessi, determina minor patrimonio genetico. Ovvero minor capacità evolutiva, adattiva e, in sintesi, vitale-intellettiva.

Vi ricordate che i numeri arabi furono una svolta? E certo servivano a facilitare i conti nel commercio.
Ma vi siete fermati li.
BUTECAI DEVIATI E DEPRAVATI E NON ANIME BELLE E SANTE DI OGNI COMPLESSITA’.
Si vuol dire che è vero che i numeri arabi, e lo zero in primo luogo, furono un passaggio storico e determinarono una facilitazione nel commercio, ma questo millenni fa.
Chi continua a riferirsi a numeri in linea e non a sistemi extralfanumerici interconnessi e complessi, è rimasto a quello stadio evolutivo.
Da qui il riferimento ai “Butecai”, categoria  o casta in se e per se buona, ma non adeguata quando si passa a schemi e categorie di realtà superiori.
In sintesi sapere contare da -10 a + 10 è necessario, ma non è rappresentativo della reale molteplice complessità.

CONDIVIDE ET IMPERA.
E NON DIVIDE.
Questo è concetto a me molto caro.
E trovo che il “detto modificato”  sia di una sintesi molto bella ed efficace.
Serve però una premessa semantica. Si sarà notato che a me piace giocare con le parole. Si è vero, ma aggiungo che sono convinto che le etimologie, ma anche soltanto la composizione, di molte parole non sia casuale.
Così nel caso specifico basta che le prime 3 (il solito numero primo “occultista”) lettere (con) vengano occultate da una qualche configurazione maligna di energia (il nostro Diavolo) e il significato viene stravolto determinando millenni di arbitri e sopraffazioni.
Ma il bello è quanto segue! Una volta che capisco che il CON mi è stato “rubato” ecco qui sotto cosa viene fuori.
Come se il Diavolo dicesse : “Coglioni vi ho fregato, vi ho tolto 3 sole lettere e così vi ho rubato l’anima per secoli”.
Ma anche come se io riuscissi a dirgli: “so cosa stai facendo. Sono io che ti ho fregato. Le 3 lettere ce le rimetto!”.
Ho scritto altrove che alcune cose che scrivo sono improntate ad una sorta di “mimetismo semantico”.
Anche il Diavolo ragiona e opera così.
Per questo si deve imparare a riconoscere l’essenza oltre che l’origine delle parole.

CON: LO SAPETE (Sempre riferendosi ad ogni appartenente di casta) COSA VUOL DIRE “CON” IN TERRA DI LINGUADOCA ALLE FOCI DEL RODANO DA DOVE VIENE IL NOME BEUCE RHONE DI TINA ? Questo è un altro gioco di parole. Il riferimento è ai cani di razza Beauceron, pastori della Beauce che è una zona di Francia. Ma anche ad una possibile etimologia alternativa nascosta che fosse derivata da Beuce=Bouche=Bocca. Rhone=Rodano. Foci del Rodano, dove forse millenni fa approdò qualcuno di importante. Si ricordi  “il codice da Vinci?”.

MA COME CAZZO POTETE SAPERLO.
MENTRE NOI STUDIAVAMO O LAVORAVAMO VOI STAVATE A FOTTERE VOI STESSI (Gli appartenenti di casta)  E MOGLI, MARITI O FIDANZATI ALTRUI.
BRAVI !
In francese CON = COGLIONE.

Da: Oscar Doso
Inviato: martedì 7 settembre 2010 19:30
A: 'PW
Cc: Tanti, tanti, tanti, tanti, tanti.
Oggetto: R: BeiBol, Oltragricola (italianizzato per metagricola), Summa iologica, funghi non cozze (spugnole, porcini, ovoli) o altro. cercherei sul monte (A)Pollino non Annapoli ? VS sempre pièveloce. Vieppiè. vieppiù. Vicino cretino
Oggi ho scoperto gabbia di Faraday http://it.wikipedia.org/wiki/Gabbia_di_Faraday  tutto attorno al globo terrestre  (il rame è dappertutto : cavi sottomarini in primis a cui aggiungere aerei, treni, navi, case private, telefoni, cellulari, televisioni, pc e altro) che con oscilloscopio (Non so se il riferimento tecnico è esatto. Mi riferivo a misuratori e “gestori” di onde. Un punto centrale di aggregazione o raccolta e modulazione di tanti tipi di onde) posizionato o progettato in Russia (riferimento geografico “esterno” o altro rispetto al nostro mondo abituale per indicare un coinvolgimento “globale” di ogni potenza terrestre) spara neutrino (o fotone o quantino o altro) e chiude buco nero ante aperto con esplosioni nucleari. Forse so anche dove sta il disegno ma non lo dico.
L’idea era che esistesse una gabbia di Faraday globale fatta da cavi di rame, ma non solo. Magari anche di rame e altri conduttori esistenti in natura e non ancora estratti.
Una volta che si accetta questo assunto, la macrogabbia, tenendo in sospensione elettromagnetica dei corpi, può essere usata per molti scopi. Uno di questi è ad esempio quello di fare viaggiare il pensiero, come ipotizzato nel 2014.
Inoltre altra proprietà della macrogabbia è quella di proteggere ciò o chi ne sta all’interno dalle scariche  di energia esterne. In qualche modo si anticipa l’idea di uno “scudo spaziale” comprensivo di anime e pensieri interconnessi di cui nel 2014.
Ma prima di potere pensare alla nuova progettazione neurale globale del 2014, era necessario risolvere una emergenza.
Quella della “chiusura del buco nero” o qualcosa di simile.
Sembra delirante ma ricorrendo ad una immagine, che come spesso capita vale più di cento parole, credo che si possa rendere bene l’idea /www.google.it/search?q=pink+floyd+pulse . Copertina dell’album Pulse dei Pink Floyd

Nano tecnologie per macro nave spazio temporale terrena (micro particelle e scudo animistico per proteggere la terra, vista come una “macro nave”). 

Il tutto cui prodest, a chi giova?
Quindi summa iologica prima di svelare che tutta questa gabbia raddrizza l'asse.
Si intende l’asse terrestre. Immaginando vari strati energetici in rotazione contrapposta, si può ipotizzare che la terra venga guidata alterando orbite, facendola oscillare lungo di esse, modificando l’ inclinazione rispetto al sole, alterando la circolazione atmosferica ad esempio fino a risucchiare l’inquinamento verso lo spazio, e chissà cos’altro.

Ma genera o rappresenta anche spostamenti di massa monetaria in primis su carte con chip metallico ma passando per bei bol (riferimento a Pay Pal) e simili.
Una delle reti che generano campi come quelli di una gabbia di Faraday potrebbe essere quella dei cavi sottomarini, e non, utilizzati per le telecomunicazioni. Mi pare di ricordare che tra l’altro oggi i cavi sottomarini sono “multifunzione e/o multistrato”. Lungo lo stesso cavo passano segnali di telecomunicazioni, corrente elettrica e chissà cos’altro. In tale ipotesi il campo sospensivo delle informazioni potrebbe essere accentuato dalla corrente elettrica dello strato superiore o più esterno. Morale: forse si potrebbe indirizzare la massa monetaria. Un po’ come si potrebbe fare con altre sostanze, ad esempio con il gas nelle reti gas.

Di sicuro una cosa è certa : sulle reti passano informazioni e dati relativi anche alla massa monetaria.
Telecom Italia ha addirittura steso cavi sottomarini in tutto il mondo fino ad una gran parte dei paradisi fiscali esistenti. Progetto Nautilus.
Tracciando i percorsi della massa monetaria e le informazioni relative a chi vi è collegato, è possibile controllare non solo singoli soggetti, ma soprattutto aggregazioni di potere multipersonali.
Un po’ come se, ricorrendo ad una immagine di un “cervello mondo”, ogni soggetto fosse una sinapsi. E le sinapsi fossero collegate da linee di telecomunicazione.
In tale modo, in un mondo di intelligence e servizi di spionaggio vari preposti a controllare le informazioni, si sarebbe in grado di sapere chi gioca per chi e quanto potenti sono le varie squadre.
E infine forse si potrebbe anche captare o influenzare il pensiero collettivo, di interi gruppi di soggetti.
O qualcosa del genere.

Mail vs procura della struttura off shore del primo step dei flussi e nomi societari è già andata. Primo stop a Cipro, vicino all'ombelico del mondo.
Questo è il riferimento alla prima lista di 500 nomi inviata in Procura e di cui in precedenza, che conteneva società e persone di Cipro, vicina all’ombelico del mondo perché vicina al continente africano.

Vuoi vedere che salta fuori qualche collusione tra nazisti e ebrei per fare girare l'economia di navi e trasporti sopratutto militari? Tutto a spese della Palestina.
In questo caso è un’ipotesi, per altro secondo me davvero plausibile se non probabile. E’ menzionata perché, secondo il detto che al peggio non c’è mai fine, ce la si può aspettare. D’altronde si dice che anche il  Vaticano abbia aiutato dei nazisti a scappare e a nascondersi. Perché mai non dovrebbe averlo potuto fare anche qualche ebreo ?
Il riferimento alla Palestina invece premette qualche possibile ruolo di quel territorio diverso da quelli comunemente conosciuti.  Io mi chiedo spesso perché sia così determinante e perché mai al popolo ebreo non sia stata data una terra meno problematica e più disabitata, lasciando in pace i palestinesi. E’ un paradosso, mi rendo conto. C’è la questione religiosa, ma magari non è il solo motivo. Di sicuro ci sono anche  quelli geopolitici. E poi ?

Per alimentare ripartizioni monetarie che sono equamente distribuite tra i signori della terra. Il G20 che nascosto tra i banchi di radio popolare perpetua l'impero romano .
E questo è il riferimento agli altri possibili ruoli anche del territorio Palestinese.
Sinceramente ancora oggi non so bene a cosa mi riferisco. Ma il concetto potrebbe in qualche modo essere legato a quel controllo della massa monetaria di cui prima.
Confido in future “visioni” o “illuminazioni”.
Intanto azzardo un ipotesi. Il riferimento al G20 in Radio Popolare è il riferimento a una riunione in cui partecipai realmente.
La sensazione che ne ebbi era di essere in una specie di “riproduzione” di quel concetto di CPU primigenia espresso nel 2014.
In pratica, semplificando molto, ognuno dei partecipanti rappresentava uno dei 20 del G20 ed era “collegato neuralemente” alla sua nazione, alle sue infrastrutture e infine alla sua moneta.
Ipotizzo che avessero provato a riunirsi fisicamente senza di me, o con un mio “clone placebo”, ma la CPU non funzionava perché mi avevano clonato o riprodotto male.
Ero quindi necessario. L’idea che mi sono fatto di rapporto tra CPU primigenia e massa monetaria la semplifico molto anche essa, ed è la seguente.
Se inverto la polarità di flusso dei flussi di soldi veicolati nei cavi, posso ridistribuirli tra un teorico G100 (100 sta per tutti), quindi riequilibrando il rapporto di proprietà tra il G20 e il G80, il resto del mondo.
Oppure posso farli rientrare nei paesi di origine.

Peccato però un buco di procedura. Gli mancava il G1 o il G0 vero. Io, penso. O quello kazako è stato usato al posto di quello palestinese o ancora più plausibile di quello iraniano. O ancora più plausibile, quello palestino + kazako + iraniano al posto di quello napoletano.  
Qui il riferimento è al rame, ma non quello contenuto nei cavi bensì quello ancora nel sottosuolo. In pratica la megagabbia di Faraday funzionerebbe anche con la conduttività del rame nel suolo. In qualche modo il rame è associato a dei soggetti-persone, tra cui io, per cui nel mio caso io trasmetto onde al rame “napoletano” perché abbiamo qualche comunanza geografico-genetico-molecolare. Inoltre io vado bene per trasmettere anche al sottosuolo di rame palestino + kazako + iraniano. Mentre non vale il viceversa. In qualche modo sono più adattabile, forse quasi universale.

Quindi il triumvirato (riferimento all’impero di Roma) esisteva ma partiva da un numero maggiore di uno e non da uno, penso. E sono stati costretto a mettermi di fianco a loro ma nessuno parlava di Cincinnato (io, credo) che torna dalla campagna perchè loro non sanno risolvere una questioncina monetaria oscilloscopica (l’inversione di flusso monetario) credo. E si vergognano di qualcosa altro (questa era una limpida percezione. Oggi che sono consapevole di alcune mie facoltà ne ho una ragionevole certezza).

Epperforza. Mentre io cercavo di risolvere quella questioncina astrofisica (quella dell’immagine dei Pink Floyd) per gene naturale doppio, loro hanno ricostruito catena dna ma in un cromosoma hanno barato usando due punti evolutivi diversi.
Questa è un’anticipazione a quanto di seguito, ci si riferisce ad un qualche tentativo di fare qualcosa che io non conosco, ma che è correlato al mio DNA. O forse meglio: a un processo di mappatura di mie mutazioni o codifiche genetiche. Un po’ come se fossi una sorta di Bio-Lab o di archivio genetico.
Possibile? Si, ma così il gioco è truccato. Chi lo sa. Però ho visto e sentito il trucco e sono dovuto uscire.

Qui di seguito è di nuovo il riferimento alla tentata ricostruzione, o mappatura del mio DNA, errata per scelta di alcuni cromosomi errati. E’ rilevante anche per quanto scritto nel 2014, quando si parla delle superstaminale omnicomprensiva per una Terra come Pandora.
Spore micenee versus cane bastardo vero, la jena non il lupo o lupa che dirsi voglia? SPQR o ......? Forse sono arrivati in due insieme in almeno un punto. Hanno barato il risultato? La spora micenee era sbagliata? Molluschi, cretini, non spore micenee. Funghi/licheni non cozze. O viceversa. Mia discendanza li ha sulla pelle da qualche giorno.

Quindi dopo che la ho buttata li mi dite chi è morto, come e quando tra me myself and i o dove sta mia sorella o fratello gemello o chi è l'ermafrodita Oscar.
Partendo dall’assunto che io sia stato oggetto di manipolazione genetica, sono convinto di essere o avere parte di cellule o cromosomi maschili, parte femminili e parte neutre. Forse di origine ancestrale e poi modificate. Magari “multispecie”, intendendo con ciò non esclusivamente umane. Una volta parlai di auto clonazione in bagno di umori come futuro riproduttivo della specie umana. Ma forse non era il futuro, bensì il principio.
Al riguardo segnalo  http://it.wikipedia.org/wiki/Genoma_umano e in particolare Genoma mitocondriale.
Il genoma mitocondriale umano, che generalmente non viene incluso quando si cita il genoma umano, è di grande interesse per i genetisti, dal momento che esso gioca indubbiamente un ruolo importante nelle malattie genetiche mitocondriali. Inoltre, esso è in grado di chiarificare alcuni punti “oscuri” dell’evoluzione umana; per esempio, l’analisi della variabilità del genoma mitocondriale umano ha portato a ipotizzare un recente comune antenato per tutti gli uomini lungo la linea di discendenza materna. Si segnala http://it.wikipedia.org/wiki/Eva_mitocondriale e http://it.wikipedia.org/wiki/Adamo_cromosomiale-Y.

In ogni caso il punto è anche un altro. Pare che mio padre (seppur non possa più dire con certezza che fosse il mio padre naturale per me è ancora mio papà) dicesse di me che non avevo “spina dorsale”. Penso si riferisse a qualche artefazione collegabile a  http://it.wikipedia.org/wiki/Midollo_spinale

Alla fine così facendo ci si tiene stretta la base monetaria ben ripartita e si danno sempre briciole ai poveretti. (E questa è l’essenza del tutto : se la CPU non funziona, non si può ne si deve (si ha la scusa) invertire il flusso di massa monetaria e quindi ce la si tiene stretta)
Visto Obama che passa da centinaia di miliardi a 50 miliardini?
Quindi adesso il treno è passato.
Con ciò intendevo : avendomi riprodotto male, volutamente o no, è passata l’onda psichica della Grande Ridistribuzione, tanto è vero che Obama ha tagliato un programma di risparmi governativi, non ricordo quale, di 450 miliardi di dollari .
Tale onda era legata a non so quali congiunzioni astrali o no, per cui adesso si dovrà aspettare che si ripresentino. Credo nel 2014, appunto.

Suggerivo grande scudo fiscale e rientro nazionale. Ma ora direi piuttosto confisca immediata di quello che si trova ora e sempre e saluti a tutti.
Rientro da off shore agli stati di tutta la massa monetaria possibile tanto è comunque ripartita tra 20 GG senza CC. (vuol dire senza il G80, senza altri destinatari in cc)
E tanti saluti alle economie sottomarine (quelle del sommerso, ma anche dei soldi che viaggiano lungo i cavi). Così si libera spazio per mandare tutti al mare. Forever. (In galera all’Asinara, per fare un esempio)

CONCLUDENDO

A: 'Oscar Doso'; 'PW'
Inviato: martedì 7 settembre 2010
Cc: Tanti, tanti, tanti, tanti, tanti.
Oggetto: R: BeiBol, Oltragricola, Summa iologica, funghi non cozze (spugnole, porcini, ovoli) o altro. cercherei sul monte Apollino non Annapoli ? VS sempre pièveloce. vieppiè. vieppiù. vicino cretino
In sintesi dio è UNO , POI TRI NO.
In guerra si va disposti a scudo in testa il cane all'andata. al ritorno segue.
Ma peccato che le coppie (dei cromosomi) sono a tre (?)
Sempre :
  • maschio, femmina e/o neutro.
  • xyz
  • eis mia en.
Quindi il DNA perfetto (o quello metaumano, direi oggi) è a triplette non a coppiette ?
Al riguardo si riporta di seguito un estratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Genoma_umano
Altro DNA : Le sequenze codificanti proteine (specificamente, codificanti esoni) comprendono meno dell'1,5% del genoma umano.[2]. A parte i geni e le sequenze regolatrici conosciute, il genoma umano contiene ampie regioni di DNA la cui funzione, se esiste, rimane ignota. Queste regioni comprendono di fatto la maggior parte, da alcuni stimata intorno al 97%, del genoma umano.
La ricerca sull’informazione portata dalle vaste sequenze del genoma umano le cui funzioni rimangono sconosciute è tuttora una delle strade più importanti dell’indagine scientifica.

Infine alcuni concetti a cui riferirsi sia per quanto scritto nel 2010 che nel 2014

Nella configurazione a stella esiste un punto centrale su cui converge un terminale di ciascuna impedenza. Questo punto è chiamato neutro. Il potenziale elettrico presente sul punto neutro è la somma vettoriale delle tensioni di fase, che in un sistema equilibrato e simmetrico ha valore nullo. Se il sistema viene squilibrato o le tensioni diventano asimmetriche, il punto neutro si sposta dal centro della stella. In tale caso le tensioni fase-neutro non saranno uguali tra loro.
Generalmente nelle cabine di distribuzione elettrica il secondario del trasformatore di riduzione è configurato a stella, e il punto neutro viene collegato a terra per mezzo di un dispersore infisso nel terreno. Inoltre è consegnato all'utente (oltre alle fasi) per mezzo della linea del neutro.
Lo scopo è quello di permettere il ritorno della differenza di corrente tra le linee di fase nel caso, peraltro frequentissimo nella distribuzione elettrica pubblica, in cui i carichi presenti non siano equilibrati. In tale situazione infatti il potenziale del neutro del trasformatore ed il potenziale del neutro del carico non corrispondono. Il collegamento di neutro rappresenta un cortocircuito che tende a uguagliare il potenziale del neutro del carico a quello del trasformatore, ripristinando così parzialmente la simmetria delle tensioni di linea.

Il neutro nei sistemi trifase (con neutro distribuito) è il conduttore di ritorno delle tre fasi attive. In teoria nei sistemi simmetrici ed equilibrati il neutro dovrebbe essere a potenziale nullo (V=0) poiché per la prima legge di Kirchhoff la somma algebrica delle correnti entranti e delle correnti uscenti, in un nodo, è uguale a zero
Negli ultimi venti anni il tipo di consumo di energia elettrica è cambiato, diventando sempre più elettronico e meno elettromeccanico, questo ha comportato l'introduzione in rete di onde di disturbo generate dalla componentistica elettronica. Queste onde sono conosciute come armoniche e circolano in rete ma sono solo un disturbo in quanto si tratta di potenza reattiva che va dalla rete all'utenza e ritorna alla rete. Vengono generate correnti che non si annullano e circolano sul neutro sottoponendolo a surriscaldamento. Per questo motivo, le alimentazioni a valle degli UPS con carichi elettronici ed informatici, devono essere dimensionate con la consapevolezza della presenza del contenuto armonico in rete.

Nello studio dei fenomeni oscillatori, le frequenze armoniche sono le frequenze il cui valore è multiplo intero della frequenza base (frequenza fondamentale) di un'onda.
Per esempio, un'onda che non sia perfettamente sinusoidale che abbia la frequenza di 100 Hz sarà composta, di fatto, da una frequenza fondamentale, cioè una sinusoide da 100 Hz, e da numerosissime frequenze armoniche, da 200, 300, 400, 500 Hz, e così via, con ampiezze variabili.
Un caso particolare di frequenze armoniche è quello dell'onda quadra. Infatti un'onda quadra avente duty cycle del 50% è composta da una fondamentale, sinusoidale, della stessa frequenza, e delle sole armoniche dispari, con ampiezza pari alla frazione del loro numero: quindi, la terza armonica con ampiezza di un terzo, la quinta armonica con ampiezza di un quinto, e così via.


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